L'ultima, inutile sfida di B.
Lunedi 7 Novembre 2011 alle 23:23 | 0 commenti
Smentisce le voci di dimissioni filtrate dal suo stesso entourage e insegue i "traditori" entrati nell'Udc. Voto di fiducia alla Camera sul Rendiconto. Cgil: confermata la manifestazione del 3 dicembre per una "svolta politica e sociale"
L'altalena di Silvio Berlusconi è destinata a durare ancora un po'. Almeno fino al voto di martedì 8 novembre alla Camera, sul Rendiconto del bilancio dello Stato. E forse anche dopo. Le iniziali voci su possibili dimissioni del premier in giornata sono state smentite da lui stesso in una conversazione col quotidiano Libero, che l'ha poi riportata sul proprio sito.
"Al telefono con Libero - si legge sulla pagina on line del quotidiano - il premier spiazza chi lo dava per dimissionario e rivela: ‘Domani si vota il rendiconto alla Camera, quindi porrò la fiducia sulla lettera presentata a Ue e Bce. Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi'. ‘Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni, sono destituite di ogni fondamento', ha detto Berlusconi", conclude l'articolo su Libero. Smentiti dunque il direttore del Foglio Giuliano Ferrara, e lo stesso vicedirettore di Libero Franco Bechis. Il primo aveva annunciato le dimissioni di B. sul sito del Foglio. Il secondo le aveva date per certe in un messaggio su Twitter.
Berlusconi sembra intenzionato a combattere ancora. La Dire riferisce che B. avrebbe contattato gli ultimi deputati transfughi dal Pdl e passati all'Udc. Sono tre: Alessio Bonciani, Ida D'Ippolito, e Gabriella Carlucci, ex soubrette Mediaset e fedelissima del premier, che ha annunciato la sua uscita dal Pdl. I contatti del Pdl però, spiegano ambienti parlamentari, riguardano anche altri deputati centristi. Ma il partito di Casini assicura di aver blindato tutti i suoi deputati, e che il "centrodestra ha fra i 307 e i 310 voti, non di più".
I Radicali si asterranno nel voto di fiducia, come annunciato da Pannella. Ma tutte le opposizioni dovrebbero astenersi sul voto sul rendiconto, consentendone l'approvazione ma nello stesso tempo dimostrando che il governo non ha più una maggioranza. La vera partita potrebbe giocarsi dopo, nel voto sul dl Stabilità . O se il Quirinale prendesse atto che la maggioranza non c'è più.
Nel frattempo la Cgil conferma la manifestazione nazionale del 3 dicembre prossimo a Roma, in piazza San Giovanni. "Nella riunione delle strutture che si è svolta oggi a Roma - si legge in una nota -, la Cgil, preso in esame l'ulteriore peggioramento della situazione del Paese, ogni giorno aggravata dalla dannosa presenza di un governo sfiduciato e commissariato, e di fronte allo spettacolo indecoroso di queste ore (voci di dimissioni, borse che salgono e che scendono, smentite e controsmentite) conferma la necessità di una svolta politica e sociale. Quello che è chiaro è che questo governo - elemento determinante della crisi in corso - deve andare a casa il più presto possibile". Secondo la confederazione, "il punto centrale per dare futuro all'Italia è il lavoro, il suo valore sociale, la quantità e qualità dell'occupazione. Si tratta di valori costituzionalmente tutelati e dell'unica strategia possibile per uscire dalla crisi. Oggi invece la condizione dei lavoratori in Italia è drammatica. Milioni di persone sono costrette a lavorare in nero, al precariato, alla disoccupazione e alla cassa integrazione. Si lavora con salari insufficienti, o si è senza lavoro, da troppo tempo, senza tutele o con tutele che si affievoliscono o finiscono. In particolare per i giovani, le donne, gli ultracinquantenni e per tutti coloro che vivono nel Mezzogiorno. A questo dramma sociale il governo è riuscito solo a proporre riduzione dei diritti: con il collegato al lavoro, poi con l'articolo 8 e adesso con i licenziamenti facili".
Tornando al quadro politico, le voci che si sollevano per riportare il premier alla realtà sono sempre più numerose e tra esse c'è anche quella di Roberto Maroni. Il ministro dell'Interno, ospite ieri da Fabio Fazio a "Che tempo che fa", lo ha detto chiaramente: la maggioranza sembra non esserci più e a questo punto sarebbe meglio andare al voto piuttosto che "accanirsi" in questa situazione. Oggi Maroni si è mostrato più taciturno: non ha rilasciato dichiarazioni uscendo dalla sede della Lega di via Bellerio, dove nel pomeriggio si è incontrato con il ministro delle Riforme Umberto Bossi. Nella prima parte dell'incontro era presente anche il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli che dopo un'ora si è recato a Villa San Martino per un incontro con Berlusconi.
Anche Beppe Pisanu, altro maggiorente del Pdl, è a un passo dal Terzo Polo: "La chiave della soluzione - scandisce l'ex ministro dell'Interno sul palco dei terzisti con Casini, Fini e Rutelli - è nelle mani del presidente del Consiglio. Più si arrocca nella fortezza del Pdl e più cresceranno le sue responsabilità per l'inasprimento della crisi. Ma continuo a confidare nella sua intelligenza e nella coerenza politica di quei tanti colleghi del Pdl che non si rassegnano al peggio e mettono avanti a tutto l'interesse dell'Italia. Noi non siamo traditori, semmai traditi".
Intanto, una spinta all'accelerazione della situazione arriva da Piazza Affari dove la settimana ricomincia con forti perdite, mentre lo spread tra Btp e Bund decennali tocca un nuovo record assoluto superando quota 490 punti. Alle 17,48 era a 491,6 e pochi minuti prima delle 18 segna 490,1 punti. Il rendimento decennali e' risalito al 6,690%. Dopo le voci sulle dimissioni del premier lo spread era crollato a quota 465.
Da rassegna.it
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