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Laura Scuccato racconta Let's play different: è un gioco con "prove di disabilità". La bassanese è la vice presidente nazionale LEO

Di Giulia Biasia Domenica 14 Febbraio 2016 alle 22:12 | 0 commenti

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Laura Scuccato, classe 1990, laureata in ingegneria gestionale, maestra di sci e fondatrice del Team in Rosa, è l'attuale vicepresidente nazionale del LEO Club, la struttura giovanile dei Lions. È stata presidente di club a Bassano, poi di distretto dal 2011 al 2012, responsabile nazionale del progetto Kairos e, attualmente, unica candidata per il posto di presidente nazionale per l'anno 2016. Ed è stata l'inventrice di un gioco in scatola, Let's play different, un gioco dell'oca che si basa su "prove di disabilità" e che viene dato gratis ma contando su un'offerta libera per raccogliere fondi per la disabilità ai cui temi è improntato.

Laura Scuccato, vice presidente nazionale LEO ClubChe cos'è il LEO Club?
È un'associazione giovanile, presente in tutta Italia, che comprende ragazzi dai 15 ai 30 anni. Raggiunta questa età gli iscritti possono entrare nel Lions Club, stessa associazione ma per "adulti". Tornando al LEO Club, i ragazzi hanno come obiettivo principale quello di dedicare il tempo libero agli altri e di capire di che cosa ha bisogno la società: si individuano, quindi, dei progetti da portare avanti, che possono durare da uno a quattro anni. La durata è limitata perché essendo ragazzi giovani c'è bisogno di... cambiare. I progetti prevedono tre tipologie: raccogliere fondi, promuovere campagne di sensibilizzazione, passare pomeriggi con disabili, extracomunitari o anziani. La struttura del LEO Club è gerarchica: alla base c'è il club (ovvero il club della singola città), poi c'è il distretto (per esempio, Bolzano, Trento, Verona e Vicenza fanno parte del distretto TA1) e, infine, il club nazionale che conta 4.000 soci. Ognuno di questi ha un presidente, un vice, un tesoriere, un cerimoniere... Le cariche durano un anno per permettere a tutti di fare esperienza.
Anche i progetti seguono questa gerarchia?
Il LEO lavora tramite service che possono essere nazionali, distrettuali o di club. Il nostro motto è “We serve”. Per fare un esempio, abbiamo avviato un progetto chiamato Leo4children, per il quale sono stati raccolti 200.000 euro tramite la vendita di pandorini nel periodo natalizio e di colombine in quello di Pasqua. Questo service, quindi, rientra nella categoria raccolta fondi.
Let's play differentParliamo di quello che tu hai fatto in prima persona. Come nasce il gioco Let's play different(*)?
Tutto è nato perché un socio del Lions Club di Marostica ha avviato il progetto Kairos dedicato a bambini disabili. Sono venuta a conoscenza di questa iniziativa e ho deciso di proporre Kairos come tema di studio nazionale nel 2012, facendolo rientrare come progetto di sensibilizzazione. Ne sono diventata coordinatore nazionale e il progetto è stato rivotato anche per l'anno successivo; questo è il quarto anno. Nel 2013 in piazza a Bassano abbiamo organizzato un evento per il LEO Club del Triveneto al quale hanno partecipato 60 ragazzi. Io faccio la maestra di sci e, in montagna, avevo avuto l'occasione di provare il monosci che usano i disabili per sciare. Volevo trasmettere le sensazioni provate agli altri ragazzi e ho organizzato un gioco dell'oca che al posto di prove di abilità proponeva prove di disabilità. Sono rimasta stupita dal successo avuto e mi dispiaceva che potesse essere dimenticato.
Quindi questa è stata l'idea alla base del gioco in scatola?
Sì. Di lì a poco mi sono trasferita a Bologna per fare l'università e ho avuto l'occasione di conoscere alcuni ragazzi di altri club. Dopo aver spiegato loro cosa avevo in mente, abbiamo iniziato a pensare e sviluppare il gioco in scatola. Ovviamente, ci siamo fatti aiutare da aziende esperte come Post Scriptum perché non sapevamo come creare fisicamente il gioco. La prima partita era di 1000 scatole, arrivate nel dicembre 2014 e già vendute ancor prima di essere prodotte. La seconda produzione si è conclusa nell'aprile 2015 e di queste scatole se ne devono ancora vendere 200. Il problema è che quando si deve creare qualcosa che comporta dei costi si deve ottenere il consenso da parte dell'associazione. Questo tempo di attesa ha fatto perdere un po' l'entusiasmo per il gioco, per quello ci sono ancora queste copie invendute. Non ci siamo fermati, comunque, al gioco in scatola. Abbiamo anche sviluppato una versione per le piazze con il tabellone 2x3 metri. Devo dire che ha avuto un grande successo perché è stato portato in più di venti piazze italiane, come Roma, Arezzo, Rovigo, Genova. Let's Play Different è attualmente un progetto nazionale.
Il gioco può essere venduto?
Let's play different è gratuito. È chiaro che chi volesse potrebbe fare un'offerta, anche perché a noi ogni scatola costa 15 euro. Non può essere venduto perché l'associazione non può vendere e avere profitti.
E i soldi guadagnati li tenete per voi o per altri progetti?
No, si reinvestono nel gioco stesso.
Come è stata questa esperienza?
Questo progetto mi ha permesso di fare esperienza di azienda perché mi sono dovuta interfacciare con esperti del settore. Non a caso LEO sta per Leadership Experience Opportunity. Io lo considero una palestra di vita.
Che impegno comporta fare parte del LEO?
Di solito ci sono due incontri al mese a livello di club, tre o quattro all'anno per distretto e sei all'anno a livello nazionale. L'impegno e la quantità degli eventi dipende anche dall'impostazione che dà il presidente.
Da quanti anni fai parte del LEO?
All'inizio delle scuole superiori ho sentito la necessità di aiutare gli altri. Stavo cercando un'associazione alla quale dedicarmi e mio nonno, che era iscritto ai Lions, mi ha parlato di questo club che era chiuso a Bassano da qualche anno. Mi sono informata e nel 2008 ho deciso di riaprirlo. Inizialmente eravamo in quattro persone, ma dopo il corso di formazione siamo diventati in venti.
Pochi conoscono il LEO e spesso si pensa sia un club elitario. Perché?
Purtroppo il LEO è poco conosciuto. So che molti pensano sia un club esclusivo, ma in realtà è volontariato. È vero che ci sono eventi con cene di rappresentanza o di gala, però è a spese di ogni partecipante e ognuno ha la libertà più totale di scegliere se partecipare. Gli eventi comunque hanno dei costi contenuti entro i quali stare.
I progetti futuri quali sono?
Innanzi tutto farsi conoscere di più e cercare dei testimonial. La seconda cosa è riuscire a entrare nelle scuole.”
Che cos'è, alla fine e in sintesi, il LEO per te?
Il LEO è come il pongo: puoi costruire qualsiasi cosa. Bisogna solo aver voglia di sporcarsi le mani.
(*) Let's play different è un gioco dell'oca che sottopone i giocatori a prove di disabilità. Vince chi arriva per primo all'ultima casella. Per avanzare si devono lanciare i dadi e superare le prove che sono riportate nel mazzo di carte che viene fornito dal gioco in scatola. Le prove sono di tre tipologie: quelle legate alla disabilità dell'area visiva (nella scatola c'è anche una mascherina per bendare i giocatori) e che corrispondono alla carta pipistrello; quelle legate alle disabilità uditive e cognitive, associate alla figura del delfino; quelle legate alla disabilità motoria, che invece sono legate alla tartaruga. Quando il giocatore sosta su una casella che ha il disegno di uno di questi animali deve pescare la carta corrispondente e superare la prova. Se la prova non viene superata il giocatore torna alla casella precedente. Il gioco poi prosegue come un normale gioco dell'oca. 


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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