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Marcia delle 7 porte, ritorno al ... passato

Di Redazione VicenzaPiù Giovedi 3 Giugno 2010 alle 20:40 | 0 commenti

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di Lucio Panozzo 

Ho tra le mani il bollettino n. 5 dell'Associazione degli Amici di viale Trento (quartier generale Bar al Clinto), totalmente occupato dalle notizie collegate all'organizzazione dell'evento. Veniamo così a sapere che oltre alla suddetta Associazione, hanno partecipato ieri 2 giugno all'organizzazione anche Nord Walking e altre.
Ma veniamo allo svolgimento della manifestazione (nella foto del titolo una veduta aerea del centro storico di Vicenza), con una prima domanda: se la data fosse stata diversa, quante persone in più avrebbero potuto partecipare, essendo oggi la piazza di Vicenza gremita (non molto, n.d.r.) di quanti hanno voluto assistere alla celebrazione della festa del 2 giugno?

Si parte a scaglioni dalle ore nove alle nove e trenta dal cortile dell'Istituto Levis Plona a Santa Croce. Ci vuole una buona mezz'ora per metterci tutti in moto. Prima ci si iscrive (due euro per le spese; se avanzerà qualcosa, sarà versato all'Istituto ospitante), poi si dà un'occhiata alle cartoline celebrative con annullo speciale delle Poste Italiane, in vendita a cinque euro.
Porta S. CrocePrima tappa, la vicinissima Porta Santa Croce (in restauro, finalmente, prima foto in baso). Speaker Luciano Parolin, organizzatore dell'evento. Veniamo così a sapere che le torri pentagonali che guardiamo distrattamente quando passiamo, sono le uniche rimaste in tutta Europa. Altro particolare interessante e inedito: esistono ancora sui muri esterni di queste torri i beccucci a gas della prima illuminazione pubblica di un secolo fa.
Porta Nova è la nostra seconda tappa, allo sbocco di via Bonollo su v.le Mazzini. Letizia è la guida che presidia la posizione e ci descrive il sito. La porta è costituita da un arco ricavato nelle mura, aperto il secolo scorso per motivi di traffico. Già poco piacevole a vedersi, la precedente amministrazione ha provveduto con regolare permesso a renderla più impresentabile con l'installazione di due erme che riproducono Ignazio di Loyola e René Descartes, in Italia detto Cartesio. Fortemente volute e pagate da mons. Sergio Crestani, fondatore dell'Associazione degli Ignazio Cartesiani e fortemente rifiutate dai Vicentini che ogni tanto non resistono alla tentazione di imbrattarle con la vernice, nera o rossa, secondo il Antica pianta di Vicenzabarattolo che hanno a disposizione. Il sindaco Hüllweck, già avversato da un consistente gruppo di Vicentini per la realizzazione della discutibile mole del teatro nuovo, lì di fronte, è universalmente avversato per questi due mozziconi di simulacri in pietra tenera di Vicenza. Che poi quel teatro riesca, nella sua struttura bicolore, a fare pendant con le dirimpettaie mura della città, come voleva il progettista Valle, anche questo è da verificare secondo i canoni dell'estetica (ma anche del buon gusto).
Che sia stata la sete o il caldo, giuro di aver visto la sagoma di Federico II a cavallo che sogghignava nascosto a lato della porta. Mi esprime il suo pensiero: "Chissà se i Vicentini sanno qual è, tra le quattro 'Porte nove', quella che feci costruire io in una notte (correva l'anno 1936, in occasione di una delle mie visite a Vicenza. 'Non tutte gradite', esclamo io facendogli il segno del vaffa col dito medio), quando volli verificare se il mago che mi ero portato dietro funzionava per davvero. Gli ordinai di scrivere in un foglio e chiudere in una busta il nome della porta dalla quale sarei uscito dalla città la mattina dopo. Nel frattempo diedi ordine di costruire una porta nuova e da quella uscii la mattina dopo quando lasciai la città. Apersi la busta alla prima sosta, pregustando lo scorno del mago, ma a rimanere scornato fui io, quando lessi le parole: il mio imperatore uscirà dalla Porta Nova".
Le altre tre sono o meglio erano: in Mure Pallamaio, in Motton S. Lorenzo, in Piazzale Giusti.
Porta CastelloTerza tappa, Porta del Castello, dove Anna Donadello ci dà le spiegazioni. La raggiungiamo sfiorando la Rocchetta e deplorando il fatto che il Comune non ce l'abbia aperta e fatta visitare. Forse ci sono motivi di sicurezza, infatti vi sono alloggiati dei magazzini. Ed è un vero peccato. Attraverso il Giardino Salvi raggiungiamo la porta. Bell'esempio di fortezza, ora è di proprietà privata. Ci fu qualche anno fa una mezza possibilità di acquisto da parte del comune, ma non se ne fece niente per la nota povertà dell'ente pubblico (maledeti schei!). Se fosse stato un giorno feriale, con poco sforzo avremmo potuto visitare la Porta Feliciana, ben conservata e felicemente ospitata dal supermercato di Viale Roma.
Attraverso Campo Marzo (e non Marzio, perché nulla ha a che fare col dio Marte, né col mese) così detto proprio dal termine marcio, perché in passato fu zona paludosa, e costeggiando la çeriola (pron. Seriola), sbuchiamo a Ponte Furo, non prima di esserci goduti la vista di quella distesa erbosa adagiata ai piedi del Monte Berico invidiataci dal mondo intero (immaginate l'effetto che fa sul viaggiatore che arriva in treno per la prima volta a Vicenza). Di fronte a quello che fu il Teatro Berga, che ci viene ricordato dalla forma curva dell'isolato che vi è stato Porton del Luzzocostruito sopra, troviamo il Porton del Luzzo, quarta tappa del nostro viaggio. Manuel Guerra ci spiega che il nome può derivare da Porta Luci, cioè porta del bosco, oppure dal ricordo di un gigantesco luccio pescato nelle vicinanze, oppure dalla presenza in loco della famiglia dei Lucii. Costruito nell'XI secolo e ricostruito nel XIV, conserva al suo interno parte dei materiali recuperati dalla demolizione, peraltro non completa, del teatro, "pezzi" del quale si possono ancora vedere nelle cantine di qualche costruzione o all'interno di Palazzo Gualdo, sede dell'Ordine degli Ingegneri e di quello degli Avvocati.
Anche qui nei paraggi manca una porta, atterrata ai primi del ‘900, Porta Lupia; fortuna che possiamo vederla in fotografia, come quasi tutte le porte che non ci sono più.
Ci dissetiamo con un buon tè fresco proprio davanti alla Palestra Umberto Primo, ivi arrivati attraverso contrà Burci (le barche che attraccavano al vicino porto sul Retrone) e Contrà della Piarda (altro termine che si riferisce al passaggio delle merci, come magazzino o simile, ma anche golena pianeggiante, magari quella che costeggia il fiume in prossimità del porto). Da qui usciamo al Ponte Novo che ci traghetta dall'altra parte del Retrone e, attraverso il sentiero che corre sulla riva sinistra del Bacchiglione, raggiungiamo la chiesa di S. Pietro per stradine interne. Da qui, per contrà delle Cappuccine e contrà Mure Porta Santa Lucia (si seguono sempre le Porta S. Luciaantiche mura o ciò che ne rimane), finalmente ci troviamo a Porta Santa Lucia, quinta sosta. Valentina Casolin ci ragguaglia sui particolari, facendoci notare una lapide in ricordo della sollevazione di Vicenza nel maggio giugno 1848 contro l'Austria Ungheria, sollevazione che si concluse con una gloriosa sconfitta di cui ancor oggi andiamo fieri. E ci commuove ancora il ricordo di tutti i valorosi che vennero ad unirsi a noi in un momento così grave della nostra storia (vedansi le lapidi ricordo nel piazzale della Vittoria a Monte Berico, con gli incredibili elenchi). Diamo un'occhiata all'affreso di Mina Anselmi ospitato sotto la porta e dopo un po' ci si offre lo spettacolo del Parco Querini. Attraverso un viale di statue che corre in direzione di Palazzo Franceschini (ex Questura) ci avviciniamo all'uscita in Via Chioare. Di qui, per Contrà S. Marco, Stradella della Misericordia e Ponte Novo (un altro), sbuchiamo al Borghetto e siamo subito al punto di partenza, dove ci possiamo di nuovo rifocillare.


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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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