Legge bavaglio, i giornalisti in piazza il 12 ottobre
Lunedi 10 Ottobre 2011 alle 21:59 | 0 commenti
Ordine dei giornalisti del Veneto - Mobilitazione a Roma contro il provvedimento sulle intercettazioni
I giornalisti scendono nuovamente in piazza contro la cosiddetta "legge bavaglio". L'appuntamento è per mercoledì 12 ottobre, alle 17, al Pantheon a Roma, in concomitanza con il voto parlamentare sul Ddl intercettazioni previsto per la stessa giornata. "E' una vergogna che, a fronte di una gravissima situazione di crisi che mette a rischio il Paese, si discuta di intercettazioni invece che delle misure economiche necessarie ad evitare l'aggravamento della situazione – dichiara il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori.
"E' una vergogna - continua - che si voglia mettere il bavaglio all'informazione con la scusa di tutelare la privacy dei cittadini, quando in realtà si cerca unicamente di evitare la pubblicazione di notizie scomode riguardanti il presidente del Consiglio e o qualche altro personaggio eccellente. Notizie di rilevante interesse pubblico, che con la privacy hanno nulla a che vedere, e che i cittadini devono sapere".
La norma in discussione alla Camera, sulla quale probabilmente verrà posta la fiducia, ha provocato la scorsa settimana le dimissioni della deputata Giulia Bongiorno (Fli), precedente relatrice del provvedimento, per protesta a seguito dell'introduzione non concordata di pene detentive (da sei mesi a tre anni) per i giornalisti in caso di pubblicazione di intercettazioni ritenute irrilevanti ai fini dell'inchiesta penale. "Non si saprà più nulla" ha denunciato la Bongiorno, lamentando la violazione degli accordi da parte del Pdl, che ha introdotto modifiche non previste al testo del Ddl. Per poi aggiungere: "Questa è una legge che preclude la possibilità di dare notizie dilatando a dismisura i tempi di pubblicazione - ha spiegato subito dopo l'annuncio delle sue dimissioni - Ci sono voluti due anni per arrivare a un accordo condiviso e adesso, allo sc hioccare di dita del premier, quell'accordo è saltato. La legge così è inaccettabile (...) Il testo è peggiorato perché Berlusconi si presenta con la faccia del garantista, ma in realtà non lo è affatto".
E ancora più duro è stato il presidente della Camera, Gianfranco Fini: "È una legge buona solo per l'interesse di qualcuno", ha dichiarato. "Un giorno serve il processo breve e un giorno il processo lungo a seconda di quello che conviene". Al Cavaliere che grida al complotto delle toghe, Fini ha replicato che "solo quando non si hanno argomenti si grida al complotto, si danno le colpe ai magistrati e ai giornalisti".
A seguito della pioggia di polemiche e contestazioni, lo stesso nuovo relatore del Ddl sulle intercettazioni, Enrico Costa (Pdl), subentrato alla Bongiorno, ha annunciato l'intenzione di "proporre una modifica della norma sulla carcerazione dei giornalisti. Auspico - ha aggiunto Costa - che ci possa essere un testo che, a fronte delle regole, stabilisca sanzioni ma che siano adeguate e non eccessivamente punitive".
A difendere a spada tratta il carcere per i giornalisti è, invece, l'avvocato Maurizio Paniz (Pdl), il quale ha dichiarato che chi pubblica atti coperti dal segreto investigativo o istruttorio fa un doppio danno: "uno alla persona interessata della quale si mettono in piazza cose che non vanno messe in piazza, un altro all’indagine che molte volte è vanificata dalla pubblicazione di atti riservati". L'avvocato Paniz dimentica di spiegare, però, che le intercettazioni normalmente pubblicate dai giornali non sono segrete e dunque sono state legittimamente pubblicate. Nel caso del Presidente del Consiglio è difficilmente negabile, anche dai più fedeli collaboratori del Cavaliere, che non si tratti di notizie di rilevante interesse pubblico.
Va ricordato, inoltre, che per gli atti d'indagine coperti da segreto, comprese le intercettazioni, la pubblicazione è già oggi vietata e punita per legge.
A difesa del diritto di cronaca anche Enzo Cheli, già vicepresidente della Corte Costituzionale e poi presidente dell'Autorità Garante delle Telecomunicazioni: "La misura della detenzione mi pare eccessiva rispetto al diritto all'informazione che ha una tutela costituzionale. Si rischia di creare una sorta di intimidazione nei confronti di chi esercita la professione dell'informazione (....) Se le intercettazioni pubblicate sono solo irrilevanti ma non coperte da segreto istruttorio, quel tipo di sanzione penale non appare solo sproporzionata, ma anche ingiustificata (...) Il problema – aggiunge - è capire quando finisce il segreto istruttorio. Si è parlato dell'udienza filtro, nel corso della quale vengono individuate le conversazioni irrilevanti per il processo. Ebbene, se questo momento processuale si verifica quando orma i il segreto istruttorio è caduto, a quel punto stabilire una sanzione penale per la diffusione di contenuti di cui già le parti sono a conoscenza mi sembra improprio".
Cheli ha concluso sostenendo che la rivendicazione di poter rendere note intercettazioni che raccontano aspetti privati discutibili di personalità pubbliche "consente il controllo sociale della vita pubblica. Si esce dal terreno del diritto penale e si entra in quello del diritto alla privacy. E indubbiamente, laddove queste intercettazioni riguardano soggetti che ricoprono incarichi pubblici, occorre riconoscere che c'è una limitazione del diritto alla riservatezza".
IL DDL
Il testo discusso la settimana scorsa in commissione Giustizia alla Camera prevede il carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni "irrilevanti" e il divieto di pubblicazione delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza filtro.
Le intercettazioni irrilevanti saranno sia quelle che dopo l'udienza-filtro vengono 'chiuse' nell'archivio di segretezza, sia quelle che il Pm non fa trascrivere quando manda al giudice una richiesta di misura cautelare.
Quanto agli articoli "ammazza blog", alla Commissione Giustizia della Camera è stato raggiunto un accordo per escludere i blog dall'obbligo di rettifica entro 48 ore; obbligo che resterà soltanto per le testate online. Quale sia lo scopo di tale norma è difficile capirlo, considerato che già ora tutte le testate giornalistiche – ma il legislatore evidentemente non lo sa – hanno l'obbligo di rettifica in base alla legge sulla stampa. La modifica dell'articolo che riguarda i blog non è però scontato: se il Governo dovesse chiedere la fiducia, infatti, potrebbe andare al voto il testo precedente che impone l'obbligo di rettifica anche ai blog amatoriali, con effetti facilmente immaginabili.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.