Libia: 300 sì per mozione maggioranza, 547 sì per mozione Pd, Idv e Terzo polo, no a radicali
Giovedi 24 Marzo 2011 alle 23:51 | 0 commenti
Rassegna.it - La mozione della maggioranza alla Camera approvata con soli 7 voti di scarto. Determinanti le assenze. Anche oggi nessun accordo bipartisan. Non si è visto Berlusconi, unico tra i premier dei paesi impegnati in Libia a non confrontarsi col Parlamento.
La Camera ha approvato le mozioni di maggioranza e opposizione sulla crisi libica. La mozione della maggioranza è stata approvata con soli 7 voti di scarto: 300 voti favorevoli, 293 contrari e 2 astenuti.
La maggioranza richiesta era di 297 voti. Il governo è stato salvato dalla assenze di alcuni deputati. La mozione della maggioranza poteva infatti essere respinta se in aula fossero state presenti le opposizioni al completo. Come ricostruisce infatti l'agenzia Dire, erano assenti cinque deputati democratici, tra cui Arturo Parisi (in missione), e Marco Fedi (ampiamente giustificato per gravi motivi di salute). Mancavano poi - batte sempre la Dire - i cattolici Gero Grassi e Tommaso Ginoble e i deputati Angela Mastromauro e Alessandra Siragusa. Cinque assenze anche per Fli: Giulia Bongiorno, Giulia Cosenza, Francesco Divella, Luigi Muro, Angela Napoli. Due assenze di peso per l'Udc: Ricardo Merlo, Savino Pezzotta. In totale 13 deputati.
La risoluzione presentata da Pd, Idv e Terzo polo ha invece ottenuto 547 sì, 10 voti contrari e 29 astenuti. A favore si è espressa anche la maggioranza. Respinta, infine, la risoluzione dei deputati Radicali eletti nel Pd, dopo che il governo aveva espresso parere contrario. Il voto sulla missione italiana in Libia è arrivato a Montecitorio dopo il sì stiracchiato di ieri al Senato.
La convergenza sulla missione in Libia tanto auspicata dal Quirinale, quindi, resta solo nelle intenzioni. Così come una presenza e un dialogo costante tra il presidente del Consiglio e il Parlamento. Anche stavolta, infatti, è mancato in aula Silvio Berlusconi, unico fra i capi dei governi dei Paesi impegnati nella missione in Libia a non aver partecipato al confronto con le Camere. Ieri sera, durante dibattito e voto del Senato, il Cavaliere era a cena con i "Responsabili" a festeggiare la promozione di Saverio Romano a ministro. Oggi il Premier invece a Bruxelles, dove prima al summit del Ppe e poi, soprattutto, al Consiglio Ue, dove cercherà di portare avanti soprattutto due punti del testo della mozione Pdl-Lega, sulla quale si regge il suo governo: rispetto della no fly zone quale limite invalicabile della missione, e pattugliamento del Mediterraneo anche in funzione anti sbarchi di immigrati in Italia.
Berlusconi continua a mantenere il piede in due staffe: ripete come il destino di Muhammar Gheddafi gli stia particolarmente a cuore, con disponibilità e insiste sul suo impegno per ogni iniziativa diplomatica possibile una volta ottenuto dal rais "un vero" e definitivo cessate il fuoco su Bengasi e i ribelli libici.
"Siamo tutti tesi a chiedere a Gheddafi un vero cessate il fuoco, la fine delle ostilità da parte del Colonnello - ha detto Berlusconi- la condizione sine qua non per ogni mediazione". Che, seppure "ancora non mi sembra possibile" perché Gheddafi "è ancora fiducioso di potercela fare", a giudizio del nostro Premier non dovrà tardare a iniziare.
Il Cavaliere, insomma, cerca di ritagliarsi un ruolo, anche quello di avvocato del diavolo, e rivendica di aver ottenuto, dopo le tensioni iniziali con la Francia, "non solo il pieno coordinamento Nato di tutte le operazioni della missione ma anche l'applicazione puntuale della risoluzione dell'Onu. La coalizione è impegnata a difendere la popolazione civile, l'Italia -assicura- non è entrata in guerra e non vuole entrarci". Forse sono i sondaggi a parlare per lui.
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