Manifestazione: no a riapertura a Spinea e a Mira discarica di Integra, Gruppo Maltauro
Mercoledi 27 Aprile 2011 alle 01:36 | 0 commenti
Coordinamento contro la riapertura della discarica - Giovedì 28 Aprile 2011 si terrà il corteo cittadino contro la riapertura della discarica (di Integra, Gruppo Maltauro) di Via Prati a Fornase - Spinea. La fiaccolata partirà da Piazza Granatieri di Sardegna in centro a Fornase e percorrerà via Prati, la SP 81 (Camionabile cioè via Costituzione a Spinea e via Rimini a Mira), via Malpaga e via Olmo, congiungendosi con la comunità di Olmo di Mira, via Ferrovia per ritornare al punto di partenza piazza a Fornase.
Il "Coordinamento contro la riapertura della discarica" promuove questo evento allo scopo di evidenziare e dimostrare come le comunità di Spinea e di Mira siano profondamente contrarie al progetto di riapertura dell'impianto di via Prati e per ricordare come siano possibili progetti alternativi a costo zero per la messa in sicurezza. "Sono state raccolte 2200 firme contro la discarica a Spinea e a Mira. Ma la Giunta Regionale, approvando il progetto di Integra srl, ha, di fatto privilegiato, il piano economico dell'azienda a discapito della salute dei cittadini! E' invece possibile mettere in sicurezza l'impianto sfruttando la superficie per un parco fotovoltaico da 1 MW" sostengono i portavoce del Coordinamento. La manifestazione è in programma giovedì alle ore 19.30. Aderiscono anche i sindaci di Spinea e Mira. La cittadinanza è invitata a partecipare
Articolo su VicenzaPiù n. 211 di Marco Milioni
Spinea, comitati contro Maltauro
La Integra, una costola della vicentina Ecoveneta, vuole "raddoppiare" la discarica della cittadina veneziana, ma molti residenti e gli enti locali si schierano col fronte del no
Con il pedigree che si ritrova, come può Maltauro-Ecoveneta ottenere soddisfazione dalla Regione Veneto? La discarica della società vicentina deve considerarsi chiusa per sempre? L'adeguamento proposto dai privati è un semplice escamotage per continuare a conferire dove non si potrebbe?
Il "cahier de doléances" nei confronti della spa vicentina stavolta non arriva dalla provincia berica, ma da Spinea. Nel comune veneziano infatti un gruppo di cittadini espressione di sensibilità ed estrazioni culturali diverse ha messo in piedi un «coordinamento di comitati di zona» per chiedere che «la discarica di inerti di via Prati, chiusa più o meno da un decennio, non venga riaperta». I residenti hanno preso di mira la delibera regionale numero 146 del 15 febbraio 2011. Lamentano possibili problemi sia in termini di salute sia in materia igienico-sanitaria in un territorio «già provato anche da altre discariche». Durante le ultime settimane peraltro l'amministrazione comunale di centrosinistra non è rimasta alla finestra. La giunta ha letto le carte ed è sempre più propensa a ricorrere alla magistratura amministrativa. «Per di più - spiega il vicesindaco Stefania Busatta, sua la delega all'ambiente - rispetto alla delibera regionale abbiamo parecchi dubbi anche dal punto di vista tecnico-giuridico. E non va dimenticato che pure la provincia di Venezia è fermamente contraria. Io spero che in Regione si valuti con molta attenzione». Il vicesindaco tra le altre sottolinea il carattere bipartisan del fronte del no visto che la Provincia, oggi guidata dal centrodestra, era contraria all'impianto anche quando era governata dal centrosinistra. E Busatta in ultima analisi fa riferimento ad una istruttoria supplementare che la giunta regionale ha dovuto accettare sotto la spinta degli enti locali e della cittadinanza. A palazzo Ferro Fini infatti si è deciso di dare un incarico all'avvocatura regionale. Se quest'ultima infatti certificasse che si tratta di una nuova apertura la competenza di un eventuale nullaosta passerebbe alla Provincia e non alla Regione. I giochi si riaprirebbero quindi poiché la provincia già si è espressa per il no. «A questo punto - precisa Giuseppe Sifanno, uno dei portavoce del comitato - si capisce la poca chiarezza dei termini con cui è scritta la delibera», la quale in titolo riporta una dicitura che i comitati definiscono quantomeno bizzarra: «Progetto per la messa in sicurezza definitiva e contestuale adeguamento del sistema di ricopertura finale mediante ricarica superficiale con rifiuti inerti». Se la discarica perde sostanze nocive, spiegano gli attivisti, i privati si debbono limitare a rimettere il tutto in sicurezza a spese loro, senza chiedere altri remunerativi conferimenti, che arriverebbero «per giunta dio solo sa da dove». Frattanto la politica è in subbuglio. Parte del Carroccio ha preso molto malvolentieri il sì concesso dalla giunta veneta guidata dal leghista Luca Zaia. Il Pd sta scaldando i motori col consigliere regionale Laura Puppato che si dice pronta a chiedere conto all'esecutivo veneto. Ancora più duro è il consigliere regionale Pietrangelo Pettenò (FdS) il quale spara a zero: «L'apertura della discarica di via Prati a Spinea è un vero e proprio aggiramento delle normative ed in particolare dell'articolo 16 della legge regionale 11 del 2010. Questa norma prevede infatti che, in attesa del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti speciali, rimanevano bloccati i nuovi impianti che non ricevevano, per motivi di urgenza ed indifferibilità , l'assenso della provincia. Siamo convinti che un grave errore sia stato commesso venti anni fa nell'approvare quella discarica in una zona non idonea... Ora, a discarica chiusa dal 2003, si vuole giustificarne la riapertura per motivi ambientali derivanti dall'enorme produzione di percolato che deve essere prelevato ed allontanato: per giustificare il costo di tale gestione, quindi, la Integra srl ha chiesto di intervenire per una conformazione ed impermeabilizzazione del sito portando nuove tonnellate di rifiuti. Avevamo segnalato fin dal giugno 2010 con un'interrogazione il problema di via Prati, ma la giunta Zaia non ha mai risposto e, anzi, a seguito della minacciata richiesta di danni avanzata dalla ditta, la giunta medesima ha approvato il parere favorevole della commissione di valutazione ambientale, la VIA».
Sicché le acque non sono destinate a calmarsi. Nel Veneziano infatti la gente ancora ricorda i trascorsi del gruppo Maltauro, i trascorsi della Servizi Costieri; il coinvolgimento dei manager delle due società nella maxi inchiesta sui rifiuti illegali denominata "Houdini"; le vicende legate al caso Aim-Marghera. Il coinvolgimento di Carlo Valle, uomo di punta di Servizi Costieri, nella maxi inchiesta "Cassiopea". Allo stesso modo i comitati sono a conoscenza delle vicinanze, mai smentite, tra la Maltauro e i vertici regionali del Pdl: a partire dal ministro del turismo Giancarlo Galan sino all'europarlamentare Lia Sartori. Vicinanze che si ritrovano paro paro nel Pd vicentino. «Siamo in una zona opaca della politica» dicono i supporter del fronte del no con l'amaro in bocca quando si incontrano durante le loro riunioni. Qualcuno tiene in mano una vecchia copia de La Nuova Venezia, qualcuno una copia di VicenzaPiù o del periodico veneto Estnord-Carta. Su quelle pagine stanno scritti i nomi delle società vicentine e non più o meno chiacchierate; nomi che sono sempre ricorrenti. Identico poi è il sistema di potere che le ha tenute a battesimo, quello che un tempo faceva riferimento ai vecchi dorotei della Dc e ai socialisti dell'area dell'ex ministro degli esteri Gianni De Michelis tutti finiti nel gorgo di "Mani Pulite". Dai tempi di Tangentopoli sembrano passati secoli, ma la storia si ripete. Lo si ricava tra le altre dai j'accuse usciti a carrettate in consiglio comunale a Vicenza quando l'inchiesta sulla municipalizzata Aim era all'apice. Da mesi però i vertici della politica vicentina tacciono. E la domanda è sempre la stessa. Si può continuare a chiudere gli occhi sulla Maltauro? Come si spiega all'opinione pubblica la storia di una società che con questi trascorsi continua ad essere in ottimi rapporti con il gotha della politica veneta?
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