Magaddino & c.: "la nostra offerta per il Vicenza Calcio è la migliore". E costa poco
Lunedi 23 Dicembre 2013 alle 00:35 | 1 commenti
L'offerta elaborata per l'acquisto del Vicenza Calcio dalla cordata rappresentata dall'ex assessore al turismo nonché operatore immobiliare Pietro Magaddino sarebbe stata presentata alla proprietà a fine settimana e, a detta della nostra fonte vicina al gruppo di imprenditori vicentini, sarebbe la migliore oggi realmente esistente prevedendo anche, come da richiesta dei soci di controllo, un esborso in denaro a loro favore e l'adesione ad altre loro "esigenze".
La serie di condizionali da noi utilizzati è d'obbligo per tutto quello che concerne i movimenti, veri e spesso presunti, intorno all'attuale proprietà , tra l'altro schermata al di là dei nomi pubblici dietro una fiduciaria, la Pannorica.
Se la "proprietà ", identificata in Cassingena nei cori ingiuriosi e di dileggio dei tifosi e rappresentata da un altro uomo Sisa e non solo, come l'attuale presidente traghettatore Tiziano Cunico, si trova a gestire un bilancio con pesantissime voci negative, presenti e, peggio, di previsione, queste voci sono state evidenziate dal collegio dei sindaci, che peraltro sarebbe "costretto" di fatto a rimanere al suo posto perchè comunque rimarrebbe responsabile degli atti già compiuti e che avrebbero fatto pensare in altri contesti a una loro richiesta di spostare i libri sociali da Via Schio al tribunale civile.
La speranza del collegio dei sindaci e dei vari amministratori che si sono succeduti al vertice del club, fintanto che il tribunale non vedrà quanto generalmente vede nel caso di aziende "normali" per le quali commissariamento o fallimento sono approdi più rapidi e obbligati, è che vada in porto una qualunque offerta che crei le basi per rimettere a posto i conti e, quindi, meno o non più perseguibile il loro "accanimento" nel mantenere in vita una società già decotta o vicina alla decozione.
In questo contesto nasce l'offerta di Magaddino & c., tra l'altro attivo alle ultime amministrative con una lista civica "Un'altra Vicenza" e vicino a chi lavora per un nuovo stadio.
I possibili nuovi proprietari in coop, nel caso di esito positivo della loro offerta, chiederanno comunque ai tifosi di mettere da parte ogni sogno di gloria a breve e di accontentarsi inizialmente del cambio dell'odiato Cassingena, anni fa idolatrato come il restauratore della vicentinità dopo l'occupazione inglese e ora accusato di aver svuotato i valori, tecnici e non solo, della Nobile provinciale.
Ma, se lo chiedono i meno miopi, che senso ha una cordata in un mondo in cui la titolarità di un club viene acquisita tipicamente per ottenere una visibilità personale di cui avvantaggiarsi per pr e affari?
Il senso è tipicamente vicentino, ce lo spiega in cambio dell'anonimato uno dei membri del gruppo di Magaddino: accettare a priori una ridotta visibilità si accompagnerebbe alla volontà di salvare sì il club, ma, alla vicentina, spendendo cioè poco.
Se dovesse andare bene il merito sarebbe pagante e appagante, se dovesse andare male il rischio sarebbe stato assunto con pochi zeri.
Ma risollevare un club col bilancio del Vicenza e, per giunta, con uno scarso patrimonio tecnico, che non rende possibile una via autarchica nei campionati prossimi venturi, è possibile farlo con poche risorse?
Altre storie imprenditoriali simili ma in settori più classici del calcio fanno propendere per un secco " no".
E non a caso Vicenza le sta pagando con una progressiva, precoce decadenza.Â
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