Le sensazioni sulla morte di Matteo Miotto raccontate dal nostro cronista thienese
Martedi 4 Gennaio 2011 alle 20:56 | 0 commenti
Matteo Miotto classe 1986, di Thiene, lo scorso 31 dicembre, questo ragazzo ha incontrato la morte in una remota valle dell'Afghanistan, mentre era di guardia, per mano di un cecchino.
Una guerra lontana all'improvviso è arrivata alle nostre porte con il suo carico di dolore e di sofferenza.
All'improvviso le luci di Natale si sono spente, Corso Garibaldi si è vestito a lutto, le serrande dei negozi si sono abbassate.
All'improvviso ci siamo accorti che chi si trova laggiù ha vissuto accanto a noi, è parte della nostra storia, del nostro vissuto.
Matteo aveva scelto di fare l'alpino, aveva scelto di servire la patria di dare un senso alla sua vita con coerenza e coraggio.
Forse nessuno si aspettava che un ragazzo di 24 anni fosse capace di tanto.
Vederlo tornare in quella bara avvolta dal tricolore, fa riflettere.
Aver visto la bandiera italiana, le tante penne nere presenti che hanno abbracciato quel corpo e i suoi cari fa pensare alle scelte che facciamo, ai valori che mettiamo in gioco.
Nelle foto: La folla al cimitero e, sotto, gli amici di Matteo Miotto che leggono una lettera e cantano al Santuario della Madonna dell'Olmo, il "suo santuario dei frati Cappuccini
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.