Lavoratori Miteni e caso PFAS, per la CGIL di Vicenza "Importanti le conferme della Regione con gli assessori Luca Poletto ed Elena Donazzan ma siamo solo al primo passo"
Mercoledi 29 Marzo 2017 alle 10:14 | 0 commenti
L'adesione allo sciopero alla Miteni di ieri, 28 marzo 2017, si è attestato oltre l'80% (su 126 ben 101 hanno aderito allo sciopero). Vanno esclusi però i lavoratori comandati. Una delegazione è partita a fine mattinata per giungere all'appuntamento con la Giunta regionale a Palazzo Ferro Fini dove si stava svolgendo la riunione del Consiglio regionale. La delegazione sindacale era composta dalle RSU aziendali, dai segretari Cgil Cisl e Uil di Vicenza e del Veneto sia di categoria, sia delle tre confederazioni. Per la Cgil vicentina erano presenti il segretario generale Giampaolo Zanni e la segretaria generale FILCTEM (che rappresenta i tessili e i chimici) Verena Reccardini.
"Abbiamo avuto conferma (affidamento) da parte dell'assessore alla sanità Luca Coletto che saranno monitorati i lavoratori Miteni, gli ex dipendenti e i lavoratori dell'intero indotto", così la segretaria generale Filctem Verena Reccardini presente all'incontro.
"Altra conferma", ha proseguito la segretaria Filctem di Vicenza, "è arrivata dall'assessore Elena Donazzan che ha promesso di convocare un tavolo con l'azienda per affrontare i temi occupazionali". Ed ha aggiunto Reccardini: "Da parte nostra vorremmo tenere assieme l'aspetto sanitario, quello ambientale e quello dei posti di lavoro e quindi vorremmo che l'azienda rimanesse sul territorio, ma vorremmo vedere un piano industriale".
Il segretario generale della Cgil vicentina Giampaolo Zanni ha apprezzato l'apertura della Giunta regionale. "Il problema dell'inquinamento da PFAS è rilevante. L'obiettivo in questa vicenda lo raggiungeremo quando vi sarà un accordo per garantire un futuro ai dipendenti e garantire contemporaneamente la salute a cittadini e dipendenti assieme". Ed ha proseguito Zanni: "Quello di oggi (ieri per chi legge, ndr), ovvero l'incontro con la presa in carico dei lavoratori, è un primo passo".
"Eravamo presenti come confederazioni a fianco delle categorie", ha proseguito il segretario generale della Camera del lavoro berica, "perché riteniamo che occorra conciliare l'esigenza di garantire l'ambiente sano e l'acqua buona per i cittadini e nel contempo costringere l'azienda ad un accordo che dia rassicurazioni sul futuro aziendale e quindi sui posti di lavoro e sul controllo sanitario di coloro che operano nel sito e in quelle lavorazioni".
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