Inchieste | Categorie: Politica

Lisa Clark: "La prova di forza è una sconfitta"

Di Luca Matteazzi Venerdi 17 Luglio 2009 alle 21:00 | 0 commenti

La pacifista americana era in strada a manifestare il 4 luglio. Nessun giudizio sugli scontri. Ma precisa: "Non c'è bisogno di mostrare i muscoli. E non ci sono solo i cortei per far cambiare idea alle persone"


Lisa ClarkLisa Clark è una delle tante persone che sabato 4 luglio era arrivata a Vicenza da fuori provincia per manifestare contra la costruzione della nuova base americana al Dal Molin. Ovviamente, non è nemmeno il caso di sottolinearlo, senza nessuna intenzione bellicosa, lei che dagli inizi degli anni '80 è in prima nei fila nei movimenti pacifisti impegnati contro il nucleare ("dai tempi di Comiso", precisa) e che dai primi anni '90 è una delle colonne dei Beati Costruttori di Pace al fianco di don Albino Bizzotto. "Era il periodo della guerra in Bosnia e dell'assedio a Sarajevo - racconta -: io ho vissuto proprio nella Sarajevo assediata, coordinando i volontari che venivano lì e facendo tutte quelle cose che fanno i pacifisti in periodo di guerra. Cercavamo di fornire un'informazione veritiera, di costruire ponti di dialogo, di portare solidarietà alla popolazione civile bombardata, di svolgere alcuni servizi che erano bloccati, come quello postale: in quel periodo abbiamo consegnato per gli assediati qualcosa come 800 mila lettere".

 

Le colombe pacifiste


Tra le tante anime del movimento No Dal Molin, il suo volto rappresenta dunque l'ala più pacifista e non violenta, quella che spazia dai Beati Costruttori di Pace alla Rete Lilliput. "Noi non ci caratterizziamo solo come pacifisti, ma come non violenti - spiega la Clark, che è stata anche candidata alle recenti elezioni europee nelle file di Sinistra e libertà con un programma dichiaratamente pacifista e che è presidente del comitato "Via le bombe" per la rimozione della atomiche dalla base di Aviano -. E questo ci porta ad occuparci non solo delle situazioni contingenti delle guerre in atto, ma anche della violenza organizzata che può poi sfociare nelle guerre. E quindi anche della militarizzazione dei territori. Vicenza la conoscevamo già ben prima che uscisse la notizia del nuovo insediamento al Dal Molin, proprio perché aveva già un elevato grado di militarizzazione: da anni facevamo manifestazioni a Longare, davanti al sito Pluto, in occasione dell'anniversario del lancio delle bombe atomiche in Giappone. Per questo la notizia che la presenza militare sarebbe praticamente raddoppiata, invece che diminuire, ci ha subito interpellati".

 

Giudizio sospeso, media condannati


In effetti, I Beati, don Albino Bizzotto, lei stessa, si sono visti più volte a Vicenza. "Anche se - aggiunge -, con enorme gioia abbiamo visto che i cittadini di Vicenza hanno preso in mano la situazione con grande partecipazione e creatività, senza aspettare che arrivasse qualcuno da fuori, ma. E proprio questo attivismo è un evento straordinario, anche per l'apertura che c'è stata a tutti i contributi, da quelli degli ambientalisti a quelli dei giuristi. Questo è forse l'aspetto più importante che ci hanno mostrato i movimenti vicentini, questa grande trasversalità e pluralità". Niente di strano che fossero in strada anche sabato scorso, insieme ad altre migliaia di persone. Su cosa è successo alla testa del corteo, sui tafferugli con la polizia, però, Lisa Calrk non vuole entrare. "Noi eravamo abbastanza indietro - riprende -, nel senso che non eravamo ancora arrivati al presidio quando il corteo si è fermato, quindi non posso giudicare. Su cosa sia successo ne ho sentite di tutti i colori, e non sono molto contenta. Non dico di più".
Nessun giudizio, quindi, nessuna analisi su colpevoli e responsabilità, anche se è chiaro che la situazione che si è creata a ponte Marchese non le è piaciuta. Piuttosto, la vicepresidente dei Beati costruttori di pace preferisce analizzare il modo in cui i media hanno ripreso l'evento. "Parliamo di questo, piuttosto. Quello che dispiace è che i media hanno dato importanza all'iniziativa solo per il fatto degli incidenti, quando l'elemento prioritario era la grandezza, la creatività della manifestazione. Sono stata malissimo, il giorno dopo, nel vedere che il movimento arrivava per la prima volta sulle pagine dei giornali, ma ci arrivava solo per gli scontri: da nessuna parte si è parlato delle questioni relative alla costruzione della base, si è parlato solo di ordine pubblico. E questo è uno schiaffo alle migliaia di persone di tutti i tipi, famiglie, bambini, anziani, che erano lì solo per dire il loro no alla base e spiegare le loro ragioni".

 

La forza della non violenza


Un boomerang che ha finito per oscurare le ragioni della manifestazione, e che può essere il punto di partenza per riflessioni più generali. Su come manifestare, su che iniziative prendere, su come muoversi nei prossimi mesi. "Per noi la prova di forza sta nella determinazione nella non violenza - continua Lisa Clark -. Tra di noi ci sono parecchie persone che sanno come affrontare i soprusi delle forze dell'ordine da un punto di vista nostro: noi sappiamo che abbiamo il diritto dalla nostra parte, e non abbiamo bisogno di mostrare i muscoli. Non abbiamo mai detto che il corteo sia l'unico modo di manifestare, anzi. Ce ne sono anche tanti altri, e tutti da mettere in cantiere: ci sono modi che prevedono l'azione di gruppi più piccoli, ci sono altre iniziative non legate al sito della base, ci sono i sacerdoti che pregano. Ci sono tanti modi per fare breccia nelle coscienze delle persone. Se la mettiamo sul piano della forza, del bloccare fisicamente i lavori, abbiamo già perso: invece bisogna comunicare che la costruzione della base non è una soluzione".

 

Nel nome di Mandela


Perché di una cosa la Clark è convinta. Il movimento va avanti ("Noi saremo a Vicenza di nuovo già ai primi di agosto, con la biciclettata contro il nucleare"), e la speranza che la costruzione si possa fermare non è ancora abbandonata. Nonostante i lavori siano cominciati, il governo abbia mostrato più che chiaramente le proprie intenzioni e i giudici abbiano già bastonato più volte i tentativi di bloccare amministrativamente il cantiere? "Ci sono ancora appigli - risponde lei -. Il primo è la richiesta che venga fatta la Valutazione di impatto ambientale che è al vaglio dell'Unione Europea. Poi confidiamo ancora nella possibilità di parlare con la nuova amministrazione americana. Quando mi dicono che una lotta ormai è persa io ricordo Nelson Mandela: nei suoi lunghissimi 27 anni di carcere, Mandela non ha mai pensato che la lotta contro l'apartheid fosse una causa da abbandonare, anzi. È questo quello che mi ripeto, e che mi auguro pensino anche molti vicentini. E credo molto al collegamento con movimenti simili in Europa: penso ad esempio alla Repubblica Ceca, dove si è riusciti non solo a bloccare l'installazione delle scudo missilistico americano, ma anche a far cadere il governo". Un po' troppo, forse, come speranza. In Italia, la questione Dal Molin è stata al massimo una spina nel fianco (e neanche tanto, a dire il vero) per Prodi. Berlusconi che inciampa su Vicenza, sinceramente, non ce lo vediamo proprio.

 

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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