Mamma li Turchi, l'analisi: la Turchia verso l'Islam?
Sabato 16 Luglio 2016 alle 11:17 | 0 commenti
 
				
		La Turchia moderna nasce sulle ceneri dell'Impero ottomano che dall'undicesimo secolo aveva soggiogato tutti i domini arabi e aveva minacciato costantemente l'Europa, determinando le Crociate come risposta, ma riuscendo alla fine a sottomettere Bisanzio, oggi Istanbul, e arrivando in Ungheria , alle porte di Vienna e a Cividale del Friuli, prima di essere respinta per mare con la battaglia di Lepanto 1571 anche se gli scontri per terra durarono contro l'Impero asburgico durarono sino alla pace con Istanbul a Sistova il 4 agosto 1791. Da quel momento iniziò la decadenza dell'Impero turco, che terminò con la fine del primo conflitto mondiale, quando Mustafa Kemal Atatürk depose l'ultimo sultano, Maometto VI nel 1922, abolì il Califfato, divenendo il primo presidente della Repubblica Turca, riformò lo Stato ponendo le organizzazioni religiose sotto la tutela del potere politico, introdusse una serie importante di riforme tra cui l'abolizione del velo per le donne (legge però abrogata nel 2000), adottò l'alfabeto latino e il calendario gregoriano, il sistema metrico decimale, e con altre riforme diede il via alla modernizzazione del paese.
La più importante riforma fu l'abolizione di ogni legge che fosse  ispirata a quella islamica. Il sistema politico si basava e si basa di  fatto  fino all'attuale Presidente Recep Tayyip Erdoğan su un partito  unico. La garanzia di laicità dello Stato venne affidata dal fondatore  all'esercito che è stato costantemente il punto di riferimento per la  Turchia che non intende riferirsi nuovamente all'Islam. L'esercito è  intervenuto costantemente nella vita politica della Turchia e importante in particolare è stato il terzo colpo di Stato del 1980 condotto dal generale Kenan Evren che detenne il potere fino al 1982. L'eredità del fondatore della Turchia  moderna è rimasta però basilare fino alla presidenza di Erdoğan che con  il suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo ha accolto nuovamente  elementi islamici e ha provveduto a qualche cambiamento in senso  religioso dello Stato turco come dimostrano la restrizione per gli alcolici e la  possibilità del velo per le donne.
 In politica estera Erdoğan ha  cercato un avvicinamento all'Europa, chiedendo di essere ammesso alla  Comunità Europea, ma le trattative sono state difficili proprio a causa  del mancato rispetto dei Diritti umani e di una venatura non nascosta di  integralismo islamico. In politica interna ha perseguitato tutti i  nemici della sua prospettiva politica, particolarmente la minoranza  curda e il filooccidentalismo. Con la crisi in Siria ha cercato di  condizionare la politica europea, riuscendovi in parte, ottenendo  vantaggi economici e prospettive politiche migliori.
 L'esercito da  sempre teso alla salvaguardia della laicità non ha certo condiviso   le  "novità" introdotte e ha manifestato talora anche pubblicamente il suo  dissenso con la politica di Erdoğan. Il malcontento è sfociato nell'aperta  ribellione del tentativo di colpo di Stato, non  riuscito, ma che denuncia in modo chiaro ed evidente l'avversione del  tutore dello stato, l'esercito. La popolazione ha reagito a favore del  Presidente sia a Istanbul  sia nel resto dei territori con motivazioni diverse. 
Nella grande città occidentalizzata l'esercito visto come  un guardiano non è gradito perché più volte è intervenuto nella vita  politica condizionando la democrazia; in altre parti del paese l'esercito con la sua "salvaguardia della laicità" è visto come un  nemico della possibilità di nuova islamizzazione dello Stato stesso.
Le due  prospettive diverse tra loro finiscono, però,  con l'appoggiare il  Presidente, che appare oggi vincitore, ma il tutto denuncia una chiara  instabilità nella Turchia e accresce la tensione in tutta la Regione,  già sconvolta dal califfato e dalla guerra intestina in Siria con molte  altre situazioni di conflitto.
   Dopo un iniziale, almeno apparente, distacco la reazione di tutti i  paesi, soprattutto occidentali e appartenenti alla Nato, è stata a favore di  Erdoğan, ma la situazione non è tranquilla ed è presaga di nuovi  orizzonti, dove più che la laicità anti-esercito di Istanbul,  sembra si  stia rafforzando,  invece, la tensione verso una islamizzazione dello  Stato a garanzia del Presidente stesso, del suo partito e delle nuove  situazione che nel Vicino Oriente si stanno delineando con il preciso e  fortissimo riferimento alla religione. 
L' Europa e l'occidente intero affetti da atassia politica guardano e poco o nulla fanno.
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