Matteo Miotto è morto in uno scontro a fuoco! La Russa dà corpo ai dubbi di papà Francesco. Basta a guerre di pace e interessi incoffessabili!
Mercoledi 5 Gennaio 2011 alle 18:51 | 0 commenti
Una delle prime dichiarazioni di Francesco Miotto, l'alpino thienese morto in Afghanistan, il 31 dicembre riguardava i dubbi sulle modalità dell'uccisione del figlio: colpito al fianco da un cecchino come gli aveva detto al telefono il militare italiano che l'aveva chiamato dalla base di guerra per informarlo della perdita del figlio o alla spalla, come recitavano le successive versioni ufficiali con una contraddizione sulla causa della morte già documentata nelle immagini da noi pubblicate e colta come dubbio dal nostro Marco Milioni (..."Il giovane era stato ucciso il 31 dicembre in Afghanistan, probabilmente da un cecchino, nel conflitto che vede opposte le truppe della missione Isaf e gli insorgenti locali...")
Francesco rinviava gli approfondimenti a dopo le esequie: "qualcuno dovrà rispondermi!".
E oggi le agenzie lanciano la nuova versione: Matteo Miotto ucciso durante uno scontro a fuoco e non da un cecchino. Riportiamo quanto scritto da Ansa.it e da Adnkronos.it, ma, prima di trarre conclusioni sulla morte dell'alpino, una ne ribadiamo: basta con le guerre spacciate per missioni di pace e sponsorizzate da enormi interessi politici ed economici, che nel loro cinismo cancellano anche un minimo di verità su una morte. Non possiamo più essere complici di tutto questo, basta con le guerre di pace!
Ansa.it
La Russa: Miotto ucciso da un 'gruppo di insorti'
Il ministro della Difesa: "vero e proprio scontro a fuoco e non un cecchino isolato"
Herat - l'alpino Matteo Miotto è stato ucciso "da un gruppo di insorti" durante "un vero e proprio scontro a fuoco e non da un cecchino isolato". Lo ha detto, parlando con i giornalisti ad Herat il ministro della difesa Ignazio La Russa. L'uccisione di Miotto, ha detto La Russa, "é avvenuta nel corso di un vero e proprio scontro a fuoco: non si è trattato di un cecchino isolato, ma di un gruppo di terroristi, di 'insurgents', non so quanti, che avevano attaccato l'avamposto. All'attacco ha risposto chi era di guardia, con armi leggere ed altri interventi: a questi si è aggiunto anche Miotto", che - in base a una prima ricostruzione - faceva parte di una "forza di reazione rapida" ed era salito sulla torretta (dove poi è stato colpito) a dare man forte. "Aspetto di avere maggiori dettagli sulla ricostruzione - ha concluso La Russa - e ho chiesto a questo proposito un rapporto dettagliato".
Adnkronos.it
La Russa: non è stato un cecchino Miotto ucciso da gruppo di insorti
Herat. L'uccisione del caporal maggiore Matteo Miotto, avvenuta il 31 dicembre nel Gulistan, in Afghanistan, si è verificata "nel corso di un vero e proprio scontro a fuoco. Non si è trattato di un cecchino isolato ma di un gruppo di insorti, non sappiamo quanti esattamente, che avevano attaccato l'avamposto". Lo ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa, da Herat, dove è in visita al contingente italiano in Afghanistan.
Il ministro, precisando di aspettare "ulteriori dettagli sulla ricostruzione dell'accaduto" e di aver "chiesto un rapporto dettagliato in merito", ha poi aggiunto che: "All'attacco degli insorti ha risposto chi era di guardia, con armi leggere e altri interventi, e a questi si è aggiunto anche Miotto che da una prima ricostruzione, faceva parte di una forza di reazione rapida e per questo era salito sulla torretta a dare manforte ai colleghi". Un intervento che gli è poi costato la vita.
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