L'intervento in aula di Busin sul decreto Destinazione Italia e i problemi del tribunale
Mercoledi 12 Febbraio 2014 alle 12:15 | 0 commenti
On. Filippo Busin, LN - Signor Presidente, colleghi, il 23 dicembre è stato varato il decreto-legge cosiddetto «Destinazione Italia» e sinceramente mi sono illuso. Il titolo è bellissimo. Evoca una visione strategica e un traguardo da raggiungere, esattamente ciò che manca al dispositivo che ci accingiamo a votare e che ancora una volta tradisce completamente le attese.Â
Ma l'inganno non riguarda solo il titolo. Al primo articolo troviamo disposizioni per la riduzione dei prezzi dell'energia elettrica che avranno un effetto nullo se non contrario a quanto indicato. I risparmi per le imprese e i cittadini dovrebbero derivare in gran parte dalla rimodulazione volontaria degli incentivi che appare improbabile. Di certo, invece, ci sarà l'aumento delle accise a gravare sul costo dell'energia elettrica perché, a quelle storiche, si aggiungerà anche la recente introdotta per sgravare le aziende energivore e quella di oggi per realizzare una centrale termoelettrica nel Sulcis. Per questo abbiamo proposto che si attingesse piuttosto al Fondo per lo sviluppo e la coesione per coerenza con il tipo di investimento e soprattutto per non contraddire l'obiettivo che ci si era posto nello stesso articolo. Avremo invece l'ennesimo aumento delle tariffe elettriche, già ora le più alte d'Europa, aumentate del 40 per cento negli ultimi due anni, i peggiori per l'economia del Paese dal dopoguerra.
  Rappresentativo poi l'articolo 9 che recita: Misure per favorire la diffusione della lettura, che è diventato in itinere un insieme di misure di sostegno ai librai. La norma sarebbe anche condivisibile, ma l'andamento tradisce una certa confusione di idee del Governo tanto che verrebbe naturale ribattezzare il provvedimento «destinazione incerta».
  È il caso di dire poi che questo Governo dà il meglio di sé quando censura se stesso e sopprime l'articolo 8, quello che avrebbe provocato danni gravi e sicuri al mercato già molto competitivo dei carrozzieri indipendenti con vantaggio solo illusorio per gli automobilisti e un favore quello sì, certo, al settore oligopolista delle assicurazioni. Adesso tutti si intestano il merito della soppressione dell'articolo, perfino gli esponenti della maggioranza. Vedremo quale sarà la posizione del PD e del Nuovo Centrodestra rispetto al disegno di legge Vicari, così la gente capirà finalmente da che parte state.
  Sul fronte del sostegno alle nuove imprese giovanili e femminili, le norme paiono completamente scisse dalla realtà . I dati fotografano una situazione economica catastrofica. Nel solo nord-est nel 2013 hanno chiuso 77 mila aziende tra fallimenti, concordati, liquidazioni volontarie, senza contare i famosi concordati in bianco che registrano un 64 per cento in più rispetto al già pessimo 2012. Appare evidente che il problema non è tanto quello di far nascere le nuove imprese ma piuttosto quello di farle sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Sarebbe molto meglio in questo senso concentrare i nostri sforzi e le nostre risorse nel salvare il patrimonio di piccole e medie imprese che stiamo inesorabilmente perdendo. Quanto previsto dall'articolo 12 per immettere nuova liquidità nel sistema pare un artificio dalle conseguenze incerte, quando invece sarebbe necessario, anzi urgente, un finanziamento diretto e monitorato alle piccole e medie imprese.
  Nell'articolo 6 si introduce un credito di imposta per la ricerca e lo sviluppo. Le cifre messe in campo sono veramente risibili: 600 milioni per tre anni, cioè 200 milioni all'anno, meno di quanto perde nello stesso periodo l'ATAC di Roma. Poco più della mancia rimediata dal nostro Presidente del Consiglio nel tour degli Emirati.
  Per fare un confronto, la Francia, nello stesso anno, stanzia 20 miliardi – sottolineo 20 miliardi, non 600 milioni – per sgravi fiscali al settore industriale. Oltre alla cifra ridicola messa in campo, resta il dubbio di quale parte del Paese beneficerà di questo incentivo e di quali imprese soprattutto. Difficilmente interesserà quelle piccole e medie con fatturati di pochi milioni di euro, quelle che, è bene ricordarlo, hanno generato il 65 per cento di nuovi occupati negli ultimi dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Per rendere accessibili i fondi anche alle aziende di dimensioni minori, abbiamo suggerito di abbassare la cifra minima ed estendere gli incentivi alle imprese che svolgono la funzione di ricerca e sviluppo in forma consorziata o la esternalizzano, proposta di buon senso che è stata bocciata. Ancora una volta, un provvedimento non coerente con la realtà che rischia di diventare assolutamente inefficace.
  Ma la serie di inutili enunciazioni non finisce qui. All'articolo 10 leggiamo: «Tribunale delle società con sede all'estero». Correttamente si individua nella giustizia il principale ostacolo agli investimenti privati nel nostro Paese. Ebbene, Vicenza, una delle province più industrializzate d'Italia, con la più alta propensione all’export che vale 15 miliardi l'anno, è giunta alla paralisi. Nell'unico tribunale rimasto sono fissate udienze per causa civile al 2018. Significa avere una sentenza, se va bene, nel 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Se magari mi ascolta il sottosegretario... abbiamo il più alto carico di lavoro per giudice d'Italia, e infatti nessuno vuol fare il giudice a Vicenza. Sono ben sette i posti vacanti tra procuratori e giudici, e i bandi vanno sempre deserti. Di fronte a questa vera e propria emergenza nazionale, il Governo cosa fa ? Cosa fa ? Chiude l'unico tribunale che funzionava in provincia, quello di Bassano del Grappa, che consentiva la definizione di una causa in due anni mezzo, medi, contro i sette del Veneto. Il tutto con un Ministro della giustizia – la Cancellieri – che è stata anche prefetto di Vicenza e che dovrebbe ben conoscerne la realtà : vergogna, Ministro, è un motivo in più per lasciare quel posto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
  Per le aziende che non siano cooperative o le solite banche amiche o assicurazioni amiche, ancora il nulla ! Niente che preveda l'esenzione o almeno la deducibilità dell'IMU sui fabbricati strumentali da IRAP e IRES: IMU che, in questi immobili e su quelli commerciali, in due anni è triplicata rispetto all'ICI e che con la TASI sarà fino a quattro volte superiore. Imposte sui beni strumentali, cioè insensate, come quelle che gravassero su macchinari Pag. 8o sulla strumentazione d'ufficio. Niente che preveda il superamento dell'IRAP, come promesso dallo stesso Governo, solo chiacchiere, anzi se ne aumenta la conta al 102,5 per cento. Le solite politiche, il solito vizio di questo Governo di accontentare gli amici a discapito dell'interesse generale, come con l'articolo 13, dove si prevede una deroga ad hoc per il solo comune di Napoli, a cui è consentito contrarre nuovi mutui. Le regole rimangono, ovviamente, le stesse per gli altri ottomila comuni, a parte Roma, inderogabili, opprimenti, difficili da rispettare e percepite spesso come assurde.
  Una politica del compromesso al ribasso, una riedizione del vecchio pentapartito a tinte sbiadite: questo è il Governo Letta ! E intanto i numeri sono disastrosi: per gli adempimenti fiscali e amministrativi le nostre aziende impiegano 269 ore medie l'anno contro le 184 ore della media europea, una tassazione occulta per la burocrazia che costa alle piccole e medie imprese 31 miliardi di euro. Così la parte migliore del Paese muore, divorata dal cancro della pubblica amministrazione sempre più pesante, inefficiente, sempre più autoreferenziale e sempre meno al servizio dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  Intanto il numero dei disoccupati cresce al ritmo di 50 mila unità al mese negli ultimi mesi, insieme alle domande di disoccupazione: un aumento del 32 per cento nel 2013 ! I crediti delle banche, i dati di ieri sulle sofferenze bancarie sul totale arrivano a 150 miliardi di euro: erano meno di un quarto nel 2008, quando è iniziata la crisi. La situazione è al collasso.
  Chiudo Presidente, dicendo che ricevo moltissimi messaggi, anche disperati, da colleghi imprenditori. Del resto, i numeri sono impressionanti: 149 suicidi nel 2013 per motivi economici, il doppio rispetto al 2012, e la metà di questi sono imprenditori. Mi dicono: state attenti, la gente è esasperata, ci può essere una rivolta anche violenta. Spero che questo non accada, ma non si può tirare troppo la corda, perché in questa situazione qualsiasi cosa sembra preferibile all'immobilismo e all'inerzia di un Governo che non decide. In questa situazione qualsiasi cosa è preferibile a questa lenta agonia che ci toglie la speranza per il futuro, a noi ma soprattutto ai nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
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