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Achille Variati ha commemorato l'11 settembre alla chiesa dei Servi: non vinca il silenzio

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 11 Settembre 2012 alle 11:55 | 1 commenti

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Sindaco di Vicenza, 11 settembre 2012
Viviamo in un'epoca dominata dalle immagini. Come mai prima d'ora, le immagini sono pervasive. Come mai prima d'ora, occupano uno spazio centrale. Come mai prima d'ora, riempiono la nostra vita di ogni giorno, definiscono il modo in cui vediamo le cose, danno forma al nostro immaginario di individui e di popoli.
E naturalmente, in una società delle immagini come questa, il rischio è quello della perdita di valore. Abbiamo costruito un mondo che cambia così rapidamente da esserci abituati alla logica del "fast food": veniamo nutriti di idee e immagini che digeriamo e consumiamo in fretta, senza pensarci, senza fermarci abbastanza a riflettere.

Così anche i simboli, persino i più forti, rischiano di perdere rapidamente significato. Di dissociarsi da ciò che vogliono dire, restando pura immagine. E come tali, destinati a sbiadire.
L'11 settembre è diventato immediatamente un simbolo, un grande simbolo planetario. Fatto di immagini e di idee. Di immagini capaci di parlare, di comunicarci qualcosa. Abbiamo tutti negli occhi, ancora oggi, a distanza di tanti anni, la visione delle Torri Gemelle, in quella limpida mattina di settembre. Una delle Torri in fiamme. Il secondo aereo che si avvicina. Lo schianto. L'esplosione. La seconda Torre che brucia. Il fumo. Le sirene. Il panico. Le grida. Il crollo delle Torri.
Ma la forza di quel simbolo, l'11 settembre, non era solo nelle immagini. Il cinema e la televisione ci hanno abituati a vedere e rivedere scene catastrofiche, ci hanno assuefatti alle esplosioni e alla distruzione. Ciò che ha reso quelle immagini un simbolo capace di durare nel tempo è che quelle immagini erano capaci di dirci qualcosa. Di farci provare qualcosa. E qualcosa di forte e di potente. Subito, la paura: paura perché se poteva essere colpito un simbolo così orgoglioso dell'Occidente, eravamo tutti più vulnerabili. Poi, il dolore: dolore perché quel simbolo, il paesaggio di New York, faceva parte del nostro immaginario, aveva trovato un posto nel nostro cuore, e ora sotto le rovine e le ceneri di quelle due Torri così familiari anche a chi non era mai stato negli Stato Uniti c'erano i cadaveri di persone, a centinaia e migliaia. Persone come noi, padri, madri, figli, fratelli, amici.
Ma l'11 settembre ha dimostrato, nel corso del tempo, di saper essere un simbolo così forte perché ha avuto la capacità di trasformarsi. Non è rimasto solo un simbolo di paura, di dolore, di guerra. È diventato qualcos'altro. Nelle immagini e nelle storie dell'eroismo dei soccorritori, poi nella compostezza piena di dignità delle commemorazioni della strage e dei morti, quindi nel progetto di costruzione di un nuovo grattacielo che prendesse il posto delle Torri abbattute, l'11 settembre è diventato anche un simbolo di forza. E di speranza.
Ed è la speranza che fa muovere il mondo. È la speranza in un futuro più luminoso che ci spinge a sollevare lo sguardo dalle miserie per guardare alle stelle. È la speranza che ci consola, anche nella notte più buia, con la certezza di una nuova alba.
Ma c'è un'ultima riflessione che voglio fare. Come dicevo all'inizio, i simboli degradano a semplici immagini, e sbiadiscono, se non sono nutriti di idee e di significato. Non è un caso che una città come Vicenza, una piccola città che non è una grande capitale della politica, ma al massimo una capitale dell'architettura, abbia da alcuni anni voluto ricordare l'11 settembre. Lo abbiamo voluto perché Vicenza ospita da decenni una presenza americana tra le più importanti in Europa. E una presenza, come sappiamo, destinata a breve ad aumentare. Era naturale e giusto, quindi, che venisse istituito un momento di commemorazione che avvicina e lega le nostre due comunità. Un atto simbolico, anche questo. Che ha bisogno di rinnovare costantemente il proprio significato, se non vogliamo che diventi un rito vuoto, una cerimonia solo formale.
Preparando queste note, mi è capitato di rivedere un video della grande cerimonia di commemorazione dell'11 settembre, fatta un anno fa a New York. In una struggente performance, Paul Simon cantava la sua canzone più celebre: The Sound of Silence, "Il suono del silenzio". È una canzone che racconta la mancanza di comunicazione, e parla di come il silenzio allontani le persone, impedisca il dialogo e la comprensione, faccia crescere la paura.
Il significato che io voglio dare a questa nostra commemorazione è anche questo. Ricordiamoci le ragioni che ci uniscono. Ricordiamoci sempre che il dialogo è la ricetta migliore perché le nostre due comunità prosperino in armonia, come è giusto e come vogliamo che accada. Non lasciamo che a vincere sia, come nella canzone, "Il suono del silenzio".

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Commenti

giovanni
Inviato Martedi 11 Settembre 2012 alle 12:34

Viva i coccodrilli; un giorno il sindaco Variati cavalca gli antiamericani del No Dal Molin e mostra loro grande amicizia e due giorni dopo commemora la strage dell' 11 settembre, cercando di farsi almeno sopportare dagli Americani. Potenza del camaleontismo
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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