Le regole per i migranti di Parolin
Lunedi 18 Gennaio 2016 alle 17:50 | 1 commenti
Riceviamo da Luciano Parolin e pubblichiamo
A tutt'oggi, per le problematiche connesse alla immigrazione, Italia ed Europa, hanno fatto poco o niente, i problemi reali sono tutti irrisolti. In una società moderna, multiculturale, potrebbero convivere, culture diverse, senza creare divisioni nella società indigena. Dopo qualche anno, i primi “vu cumpra†degli anni 80, si sono inseriti da soli restando a Vicenza, ma erano pochi.
Ma quando i valori culturali fortemente radicati ed espressi dalla maggioranza (italiana) come: la famiglia, la donna, il passato storico, la religione, la chiesa, il matrimonio, i doveri verso lo Stato, sono profondamente diversi e magari in contrasto con le culture medio orientali, mi viene da pensare a come si possono integrare nel sistema della Nazione che li ospita? In tutte le organizzazioni sociali vi è una cultura dominante, quella che determina l'elenco delle leggi e regole, molto spesso non rispettate, per la debolezza di chi governa. Chi viene in Italia e vuol rimanere, deve capire che ogni adattamento in casa altrui, comporta qualche rischio e rinuncia alle tradizioni d'origine, in particolar per la fede religiosa, la tipologia del lavoro, la scuola per i minori, il Servizio Sanitario Nazionale. Tutto viene elargito gratis a titolo di assistenza profughi. Ma non sono diritti umani da consegnare gratis. I migranti che arrivano in Europa, trovano protezione sociale, assistenza sanitaria, permesso di soggiorno, scuole attrezzate, un sistema sociale costruito dopo guerre e sacrifici durati secoli, ma su misura e per una cultura adattata anche ai paesi confinanti. Diviene logico il DIRITTO di chiedere e anche imporre (agli ospiti) il rispetto delle nostre regole “vecchie†e farne alcune nuove, dando poteri al Sindaco, alla Polizia Locale, mettendo in primis l'obbligo della identificazione; secondo la conoscenza della lingua italiana, non possiamo mica tradurre in 80 lingue tutte le segnalazioni stradali o le bollette dell'acqua quando la pagano. Per le donne arabo-musulmane la libertà di studio, di movimento, la frequenza scolastica obbligatoria, escludendo la bigamia. Terzo, la reintroduzione del Giuramento di Fedeltà alla Repubblica, abrogato con D.P.R. 19 aprile 2001 che così recitava “Giuro di essere fedele alla Repubblica, d'osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell'interesse dell'Amministrazione per il pubblico bene.â€
Il giuramento che prestai nel 1974, per l'ingresso nei ruoli della P.I. Questa importante presa di coscienza, dovrebbe servire a rafforzare l'azione civile e culturale sul concetto “bene pubblicoâ€
prima che sparisca dal nostro linguaggio comunitario.
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