Opinioni | Quotidiano | Categorie: Politica

Le parole della rivoluzione proletaria: sovranismo

Di Giuseppe Di Maio Venerdi 2 Novembre 2018 alle 10:57 | 1 commenti

ArticleImage

Dicono: sovranismo... Come se volessero tacciare di provincialismo. Se ci si oppone con una certa risolutezza, allora quel sovranismo sta per nazionalismo, dunque, fascismo. Chi sono? Sono i padroni della politica, quelli che inventano le parole, che te le scaricano addosso; quelli che le tradiscono. Per i padroni le parole sono leggere: le usano con facilità, ce le fanno danzare sopra le teste per sedurci, ce le schioccano in faccia per ammonirci. Chissà che pensano, i padroni, quando dicono: dignità! Sacrificio! Onestà! Nello stesso momento in cui quelle parole invece le hanno dette gli altri, hanno perso immediatamente di significato, sono diventate ridicole, sono diventate menzogne. 

I padroni e i loro servi, a cui abbiamo detto basta (e abbiamo vinto), ci beffeggiano con parole nuove: ci dicono che la nostra rivoluzione era in fin dei conti solo una malattia infantile della politica, che presto dovrà crescere, dovrà guarire.

Dall'abitudine a militare nei partiti di sinistra, riuscii ad intercettare nei primi anni '90 una speciale mutazione: l'internazionalismo proletario stava sparendo. Tutto ciò che restava a farci valicare con un brivido la frontiera, era "l'internazionale futura umanità": una canzone, unica a rappresentare il massimo obiettivo della lotta, dell'impegno politico di tante generazioni. Ai padroni, dopo averci spremuto nei lager nazionali, cominciavano a stare stretti i vincoli che venivano dalle nostre democrazie, dalle costituzioni (in special modo quelle mediterranee) e, come sempre, dalle leggi. Una parola nuova, globalizzazione, era diventata di moda tra la stampa e i pensatori di regime.

Macché globalizzazione! I padroni avevano solo internazionalizzato l'abuso: viaggiavano merci da un capo all'altro del pianeta, viaggiavano i soldi, ma le persone erano ancora incatenate ai loro luoghi di produzione, così allora si diceva. Ancora per poco. E allora nei partiti dei giusti e degli onesti si cominciò a pensare alla dimensione nazionale come l'unica adatta a proteggere le conquiste operaie, l'unica dentro cui era possibile una politica efficace contro il predominio del capitale. E l'internazionalismo sparì. La dimensione cosmopolita fu interamente nelle mani dei padroni. Difatti, come spesso accade (e com'era ad esempio già accaduto per l'Unità d'Italia), i migliori aneliti del patriottismo, questa volta europeo, furono utilizzati dagli interessi dominanti a loro piacimento. A Schengen seguì Maastricht, e i lavoratori europeisti si trovarono ad aver lavorato per il re di Prussia.

I concetti che si elaboravano nei partiti dell'estrema sinistra erano troppo complessi per pretendere anche un consenso popolare; e poi erano pieni zeppi di contraddizioni. Ma alla fine, proprio a sinistra, si completò la mutazione. Quei partiti cominciarono a tifare per l'Europa del padrone. E quell'Europa, come pure il suo mondo, nel progetto doveva diventare un enorme orto del capitale dove merci e denaro dovevano viaggiare indisturbati, dove non ci si poteva permettere angoli a giardino con leggi che difendevano il lavoro e i salariati. L'idea guastatrice fu quella di far viaggiare anche le persone, per distruggere con i loro bisogni crumiri le precedenti conquiste "proletarie".

Se adesso, con un linguaggio semplice, si prende a prestito una sacrosanta idea operaista per difendere le leggi e i diritti violati, ecco che ti chiamano sovranista, ecco che il padrone e i suoi accoliti inventano una parola da incriminare, che faccia il paio con quella di populismo. Intendono, quei servi, accusare i "sovranisti" di essere retrivi, reazionari, strumenti fuori moda della più becera conservazione. E invece, miei cari stipendiati ospiti di "otto e mezzo": noi vi terremo serrati dentro i confini nazionali, ché per ora pare l'unico posto adatto per realizzare la democrazia. E il fratello africano non ce ne voglia, poiché non abbiamo tempo di farci guidare da una classe politica di second'ordine come quella di Bruxelles, adesso è il tempo di portare a termine la rivoluzione appena iniziata in quest'angolo della tribù occidentale.

Leggi tutti gli articoli su: sovranismo

Commenti

Inviato Venerdi 2 Novembre 2018 alle 12:27

Di utile lettura:Associazione Politica e Culturale MARX XXI Sul sovranismo e le sue implicazioni
14 Dicembre 2017 20:16
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network