L'odio del pio Serafin
Lunedi 24 Maggio 2010 alle 17:50 | 0 commenti
Interessante la polemica a tre, ancorchè confinata nelle pagine delle lettere del Giornale di Vicenza della settimana scorsa, fra Maurizio Franzina (capogruppo Pdl in consiglio comunale), Pio Chemello (ex assessore democristiano) e Pio Serafin (consigliere comunale Pd). Pretesto della contesa, una panoramica feroce da parte di Franzina, che vuole accreditarsi come oppositore duro e puro (e nei fatti lo è), su alcuni atti recenti del centrosinistra di Variati. Vero oggetto della querelle, secondo noi, il livello di asprezza a cui deve giungere il dibattito politico.
Secondo Chemello, infatti, il "giovane" Franzina (47 anni suonati e 15 anni di attività amministrative alle spalle, quando in Inghilterra il nuovo premier ne ha 43) sarebbe accecato dall'«odio». Dall'alto dei suoi ottanta e passa anni, Chemello ricorda come «perfino nel Consiglio Comunale del 1946, ove erano accolti uomini fascisti e uomini comunisti - ovviamente contrapposti politicamente, perché ancora caldi per le recento lotte intestine - non si respirava odio di tal genere». Franzina sarebbe colpevole di livore personale, insomma. Leggendo la lettera di Franzina, non scorgiamo livore neanche col microscopio. A meno di considerare tale l'accusare il sindaco Variati di «inventarsene ogni giorno una» (largheggiare in marketing d'immagine), additare come capro espiatorio l'assessore all'edilizia privata Cangini per la figuraccia di aver sanato la "banca fantasma", parlare di «piagnisteo» variatiano sullo scandalo Marghera (sito di smaltimento rifiuti sotto indagine giudiziaria, eredità del sodalizio Rossi-Valle in Aim), denunciare la lottizzazione di "careghe" in Acque Vicentine, Amcps e Aim, e infine rinfacciare alla maggioranza di non tener conto in aula dei rilievi dell'opposizione. Il merito, naturalmente, è opinabile. Cangini, infatti, da assessore competente è responsabile politico tanto quanto il resto dell'amministrazione e della maggioranza consiliare, e, come ricorda nella sua replica Serafin, l'ordine del giorno in consiglio prevede per regolamento la precedenza agli argomenti decisi dalla giunta. Su Marghera, poi, fino a quando la magistratura non avrà terminato il suo lavoro, sarebbe opportuno una saggia cautela da parte degli esponenti del centrodestra.
Ma tutto questo non è odio: è sana polemica. Serafin, scatenato, se la prende con Franzina perché questi definisce sprezzantemente la maggioranza «antidemocratica ed arrogante». E gli contrappone un fuoco di fila di contro-argomenti, pochi sostanziali (il già ricordato regolamento consiliare, l'assenteismo di certuni della minoranza), molti di colore se non, francamente, ridicoli nel loro malcelato moralismo sessuofobico e baciapile («Arroganza è stato sperperare denaro pubblico per comperare 20 penne d'oro da 3.000 euro l'una da regalare al primo che passa. Una è andata a Bolle, il ballerino che si esibisce, come dice la Littizzetto, con il "walter" di fuori», «Arroganza è stato sposarsi in un venerdì di Quaresima in pompa magna in Cattedrale, alla presenza del presidente del Consiglio, in barba al quinto precetto generale della Chiesa: "Non celebrare le nozze nei tempi proibiti"»), e uno addirittura infondato (l'accusa all'ex sindaco Hullweck di aver nominato la moglie Lorella Bressanello dirigente dell'ufficio urbanistico, quando invece l'architetto venne scelta durante il mandato di Quaresimin, centrosinistra, anni prima del matrimonio col futuro sindaco forzista).
Quello del cattolico Serafin, semmai, è odio, perché infarcito di giudizi personali, bacchettoni, farisaici. D'altronde, si chiama Pio non per niente. E il livoroso e pio Serafin è presidente della commissione cultura in Comune. Andiamo bene.
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