L'Italia è di fatto una Teocrazia
Lunedi 4 Giugno 2012 alle 14:42 | 1 commenti
Tratto da VicenzaPiù n. 235 (abbonati alla moderna versione online sfogliabile e dal prossimo numero con articoli leggibili anche in formato testo: VicenzaPiù Edicola è ora disponibile in abbonamento con due modalità . Abbonamento standard: 18 Euro all'anno Iva di legge inclusa. Abbonamento sostenitore: 30 Euro all'anno Iva di legge inclusa). Di Lucio Panozzo Circolo UAAR di Vicenza
La differenza tra l'Italia e un qualsiasi altro paese di tipo democratico sta proprio in questo: l'Italia è di fatto una teocrazia.
Abbiamo una costituzione dalla quale procedono tutte le altre leggi, ma le costituzioni, diranno coloro che per dovere istituzionale debbono difenderle e farle rispettare, sono per loro stessa natura "in attuazione" o "in fieri", e questo giustifica ogni vulnus che vi si voglia infliggere. Ma ci sono due pesi e due misure. Se l'interpretazione, che spetta alla Suprema Corte, riguarda casi di normale amministrazione, la Corte, di norma, deciderà in scienza e coscienza; se, viceversa, riguarda i rapporti tra il cittadino e la Chiesa Cattolica o tra lo Stato Italiano e quest'ultima, i giudici costituzionali, senza tanto pensarci su, agiranno in favore del più forte. Lo hanno fatto anche in altri casi, per favorire qualcuno a spese di qualcun altro (un dittatore dei nostri giorni), ma questi sono casi. Con la Chiesa non esistono casi, è sempre così. Lo stesso discorso vale anche per altri organismi sovranazionali, perché la piovra ha tentacoli ovunque. Vogliamo ricordare il caso eclatante della Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo? Proprio sull'argomento del crocifisso a scuola e negli uffici pubblici in genere, citato da Simone Sinico nelle sue domande, dopo una prima sentenza che dava ragione ai ricorrenti (i coniugi di Abano che avevano chiesto la rimozione del crocifisso dalla scuola frequentata dai loro figli), con la seconda stravolsero la decisione e diedero ragione alla Chiesa Cattolica.
Bene hanno fatto le autorità canadesi, e giusta è stata la loro interpretazione della locale costituzione nel caso del ragazzo con la maglietta di propaganda religiosa. Poco lontano di lì un altro fatto analogo ha trovato giustizia qualche tempo fa: lo speaker di una radio locale concludeva sempre il suo intervento dichiarando: "Gesù vi ama". I due casi si somigliano, e si somigliano anche i modi con i quali le autorità sono intervenute stroncando sul nascere queste aberrazioni nei confronti del concetto di libertà .
Lo spazio è breve, casi simili in Italia hanno avuto esiti molto diversi, anche quando a decidere non era la Corte Costituzionale, ma semplicemente la polizia. Su questo giornale c'è un mio commento sul trattamento che hanno ricevuto Radicali e aderenti UAAR che si sono presentati alla commemorazione del XX settembre tenuta a Porta Pia dal cardinal Bertone lo scorso anno.
La domanda che Simone Sinico fa in chiusura è un classico: si sarebbe detto, come si fece in uno degli innumerevoli casi in cui si parlava del crocifisso nei luoghi pubblici, che tale suppellettile (così viene definito il massimo simbolo dei Cristiani in quelle due leggine fasciste, superate mille volte dall'attuale costituzione, ma citate come vere dalle nostre autorità fasciste del terzo millennio) è in realtà un simbolo di laicità che "deve" andar bene per tutti. Anche la scritta sulla maglietta dello studente sarebbe stata non solo accolta, ma riprodotta in milioni di copie da distribuire agli studenti a spese del contribuente. Se poi la scritta avesse avuto come oggetto chessoio, il profeta Maometto o Gautama il Budddha, o Confucio, si sarebbero semplicemente riaccesi i roghi.
Rivediamoci il caso Eluana Englaro e inorridiamo assieme nei confronti dell'ingiustizia italiana.
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