Operai della Marlane-Marzotto condannati a morte
Venerdi 13 Giugno 2014 alle 14:05 | 0 commenti
Riceviamo da Francesco Cirillo e pubblichiamo - Se ce ne fosse stato ancora bisogno, dopo le altre perizie lette precedentemente nel Tribunale di Paola, la superperizia, presentata il 6 giugno scorso, ordinata dal Presidente Introcaso ha nuovamente e tragicamente riconfermato la presenza dei veleni dentro e fuori la fabbrica Marlane-Marzotto di Praia a Mare che hanno provocato le morti degli operai.
A nulla sono valsi i tentativi da parte del collegio di difesa della Marzotto di far rinviare la discussione adducendo le solite scuse sulla impossibilità di accesso agli studi fatti dai super periti guidati dal dr.Paludi specialista medicina interna e perito d’ufficio presso la Corte d’assise di Napoli . Il collegio dei periti che lo ha affiancato è di alto livello scientifico e sono la prof.ssa Maria Triassi professore ordinario di Igiene presso l’Università di Napoli, il dr Pier Giacomo Betta specialista in Anatomia patologia oncologia medica, il dr Pietro Comba direttore del reparto di epidemiologia ambientale del Regina Elena di Roma. L’apertura della loro relazione, spiegata dal dr Paludi, ha subito messo i puntini sulle i. Certamente non è una perizia esaustiva della situazione che si è vissuta nella fabbrica. Molte sono le carenze e le contraddizioni ma in generale la valutazione dello stato delle cose è drammatica. Esiste ed è scientificamente provato, il nesso fra prodotti chimici usati nella fabbrica e i tumori riscontrati negli operai, specialmente in quelli colpiti da tumore alla vescica ed ai polmoni. L’accusa, sia quella costituita dal pubblico ministero che dalle parti civili aveva sempre sostenuto questa tesi suffragata peraltro da altre perizie. Accuse sempre contrastate dalla difesa dei 13 imputati che addirittura in una delle prime udienze sosteneva che gli operai erano stati colpiti da tumore ai polmoni solo perché fumavano. Ricordiamo ancora, l’orrore di questa domanda fatta da un avvocato della difesa di Marzotto, ad una vedova che aveva visto morire il proprio marito proprio per un tumore ai polmoni. La carenza della perizia sta proprio nel non aver valutato le altre schede di rischio e gli altri tumori riscontrati fra gli operai, e sono tantissimi. E proprio per questo alla fine della discussione sulla perizia, il giorno successivo, il presidente Introcaso ha richiesto degli approfondimenti proprio sulle altre schede degli operai e sugli altri tumori. Ma la parte centrale della relazione fatta dal dr Paludi , in aula è la perizia espletata dal prof. Mayol . I materiali chimici usati , viene dimostrato che erano altamente tossici e velenosi , quali il Cromo VI, e non si è fatto nulla per tutelare gli operai obbligando loro ad indossare maschere, stivali, occhiali, guanti. La dirigenza insomma sapeva cosa veniva usato e gli operai sono stati quindi condannati a morte. Una morte lenta, inesorabile che ha colpito centinaia e centinaia di lavoratori inconsapevoli di cosa maneggiassero. Molti sono deceduti e molti altri si sono ammalati. Non è ancora chiaro il quadro complessivo in quanto nessuno fino ad oggi ha espletato uno studio su tutti gli oltre 1000 operai che vi hanno lavorato nei circa trent’anni che la fabbrica è stata funzionante. Le testimonianze degli operai rese coraggiosamente in aula durante le tante udienze sono state sempre precise. Tutti hanno parlato di un ambiente malsano, di nebbie che avvolgevano l’unico reparto dell’intero fabbricato, di mali odori, di rumori continui ed assillanti, di polveri che intasavano la gola, di etichette che sparivano dai bidoni contenenti i coloranti tossici, di rifiuti che venivano seppelliti nel terreno della Marlane. Alcune di queste testimonianze si trovano anche nella relazione dei superperiti. Ma leggendo la super perizia si leggono cose agghiaccianti.Â
Anche l’ambiente circostante ha rischiato grosso, non solo gli operai. E’ scritto nella perizia del dott. Mayol che nella Marlane veniva usata una sostanza pericolosissima chiamata “Lanalbina B polv†contenente  IDROSSILAMMINA.. Questa sostanza sulla quale non esisteva alcuna scheda di sicurezza né per gli operai né tantomeno per le popolazioni vicine allo stabilimento se a contatto con metalli può provocare violente esplosioni come avvenuto in Pennsylvania nel 1999 ed in Giappone nel 2000 causando la morte di diversi civili ed operai.
Alla fine , queste le risultanze finali. Sono state riscontrate sostanze sicuramente cancerogene nell’ambiente di lavoro. Che tutti i lavoratori sono stati posti ad un’esposizione diretta a tali sostanze senza alcuna protezione. Per esempio dall’acquisto delle mascherine si è potuto evincere che dal numero in deposito solo 4 operai avrebbero potuto utilizzarle in un anno. Che stante l’assenza di incremento dei casi osservati rispetto agli attesi delle patologie non neoplastiche collegate al Fumo di Sigaretta (Patologie Cardiocircolatorie e Respiratorie non Neoplastiche), ma anzi è rilevabile un numero di osservati inferiore agli attesi per tali patologie e che quindi gli stessi criteri epidemiologici ci dicono che non vi è un incremento delle patologie non neoplastiche collegate al fumo il che corrobora il dato che l’incremento delle patologie Neoplastiche non sia correlato al fumo di sigaretta.
Possiamo quindi dire, conclude la perizia che all’interno dell’insieme dei soggetti deceduti per cancro polmonare e dei soggetti affetti da cancro Vescicale, con elevatissima probabilità vi sono soggetti che hanno sviluppato la patologia Neoplastica a causa della esposizione alle polveri di sostanze Cancerogene in ambito lavorativo; riteniamo pertanto, è scritto nella relazione, verificato il Nesso di Causalità tra la esposizione a Cromo VI e derivati Benzidamminici e rispettivamente i cancri Polmonari e i cancri Vescicali.
Infine i periti hanno ritenuto di potere affermare che vi è stato un Disastro Ambientale per lo sversamento continuo e costante di sostanza Classificata Tossica e Irritante capace in determinate condizioni di sviluppare sostanze volatili Irritanti come gli Ossidi Nitrosi, tale sostanza è presente in grandi quantità nelle zone sottoposte a verifica e circostanti la azienda Marlane; la tipologia di sostanza è del tutto associabile ad attività di Tessitura come quella attuata presso la Marlane. Sostanze volatili pericolose vuol dire che le popolazioni praiesi e tortoresi rischiano grosso. Basterebbe per esempio un incendio nell’area esterna abbandonata e piena di sterpaglie per mettere in pericolo l’intera popolazione. E tutti sappiamo che in quell’area al momento non esiste alcun piano di protezione anti incendio oltre che un piano di controllo sulle acque di balneazione antistanti la fabbrica oltre le falde acquifere . Il sindaco Praticò, ha sempre sottovalutato e sottostimato il problema , pur essendo stato sindacalista della Cisl, all’interno dell’azienda per oltre 35 anni e quindi conoscitore di ogni problematica esistente .Â
Fuori il tribunale l’oramai tradizionale sit in del “Comitato per le bonifiche dei terreni,fiumi e mari della Calabria†, che da anni si battono per la bonifica dei terreni della Marlane , gli unici ad essere sempre presenti alle udienze e che richiamano l’attenzione dei media puntualmente assenti. In aula oltre ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste, anche quelle sindacali, come lo Slai Cobas, il Si Cobas, Medicina democratica e la CGIL con il suo segretario Angelo Sposato. Si attende ora l’espletamento della nuova richiesta di approfondimento fatta dal presidente Introcaso, che intanto è stato promosso alla Corte d’appello di Catanzaro, pur conservando il processo Marlane a Paola.
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