Matteo Marzotto verso la sentenza per la maxi evasione fiscale Valentino: il presidente di Icg per la difesa avrebbe venduto "a sua insaputa". Preoccupazioni al Cuoa, in Fiera e alla BPVi?
Sabato 6 Febbraio 2016 alle 00:45 | 0 commenti
Dal nostro inviato al Tribunale di Milano. Oggi, 5 febbrario, presso la seconda sezione, aula 2 bis (nella foto), è arrivato alle battute finali il processo all’illustre rampollo della famiglia Marzotto, Matteo, noto ultimamente a Vicenza per il tris di incarichi conferitigli in rapida successione: prima la presidenza del Cuoa di Altavilla, poi quella della Fiera di Vicenza e, infine, la cooptazione come membro del CdA della Banca Popolare di Vicenza, incarico discutibile in una banca normale proprio per l'inchiesta e il successivo rinvio a giudizio per la presunta maxi evasione fiscale da 71 milioni di euro per "estero-vestizione" legata alla vendita della Valentino Fashion Group, operazione avvenuta nel 2008 col tramite della società Icg.
Per farla breve, la Valentino Fashion Group è stata venduta dalla Icg ((International Capital Growth) al fondo Permira con un plusvalenza di oltre 200milioni, ma grazie all'operazione su base estera “sarebbero state evase imposte per oltre 70 milioni†che erano destinate all’erario italiano (in quanto Icg, pur essendo lussemburghese, di fatto era del tutto Italiana, questa la tesi ). Otto dei coinvolti nella vicenda tra cui vari altri membri della famiglia Marzotto (gli otto sono Vittorio Marzotto, Andrea Donà delle Rose, Isabella Donà delle Rose, Rosanna Donà delle Rose, Margherita Marzotto, Maria Rosaria Marzotto, Cristiana Marzotto e Ferdinando Businaro) hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento sborsando già 57 dei 71 milioni che sarebbero stati evasi.
A tentare di “scamparla†rimangono solo proprio Matteo Marzotto, la sorella Diamante e Massimo Caputi, socio amministratore di Icg, per ognuno dei quali il PM Gaetano Ruta chiede un anno e quattro mesi di reclusione.
Nel frattempo oggi la difesa per Matteo e Diamante si è potuta esprimere per un’ultima volta attraverso la voce dei loro legali, Alessandra Mereu e Paolo De Capitani.
Ma come difendere Matteo, che all’epoca era presidente della Valentino Fashion Group? Come poteva non essere coinvolto nella vendita? Il tentativo in realtà va proprio in questa direzione: Marzotto avrebbe venduto la Valentino quasi “a propria insaputaâ€, coinvolto in un gioco di quote e società che non gli ha lasciato spazio di manovra, ma con un’operazione fraudolenta che lui non aveva assolutamente premeditato, e su cui è intervenuto solo marginalmente.
Innanzitutto, la questione Icg. Costituire società all’estero non è reato, e molte sentenze ammetterebbero che sia lecito farlo anche per sottostare a migliori condizioni fiscali. Ma ancora prima, pare che Matteo e Diamante siano stati “costretti†a entare in Icg, vincolati da una promessa di vendita firmata dal padre Umberto, che avrebbe fatto il primo passo verso la vendita di Valentino senza il consenso dei figli.
Ed è appunto questo il punto su cui batte la difesa: Matteo non avrebbe voluto vendere la Valentino. L’avrebbe dichiarato più volte alla stampa, e avrebbe sicuri alibi che lo collocano al di fuori della “scena del crimineâ€, lontano da Roma nei giorni del 15 e 16 maggio 2006, quando sarebbe stata ufficializzata la vendita.
Marzotto, insomma, questa l'ultima tesi odierna della difresa, vendeva, ma senza sapere che lo stava facendo, a chi e a che prezzo. Insomma, a conti fatti il quadro sembra essere quello di un presidente (Matteo Marzotto) che è socio di minoranza di una società (Icg) che detiene la facoltà di vendere la sua azienda di famiglia, e lo fa senza chiedergli nulla, evadendo 71 milioni di tasse al fisco italiano. La dichiarazione dell’accusa, del fatto che Matteo doveva essere coinvolto “in qualche modo†alla difesa non basta. Però rimangono i sospetti, perché sembra davvero strano che il presidente di un’azienda non sia coinvolto in qualche modo ben preciso nella vendita della sua impresa.
E una domanda provocatoria ora potrebbe girare negli ambienti vicentini: se tutto potesse essere avvenuto a sua insaputa addirittura in un'azienda di famiglia, che garanzie avrebbero i soci pubblici di Cuoa e Fiera di Vicenza e privati di Banca Popolare di Vicenza che Matteo Marzotto, presidente delle due società pubbliche e consigliere di amministrazione della banca dei vicentini, abbia la capacità di sapere quello che gli succede intorno prima di prendere decisioni responsabili?
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