Lettera degli insegnanti del Rossi a Moretti
Domenica 29 Novembre 2009 alle 19:42 | 0 commenti
Insegnanti del Rossi    Â
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Ci arriva, un pò tardiva, la lettera sull'incontro previsto per ieri, degli insegnanti del Rossi, che hanno lucidamente innescato il caso Strade d'Europa - Donazzan, di cui abbiamo scritto su VicenzaPiù cartaceo e sulla versione online. Già abbiamo ospitato su VicenzaPiù quotidiano, versione online e commentabile liberamente ma che riporta comunicati e news di chi li invia, un commento del prof. Roberto Monicchia e, pur essendo già presente su altri mezzi, riportiamo la suddetta lettera poichè la nostra volontà primaria è quella del libero confronto, anche se avremmo gradito ricevere la lettera quando è stata scritta. Â
Redazione di www.vicenzapiu.com
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Gentile Assessore Moretti,
a nome degli insegnanti del "Rossi" che il 17 novembre scorso hanno firmato la lettera aperta all'assessore Donazzan con la quale si è aperto il "caso" di cui oggi dibattete, le chiedo la cortesia, di leggere ai convenuti questo documento, in cui spiego i motivi della nostra mancata partecipazione.
Vi è innanzitutto un problema di modalità di indizione. Abbiamo appreso di questo dibattito dal "Giornale di Vicenza" di sabato 21 novembre. E' scorretto che si dia notizia pubblica di un dibattito senza aver prima contattato gli interlocutori: la prassi prevede un accordo preventivo tra le parti in causa circa la data, il luogo e le modalità di svolgimento, prima di renderlo pubblico.
Pur apprezzando la sua scelta di farsi garante dell'equità del dibattito, non possiamo non sottolineare questa scorrettezza da parte di "Strade d'Europa".
Ma è soprattutto per considerazioni sul merito della vicenda che riteniamo inopportuna la nostra presenza. Le riassumo il più brevemente possibile.
Due erano i punti di critica nella nostra "lettera aperta".
In primo luogo contestavamo la validità scientifica e l'efficacia didattica della pubblicazione. Due elementi peraltro inscindibili: non c'è abilità didattica capace di rendere utili contenuti raffazzonati, omissivi o non verificati. Da ciò derivava il dubbio circa l'opportunità da parte della Regione di pagarla e promuoverla e della Provincia di diffonderla.
Su questo punto, i fatti (non le opinioni, i fatti) emersi successivamente ci hanno dato pienamente ragione. Ma gli autori hanno riconosciuto la non validità scientifica della loro opera solo dopo che è stato svelato il lavoro di copiatura, mentre alle nostre osservazioni precedenti il promotore dell'iniziativa ha risposto con disprezzo (Donazzan: "chi se ne frega", "il livore ideologico di certi insegnanti", "cuociano nel loro brodo", "Corriere Veneto" 19.11), l'autore con insulti e prese in giro ("docenti prigionieri delle loro ideologie", intervista a TVA di Guglielmi, 19.11; "vadano in pensione", "Corriere Veneto" 20.11).
Per inciso: chi è che deve lamentare il "linciaggio mediatico" denunciato da Donazzan? Per fare solo un esempio, TVA ha intervistato Guglielmi (vedi la citazione sopra), ma non ha nemmeno risposto alle mie numerose richieste di replica.
Adesso che i fatti ci danno ragione, non vogliamo scuse, ma non possiamo certo discutere su un piano di parità con chi ha dimostrato ignoranza del lavoro dello storico e dell'insegnante e insofferenza per le critiche. Per usare una metafora scolastica, di solito gli studenti scoperti a copiare vengono rimproverati, non portati ad esempio davanti al resto della classe.
In secondo luogo sostenevamo che alla sopradetta pochezza scientifica corrispondeva un contenuto sostanziale di propaganda politico-ideologica, contestando "a campione" alcune affermazioni e omissioni pesanti, lesive di valori democratici che credevamo condivisi: la croce celtica solo come simbolo irlandese, l'UE figlia dell'impero romano, il rifiuto della multiculturalità , ecc. Anche su questo le repliche non ci hanno fatto cambiare idea. Donazzan ha infatti detto che non si trattava di un saggio storico e che lei fa politica mentre noi non dovremmo farla nella scuola. Con ciò, appunto, ha ammesso che di un opuscolo politico si trattava.
Ora, è legittimo che "Strade d'Europa", come ogni altra associazione, sostenga le proprie posizioni. E' illegittimo invece che usi per questa attività canali e finanziamenti istituzionali, tanto più se i destinatari sono gli studenti e la scuola.
Analogamente, abbiamo anche noi, come liberi cittadini, le nostre opinioni politiche, le nostre convinzioni culturali e ideali. Tuttavia, poiché siamo intervenuti nella vicenda come esperti di storia e di didattica, con l'obiettivo di assicurare agli studenti le migliori condizioni per una crescita critica e democratica, non possiamo, per così dire, recitare due parti nella stessa rappresentazione.
Grazie e buon dibattito.
Roberto Monicchia, 28.11.2009
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