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Marzotto, con Hugo Boss un ritorno al futuro

Di Rassegna Stampa Lunedi 16 Febbraio 2015 alle 11:58 | 0 commenti

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Ha voluto dare un segnale di fiducia al mercato. Mentre Permira smobilizza la sua partecipazione in Hugo Boss, la famiglia Marzotto conferma, invece, i propri impegni e, anzi, torna azionista diretta della società tedesca. E, magari, chissà che non possa in futuro crescere un po’ di peso. Sono passati 24 anni da quando il gruppo veneto (all’epoca guidato da Pietro Marzotto) decise di acquistare la società tedesca dell’abbigliamento che lo scorso anno ha raggiunto i 2,6 miliardi di euro di ricavi.

 In mezzo, la divisione dei Marzotto, l’ingresso di un fondo di private equity come Permira, la crisi economica. Ora può forse iniziare un percorso nuovo. Dialogo Sono giorni di ragionamenti e di dialogo in quella parte della dinastia di Valdagno che è rimasta concentrata sul gruppo Zignago e su Hugo Boss. Si tratta di Paolo Marzotto e dei nipoti (discendenti da Vittorio Emanuele Marzotto) Stefano, Gaetano, Luca e Nicolò e (discendenti da Giannino Marzotto) Cristiana, Margherita e Maria Rosaria. Devono decidere come proseguire. Nessuno vuole commentare, è accaduto tutto molto in fretta. Nonostante si sapesse da tempo che Permira fosse in uscita — tra pochi mesi saranno passati otto anni dal suo ingresso nel gruppo, un tempo molto lungo per un fondo di private equity — la decisione di vendere è stata repentina, tanto da richiedere, secondo alcune informazioni raccolte, la convocazione di un consiglio di amministrazione straordinario di Zignago holding domenica 8 febbraio per autorizzare l’amministratore delegato a fare l’operazione poi annunciata al mercato mercoledì 11. In sostanza, i Marzotto prima erano azionisti indiretti di Hugo Boss attraverso la Red & Black, controllata da Permira, mentre da settimana scorsa controllano il 7% del capitale tramite Zignago holding. Questo significa che potranno avere maggior voce in capitolo. Insieme ai Marzotto ha comprato (lo 0,7%) anche Giovanni Tamburi attraverso la Tamburi Investment Partners. Tamburi e i Marzotto sono già soci in Eataly. E sul mercato ci si interroga se sia possibile ipotizzare la costruzione, attorno ai Marzotto, di un nocciolo compatto di azionisti di lungo periodo. Cosa farà per esempio la famiglia veneta quando Permira venderà altri pezzi del 12% che le è rimasto? Gli orientamenti non sono ancora chiari e questo è certamente un tema che sarà oggetto di dibattito in famiglia anche se è facile immaginare che ci sia chi è favorevole a investire ancora. E chi meno. Si vedrà. Mercoledì 18 febbraio Hugo Boss sfilerà la sua collezione donna a New York e questa potrebbe essere un’occasione buona per approfondire i ragionamenti magari anche con il partner Permira. In Borsa Intanto, però, l’investimento si è rivelato fruttuoso. A spingere il fondo a vendere è stato il buon andamento del titolo, che oggi viaggia sui 110 euro per azione. La cessione di Permira a Zignago, a Pfc (ma una parte dei 500 milioni spesi dai Marzotto torneranno loro in quanto azionisti della Red & Black) e a Tamburi è avvenuta a 102 euro per titolo. Il fondo acquistò l’intero Valentino fashion group — cui facevano capo sia la maison Valentino che Hugo Boss — per 35 euro ad azione, investendo un totale di quasi 2,6 miliardi di euro. Si parlò, all’epoca, di una operazione sul filo, anche a causa della grave crisi che l’anno successivo colpì le economie del mondo. Due anni e mezzo fa, però, Permira ha ceduto Valentino alla famiglia reale del Qatar per una cifra che fu giudicata, anche allora, molto alta (720 milioni di euro) ma che i risultati della maison stanno ripagando abbondantemente. Ora il progressivo disimpegno dal gruppo tedesco. Prospettive Hugo Boss è guidata dall’amministratore delegato Claus-Dietrich Lahrs e da un management arrivato cinque anni fa. Il 4 febbraio sono stati presentati i primi risultati del 2014. «Abbiamo dimostrato di saper correre anche in condizioni di mercato difficili», ha detto Lahrs. Il quale ha ricordato che in cinque anni Hugo Boss è cresciuta di 1 miliardo di euro di ricavi e ha triplicato i profitti. «Nonostante le incertezze economiche e politiche, siamo fiduciosi che il 2015 sarà per noi un altro anno di crescita». Le linee su cui si muove il gruppo tedesco sono la crescita della linea donna (la società è leader mondiale nell’abbigliamento uomo), lo sviluppo sui nuovi mercati e l’ulteriore apertura di negozi diretti. Storia Marzotto è una storica famiglia imprenditoriale italiana e uno storico gruppo tessile. Negli anni ‘90 diversificò nell’abbigliamento rilevando prima Hugo Boss (1991) e poi Valentino (2002). Seguirono anni che portarono alla suddivisione delle attività tra i componenti dei sei rami famigliari: il business originario, il tessile, ai Donà Dalle Rose, figli di Italia Marzotto, e a Umberto Marzotto; Zignago (con il vetro e il vino Santa Margherita) ai rami di Paolo e Vittorio Emanuele. Giannino Marzotto (e oggi le sue figlie) scelse di restare socio di entrambi gli schieramenti, mentre Pietro, per decenni il patriarca, ha fatto gruppo a sè, ha rilevato Peck e ha interessi nell’alimentare.
di Maria Silvia Sacchi, Corriere Economia

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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