L'Usb chiede giustizia per Raffaele
Venerdi 18 Gennaio 2013 alle 14:59 | 0 commenti
L'Usb chiama a raccolta lavoratori e cittadini: il 22 gennaio alle 10 tutti davanti al tribunale di Vicenza, per attendere l'esito dell'udienza preliminare durante la quale il giudice dovrà esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio, avanzata dal pubblico ministero Alessandro Severi, nei confronti, al momento dei fatti, dell'amministratore unico di Greta srl Riccardo Faresin, del direttore tecnico responsabile della sicurezza di Greta Enrico Dal Pra e dell'autista Mauro Sesso.
La vicenda per cui il pm chiede il processo è tristemente nota: il 5 aprile 2011 a Cà Trenta di Schio l'operaio di Greta Raffaele Sorgato, 26 anni, di Valli del Pasubio, morì schiacciato contro un pilastro di cemento mentre si trovava sulla pedana di un camion della Greta guidato in retromarcia da Sesso. Secondo l'Usb, «l'autista non vide il pilastro a causa della scarsa visibilità del mezzo, un camion vecchio di 25 anni non aggiornato con i necessari dispositivi di sicurezza e inadeguato alla stretta dimensione della strada che stava percorrendo».
«Usb intende costituirsi parte civile – continua il sindacato in una nota - «perchè ha sempre denunciato le gravi carenze presenti presso lo stabilimento della Greta srl, ditta di proprietà di Alto Vicentino Ambiente, che si occupa di gestione e smaltimento di rifiuti urbani e speciali. Denunce che molte volte sono rimaste senza risposte. Usb vuole che questo processo accerti le responsabilità , non vengano scaricate le colpe sul collega e costituisca un fatto importante per chi vuole giustizia e per chi vuole avere sempre più strumenti e più forza per tutelare la salute nei posti di lavoro».
E a chiedere giustizia sono anche i genitori di Raffaele, papà Diego e mamma Agnese, convinti che la morte del loro unico figlio non sia il frutto di una fatalità o di un'imprudenza.
Dunque l'appello, da parte del sindacato di base, per far sentire la voce dell'indignazione davanti al palazzo di giustizia, «per ricordare Raffaele, per stare vicino ai suoi genitori, per stare vicino al nostro collega Mauro Sesso».
Ancora pochi giorni e la parola passerà al giudice. Se respingerà la richiesta di rinvio a giudizio si chiuderà fra mille interrogativi una triste pagina di cronaca, se disporrà il processo si aprirà una nuova (e probabilmente lunga) fase giudiziaria.
A seguire il comunicato ufficiale dell'Usb:
Un giovane strappato alla vita all'età di 26 anni mentre lavorava. Era il 5 aprile del 2011quando Raffaele Sorgato (operaio della Greta Srl di Schio), morì schiacciato contro un pilastro di cemento mentre si trovava sulla pedana di un camion della Greta guidato in retromarcia da un collega che non vide il pilastro a causa della scarsa visibilità del mezzo, un camion vecchio di 25 anni non aggiornato con i necessari dispositivi di sicurezza, inadeguato alla stretta dimensione della strada che stava percorrendo. Una tragedia sul lavoro che ha lasciato il segno e che non deve passare sotto silenzio o rimanere senza colpevoli e da cui il sostituto procuratore dott. Alessandro Severi vuole un processo. Per questo ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Mauro Sesso, 42 anni, il nostro collega che era al volante, ma anche di Enrico Dal Pra, 52 anni, direttore tecnico responsabile della sicurezza della Greta e a Riccardo Ferrasin, amministratore unico della Greta Alto Vicentino, al momento dei fatti.
USB intende costituiirsi parte civile perchè ha sempre denunciato le gravi carenze presenti presso lo stabilimento della GRETA srl, ditta di proprietà della AVA che si occupa di gestione e smaltimento di rifiuti urbani e speciali. Denunce che molte volte sono rimaste senza risposte. USB intende costituirsi parte civile perchè la Greta ha visto in questi anni altri infortuni o incidenti sul lavoro molto gravi. USB vuole che questo processo accerti le responsabilità , non vengano scaricate le colpe sul collega e sia un fatto importante per chi vuole giustizia e per chi vuole avere sempre più strumenti e più forza per tutelare la salute nei posti di lavoro. La tutela della salute non deve venire dopo gli interessi economici ma prima! Ogni giorno, in Italia, 3-4 lavoratori non fanno ritorno alle loro famiglie, perché sono morti, perché nelle loro aziende non si applicavano neanche le minime norme di sicurezza, e non per un incidente sul lavoro, e non per una "tragica fatalità ".
Queste non sono "morti bianche", come molti mezzi d'informazione, politici le chiamano, ma sono dei veri e propri omicidi sul lavoro. Negli anni 60 le chiamavano così, ora le chiamano "morti bianche", un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro, che vogliamo ricordare, nel 2012 sono stati circa 1200 in totale di cui 622 sui luoghi di lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il Paese. Ogni categoria e ogni generazione di lavoratori paga il suo tributo di sangue. Nessuno fa nulla, le priorità sono sempre altre. Il 2012 si è concluso e anche quest'anno ci sono stati tantissimi morti sul lavoro e non ci stancheremo mai di dirlo, ancora chiamati impropriamente ed in modo ipocrita "morti bianche". Centinaia di lavoratori non hanno fatto più ritorno a casa nel 2012, perchè uccisi dall'insicurezza sul lavoro. Un tema, quello delle stragi sul lavoro, troppo spesso dimenticato, ignorato e di cui non si è detto una sola parola in campagna elettorale. Non c'è stato un governo che ha fatto qualcosa di concreto per fermare queste stragi! La sicurezza sui posti di lavoro è un problema grave, non giochiamo con la nostra vita e quella degli altri. 
La sicurezza adesso ed ora. Il lavoro "nobilita" l'uomo .... Ma può anche ucciderlo.
 BASTA I MORTI SUL LAVORO! BASTA CON LE LACRIME DI COCCODRILLO.
L’UDIENZA SI TERRA’ AVANTI IL G.U.P. DEL TRIBUNALE DI VICENZA IL 22 GENNAIO 2013, ORE 10, AULA UDIENZE PENALI, PIANO TERRA. VI INVITIAMO A PARTECIPARE NUMEROSI DAVANTI AL TRIBUNALE. PER RICORDARE RAFFAELE, PER STARE VICINO AI SUI GENITORI, PER STARE VICINO AL NOSTRO COLLEGA MAURO SESSO.
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