Lovat, Lega e "rottamazione": da ortodossi no a tutte le speculazioni. E no ai panni sporchi!
Martedi 15 Febbraio 2011 alle 01:28 | 0 commenti
"La mozione congressuale proposta dal candidato segretario Grande si è rifatta all'ortodossia più stretta rispetto ai principi arcinoti del leghismo", così dice Davide Lovat nella sua intervista (clicca qui) di ieri, lunedì, e nel suo documento che pubblichiamo qui integralmente e che "politicizza" lo scontro (lui dice "confronto") in atto a Vicenza tra le due anime della Lega attuale.
Quella di "potere" con le immancabili aperture al compromesso e quella "ortodossa": venetismo e etica con un no netto alle speculazioni, in particolare a quelle edilizie e immobiliari, che ultimamente hanno fornito non pochi spunti a chi se ne è occupato.Â
"Ho lavorato per 17 anni nel settore immobiliare, quindi non ho nulla contro gli affari in quel settore purché siano rispettosi del territorio e della comunità ", ha detto oggi il ribelle, sì, ma ortodosso.
Più bossiano di Bossi, se potesse, anche se oggi il senatur, ce lo dice nelle frasi non registrate, "dopo la mancata secessione e il mancato autonomismo è quasi diventato moderato nel suo obbligato pragmatismo e sta sorreggendo un governo nazionale e un leader difficili da tenere in piedi pur di incassare un federalismo, che però fanno fatica i veri leghisti a definire tale, anche se c'è chi lo chiama municipale, fiscale o quant'altro. Ma noi siamo un partito del 12% e l'88% per cento sono gli altri. E non è un caso se al momento dei passaggi fondamentali sull'attuazione del federalismo la parte di maggioranza che non lo voleva si sia staccata e che chi lo osteggia abbia iniziato una lotta senza quartiere. Ecco perché Bossi si barcamena!".
Tornando alle vicende congressuali di casa vicentina, anche se il "federalismo virtuale" forse non è estraneo a quanto Lovat dice, è certo che "registrare l'assenza in congresso di circa un quarto dei militanti dà da pensare, se la militanza è stata concessa a chi aveva i requisiti dovuti!"
E se il partito in provincia è stato gestito nel mandato appena terminato dall'ex segretario provinciale, il senatore Paolo Franco, di cui Lovat e Grande, vice segretario, sono stati comunque due bracci destri, l'ultima frase (prima la supposta incuria dei criteri di militanza e, poi, lo scarso coinvolgimento della base) fa riflettere su quella che sembra, nel richiamo all'ortodossia, quasi un'autocritica per non averla promossa quando a Vicenza erano nella stanza dei bottoni. O per non aver avuto spazio per promuoverla.
E qui si dovrà capire il ruolo di Paolo Franco. Se si è realmente "convertito" personalmente al credo "duro e puro" dei due ortodossi o se il tutto, come a volte avviene nei grandi partiti, non sia stato frutto, magari e anche, di una manovra concertata ai piani alti per gestire il dissenso tenendolo all'interno del sistema partito.
E il forse della frase che segue alimenta al riguardo qualche ragionevole dubbio: "Il senatore Franco è diventato - ha confermato infatti Lovat - nostro sostenitore solo all'ultimo momento dopo essersi pronunciato a favore di Maria Rita Busetti. Forse perché, insieme a Ciambetti, ha capito la serietà delle nostre intenzioni e del nostro richiamo all'ortodossia!".
Si capirà solo in futuro, e dallo spazio che Grande e Lovat avranno dai maggiorenti o, meglio, che loro sapranno ritagliarsi nel partito, se la convergenza di Franco & c. sui due "ortodossi" e sul 40% dei militanti che li hanno votati sarà realmente "ideale", anche se "nessuno ci ha passato il pacchetto di voti - tiene a ribadire fin d'ora Lovat per dare forza alla sua battaglia dentro il partito - ma i militanti li abbiamo convinti noi lavorando sul territorio."
E la lotta annunciata contro l'abnorme crescita edilizia e commerciale incompatibile con i tempi attuali? Lovat ha detto e promesso insieme a Grande che nulla tollereranno sulle "questioni/speculazioni" a Vicenza est o per il Tosano sull'ex terreno ben venduto dei Marcigaglia, per il Lidl su quello venduto ancora meglio dallo stesso senatore Franco a Chiampo o per l'area Cis di Filippi, che, ora che è diventata commerciale, l'ex delfino di Stefani continua a dichiarare di voler vendere prima che arrivino le licenze effettive per "smentire le accuse di speculazione.".
Il Cis di Filippi, in verità , è stato il primo e unico "caso" ad essere citato da Lovat prima ancora delle domande dei giornalisti presenti, anche se poi l'ideologo ha confermato nell'intervista con tutti e in quella video che lui e Grande "non faranno lotte personali ma di sistema. Quindi nessuna guerra a Filippi o a Franco, ma solo verifica della correttezza di ognuno!".
E soprattutto i due non faranno sconti, ha ribadito Davide Lovat, perchè "non vogliamo un partito che lavi in casa i panni sporchi, ma una Lega che di panni sporchi proprio non ne abbia!".
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