Legalizzazione cannabis, farla o non farla questo è il problema
Domenica 16 Agosto 2015 alle 21:29 | 0 commenti
Sono tanti i commenti e le prese di posizione di fronte alla proposta di legge di oltre duecento deputati per la legalizzazione della cannabis, a prima firma dell'on. Benedetto Della Vedova. Il gioco delle parti della nostra politica si è rispecchiata anche in questo caso, soprattutto per i contrari che non dicono altro se non che fa male farsi uno spinello.
Ci ha colpito invece quanto ha detto il nostro ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che sembra venuto fuori da un contesto politico dei primi anni 70 del secolo scorso: per lavarsi le mani e non prendere posizione, l'ha buttata sul sovranazionale ("non credo esista una via nazionale"). E anche se non lo dice esplicitamente, il suo riferimento è agli accordi internazionali in materia, accordi che vincolano quasi tutto il mondo a considerare le droghe oggi illegali come il male dell'umanità .
Tralasciamo il fatto che se di male dell'umanità si debba parlare, è sicuro che più delle droghe questo male sia nel mercato clandestino controllato dalle più agguerrite e pericolose mafie criminali del mondo, italiane in testa. Non lo diciamo noi, ma più di mezzo mondo, dal presidente degli Usa al nostro dipartimento antimafia. Tralasciamo anche il fatto che una specifica sessione Onu si occuperà a breve della vicenda e all'ordine del giorno c'è proprio lo stravolgimento dell'attuale impostazione. Tralasciamo che, vigenti le attuali normative internazionali a cui si riferisce il ministro Orlando, in mezza Europa, in tanti Stati Usa e in tanti altri Stati nel mondo si sta facendo quello su cui il nostro ministro non prende posizione. Sta di fatto che ad una non impossibile apertura che il Governo avrebbe potuto fare in merito, è stato preferito porre paletti, lavarsi le mani, ostacolare di fatto senza valutare un modo diverso di affrontare i giganteschi e drammatici problemi sanitari e di sicurezza che imperversano grazie all'attuale assetto proibizionista tra l'altro, rimesso in discussione anche dal nostro massimo organo costituzionale, la Consulta.
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