L'intervento di Cecilia Correale, volontaria vicentina, alla manifestazione Cgil a Roma
Sabato 27 Novembre 2010 alle 12:36 | 0 commenti
Susanna Camusso ci ha proposto (e noi abbiamo detto ovviamente subito sì) che sul palco, tra gli altri, prendesse la parola uno dei giovani che nei giorni passati hanno spalato il fango di Vicenza alluvionata. Cecilia Correale è una di questi, ha 15 anni, è studentessa del liceo Pigafetta e il testo allegato è tutto e solo suo. Ho pensato che sarebbe bella cosa che Vicenza sapesse. Grazie. Marina Bergamin (Segretario provinciale Cgil Vicenza)
Ecco di seguito il testo dell'intervento di Cecilia Correale (nella foto per VicenzaPiù), volontaria e studentessa del Liceo classico Pigafetta, Vicenza
Nei primi giorni di novembre sul Veneto, e soprattutto su Vicenza, Padova e Verona, si è abbattuta una terribile alluvione. In poche ore, non solo per la pioggia,. ma anche a causa dello scempio subito dal nostro territorio, a cui si aggiunge l'enorme cementificazione della nuova base militare americana Dal Molin, a Vicenza i fiume hanno rotto gli argini e allagato la nostra città .
Questo l'avete potuto leggere in qualsiasi giornale, magari a pagina 40, perché le prime pagine erano occupate da qualche scandalo politico; ma ciò che non avete potuto leggere, vedere, sentire, sono le vite distrutte di quelle persone che hanno perso tutto; hanno perso in un attimo quei legami, simboli della nostra sicurezza, che pensavamo non essere in pericolo.
Le nostre città sono state ferite. Vicenza è una città bellissima e dopo questa alluvione era in ginocchio. Le persone ammassavano libri, mobili, vestiti fuori dalle porte e chi passava per le vie del centro vedeva la gente che abbandonava la propria casa o che buttava via le sue cose coperte di fango.
Questo episodio tragico, tuttavia, non ha suscitato solo sconforto, ma ha mobilitato, in modo spontaneo, anche una grande solidarietà , in particolare tra giovani e immigrati: nei giorni successivi oltre 2000 volontari hanno aiutato a liberare Vicenza dal fango e dall'acqua e, soprattutto, hanno aiutato le persone a risollevarsi, a ricominciare da capo, a reagire.
Gli immigrati erano moltissimi. Si sentivano parte di Vicenza, nonostante la diffidenza che caratterizza il nostro territorio, e si sentivano in dovere, in quanto cittadini, di aiutare. Hanno partecipato insieme ai giovani per un comune senso civico e di cittadinanza.
Io sono qui per rappresentare gli oltre 2000 volontari che hanno aiutato Vicenza a liberarsi dal fango.
Io ho visto, accanto a me, moltissimi giovani che, sentendo la necessità di intervenire per aiutare la città , per aiutare le PERSONE, si sono mossi, ignorando tutto il resto. Non lo hanno fatto in nome di qualche ideale politico, lo hanno fatto solo perché hanno capito che le persone avevano bisogno di loro.
Lo hanno fatto senza chiedere o rivendicare nulla. Non lo hanno fatto per conto di niente e per nome di nessuno, lo hanno fatto perché serviva in quel momento. Se ne sono fregati di essere chiamati "bamboccioni", "facinorosi", "bulli": hanno aiutato le persone perché ne avevano bisogno!
Non hanno chiesto nulla per loro stessi e sono intervenuti per permettere alla città di ricominciare; credo che, a volte, questo sia molto più importante di qualsiasi lotta politica.
D'altra parte, però, questo episodio non è stato l'unico che ci ha visti prendere una posizione rispetto ad un problema. Se, da una parte, i giovani volontari non chiedevano nulla, dall'altra parte, gli studenti che in questi anni si stanno mobilitando hanno delle esigenze molto chiare. Magari non erano gli stessi, ma entrambi hanno dimostrato di essere assolutamente, e senza ombra di dubbio, estranei agli stereotipi così radicati nella società del ragazzo individualista e indifferente.
Invito tutti a ritenere sul serio i giovani la risorsa fondamentale per costruire un paese e un futuro diversi. E, come è stato già detto, credo sia giunto il momento di smettere di dare spazio e ascolto ai giovani solo se fanno come gli adulti, alle donne solo se fanno come gli uomini, ai migranti solo se fanno come gli italiani.
L'8 ottobre, il 17 novembre, ma anche il 16 ottobre e oggi, NOI studenti e studentesse siamo scesi, a fianco dei lavoratori, dei nostri genitori quindi, per chiedere una scuola pubblica, aperta a tutti, dove essere protagonisti, di cui essere orgogliosi. Siamo scesi per dire che NON POSSONO TOGLIERCI IL DIRITTO ALLO STUDIO, che la vera scuola è quella che ogni giorno si trova ad affrontare classi sovraffollate, programmi vecchi e inadeguati, strutture fatiscenti e nessuna risorsa per andare avanti. Siamo scesi contro una riforma dell'Università classista e inaccettabile. Siamo scesi per ribadire che il presente, oltre che il futuro, è nostro, e che quando sentiamo che ci sta venendo tolto, cerchiamo di riconquistarlo!
E' importante ricordare anche questo, oggi, qui in questa piazza, che questo è il nostro tempo, e di tutti coloro che sono stanchi di essere ignorati, sono stanchi di non contare nulla nelle decisioni di questo paese, sono stanchi di non riuscire nemmeno a concepire una prospettiva!
A casa siamo sotto lo stesso tetto, oggi, in piazza, siamo sotto lo stesso cielo.
Cecilia Correale
Liceo classico Pigafetta, Vicenza
Sul nostro sito le informazioni vicentine sulla manifestazione a Roma, qui la diretta video e qui le news generali aggiornate in tempo reale
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