Sconcertanti dichiarazioni sulla guerra in Libia
Domenica 20 Marzo 2011 alle 20:20 | 0 commenti
Ore 08.10
Umberto Bossi: "In Cdm c'era un accordo diverso, ora arriveranno milioni di immigrati"
(l'unica preoccupazione del capo leghista: il numero degli immigrati)
Ore 09:03
Il generale Wesley Clark (ex comandante supremo delle forze NATO in Kossovo): "Tutto lecito per difendere i civili"
(anche ucciderne altri)
Ore 10.44
Giorgio Napolitano: "Sono del parere che non si debba mai cedere alle paure, immaginiamoci in questo caso".
(caro Presidente, forse ha ragione ma i libici, pensiamo, hanno molta paura)
Ore 12.48
Pierluigi Bersani: "Intervento necessario e legale".
(Perché? Proprio adesso? E prima no? E per proteggere i palestinesi? ... scusi Bersani, dimenticavamo, in Palestina non c'è petrolio)
Ore 14.08
L'aeroporto di Trapani Birgi entro poche ore verrà chiuso al traffico aereo civile a causa delle operazioni dell'aeronautica militare che riguardano la Libia.
(Siamo evidentemente coinvolti. Tutti. Assoggettati alle decisioni militari)
Ore 14:10
Franco Frattini: "Non potevamo non intervenire".
(E la Germania? Perché lei poteva? Forse ci dobbiamo "sedere al tavolo dei vincitori" per spartire la torta?)
Ore 14:51
Ignazio La Russa: "Da oggi nostri aerei compiranno azioni".
(Ma non dovrebbe deciderlo il Parlamento? Allora siamo in guerra)
Ore 16.37
Giorgio Napolitano: "Non siamo in guerra, ma all'interno di un'azione dell'Onu".
(vedi sopra)
Ore 16.55
Gianni Alemanno: "Alzare il livello di sicurezza a Roma".
(mai cedere alle paure!)
Ma cosa ci dicono? Non siamo in guerra ... i nostri aerei partecipano ... non c'è pericolo ... era necessario intervenire ... il pericolo c'è ... chissà quanti immigrati arriveranno adesso ... tutto è lecito, anche uccidere ...
La verità è che la guerra è in atto. Che siamo direttamente coinvolti. Che si lanciano missili e bombe anche sulla popolazione civile. Che vogliamo il petrolio. Che la Politica ha perso (o, meglio, non esiste più). Che la diplomazia è inutile. Che ha vinto la guerra in difesa degli interessi delle multinazionali.
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