Marino eletto ma "cacciato" senza voto in aula: è ancora colpo di Stato dopo il Parlamento incostituzionale e la serie di Premier non eletti
Venerdi 30 Ottobre 2015 alle 23:30 | 1 commenti
In questa sede non entriamo nel merito di chi e come abbia portato alle dimissioni e poi alla cacciata di Ignazio Marino dal Campidoglio dopo una serie di quelle che oggi appaiono soprattutto debolezze e ingenuità , ingigantite dalla discesa in campo addirittura di papa Francesco contro chi, come lui, aveva "benedetto" le unioni gay e magari non aveva accolto a braccia aperte l'annuncio di un Giubileo che arriva in un momento non proprio ideale per l'accoglienza logistica, infrastrutturale ed economica della città .
La "giubilazione", è proprio il caso di dirlo, di Marino mette, tra l'altro, in un salvificante dimenticatoio tutti quelli che, i sindaci precedenti e soprattuto il suo diretto predecessore Gianni Alemanno, hanno portato la capitale allo stato attuale, che porterebbe adirittura a dare ragione all'intuito di una notte di Jacopo Bulgarini d'Elci anche se la situazione di Roma, tra bellezze difficilmente superabili ma altrettando indubitabili buchi neri, andrebbe descritta in maniera un po' più meditata.
Senza l'esaltazione trionfalistica e mediatica post Expo, che, tanto per gradire, era nata su fatti di corruzione galattici con solida base "chez Maltauro", bisognerebbe, infatti e intanto, capire se gli affari milionari e "mafiosi" a Roma della camarilla Buzzi&Carminati e dei Casamonica siano peggiori della mafia miliardaria della finanza e della speculazione immobiliare milanese e se la corruzione diffusa nella burocrazia romna, statale e locale, sia la risultanza o la causa (noi diremmo entrambe) della completa assenza di senso pubblico dei politici che a Roma arrivano da ogni angolo d'Italia coltivando le loro brame smodate sull'humus locale.
Detto questo, però, torniamo alla premessa.
Non entriamo, quindi, nel merito della questione ma è un fatto che Ignazio Marino, sindaco che, dopo aver vinto con chiarezza le primarie del Pd, è stato eletto a grande maggioranza da milioni di cittadini di Roma, ma poi è stato "esautorato" dal suo ruolo elettivo senza aver potuto parlare non solo con Matteo Renzi, ma neanche con i suoi cittadini per il tramite dell'aula del Consiglio comunale.
Se a questo fatto si aggiunge l'incostituzionalità del Parlamento attuale che sta legiferando e addirittura cambiando la Costituzione e se si somma la serie di ben tra Governi "nominati" e non scelti dal Popolo sovrano, quello esercitato deponendo Marino è l'ennesimo colpo di Stato.
Di uno Stato che non c'è più e in attesa del partito nazionale. Unico, ovviamente.
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