L'assessore Donazzan dalla D'Urso: "Il crack delle banche è l'unico motivo per parlare di Veneto"
Venerdi 13 Gennaio 2017 alle 18:06 | 0 commenti
L'assessore Regionale Elena Donazzan ha partecipato venerdì mattina al programma Mediaset Mattino Cinque per discutere della crisi del settore bancario veneto. Queste le sue riflessioni al termine della trasmissione:
"Ho riscontrato un fatto inconfutabile, che mi lascia profonda amarezza: le banche venete sono diventate il motivo per poter parlare del Veneto. Una regione, la nostra, considerata da sempre un territorio di grandi lavoratori e che ora subisce un danno di immagine per le beffe compiute ai risparmiatori dalle banche venete"
In questo quadro la politica, in modo generale, viene chiamata alle proprie responsabilità ma va detto con chiarezza che la politica veneta, nel crack delle banche territoriali, non c'entra. È evidente perciò che ora il tema della responsabilità assume ancor più importanza affinché si giunga al riscatto dell'immagine della nostra regione svellendo il grano dalla gramigna.
È stato compiuto un autentico gioco d'azzardo, che oggi possiamo dire essere stato lo stile con cui i cda delle banche hanno speculato, rilanciato, pompato le loro azioni.
Un imprenditore vicentino mi ha ricordato come gli imprenditori e le famiglie venete ritenevano la banca un luogo sicuro per i propri risparmi e non certo una sorta di borsa in cui giocare.
In diverse assemblee dei soci a cui ho partecipato, il presidente Zonin chiamava la BpVi la 'musina' del nostro risparmio.
Nella cultura popolare veneta la musina è anche un luogo sicuro che si rompe all'evenienza, qui invece è sembrato essere utilizzato principalmente una fonte di risparmio per il gioco altrui. E la responsabilità , pertanto, va accertata tra coloro che hanno preso quelle nefaste decisioni.
Senza l'individuazione della responsabilità non si potrà ricostruire né fiducia né senso di giustizia. Quel senso di giustizia che pur non essendo economista o magistrato mi fa profondamente indignare, a maggior ragione dinanzi alle cifre da capogiro che i vertici della banca percepivano.
Basti pensare al penultimo dg Iorio che ha avuto una retribuzione all'ingresso, senza alcuna valutazione del suo operato, di 1,8 milioni di euro per arrivare ai 2.768.505 euro, o a Sorato che addirittura è stato premiato della risoluzione del rapporto di lavoro con 2 milioni.
Quale azienda in dissesto, pubblica o privata che sia, premia così i propri dirigenti responsabili del dissesto stesso?
Pensiamo anche al cda della BpVi, quello ad esempio del 2015: i compensi andavano dai 3.250 euro a 1.011.097 di Zonin, con buona parte dei membri che percepivano oltre 100 mila euro e tra i quali non sedeva alcun politico!
La responsabilità della politica va individuata in altre regioni, come nella "rossa" Toscana. Se pensiamo solo al Monte dei Paschi, nel cda ci sono stati i sindaci comunisti di Siena e i segretari regionali prima Ds poi Pd. O a Banca Etruria, quella della famiglia Boschi, la cui figlia è ministro dei due governi Renzi-Gentiloni. Ma le responsabilità di suo padre, guarda un po', non si trovano.
Approvo il decreto di salvataggio di 20 miliardi ma, come spiegato in una mozione di Forza Italia approvata alla Camera l'altro ieri, a patto che sia condizionato dalla pubblicazione dei nomi dei grandi debitori, perché dovremmo spiegare come mai alle Pmi in una sorta di rating venga calcolato un rischio elevato mentre a De Benedetti o alla Marcegaglia no.
Vigilerò affinché quella cifra sia destinata ai risparmiatori delle banche venete"
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