L’assemblea finale della Popolare di Vicenza verso la Spa sabato prossimo a casa di Zonin
Lunedi 29 Febbraio 2016 alle 14:48 | 0 commenti
Con una singolare coincidenza l'assemblea della Banca Popolare di Vicenza che sabato prossimo, 5 marzo, verrà chiamata a votare la trasformazione in S.p.A. e la quotazione in Borsa dell'istituto, con contestuale aumento di capitale da 1,763 miliardi di euro, si terrà a Gambellara, comune che è anche sede della Casa vinicola Zonin, il cui presidente è stato per 19 anni alla guida della popolare berica. Dimessosi il 23 novembre scorso, dopo essere stato indagato dalla magistratura, Gianni Zonin rappresenta il passato con cui tutti i soci della banca sono chiamati a fare i conti. Conti salati: miliardi di euro finiti in fumo, aumenti di capitale da capogiro e la svalutazione delle azioni per almeno il 90 per cento del valore rispetto all'ultima operazione sul capitale dell'agosto 2014. Titoli venduti a 62,5 euro che in Borsa sbarcheranno probabilmente (molto) sotto quota 5 euro.
Non è stata una scelta facile, assicurano fonti interne alla banca, ma sembra non esista nel territorio della provincia un impianto diverso da quello messo a disposizione da Perlini Equipment (via Torri di Confine, 8 a Gambellara, nella foto) capace di ospitare migliaia di persone, data l'indisponibilità della Fiera nel prossimo fine settimana. Ma lasciando a lato le vicende del passato, oggi corre obbligo agli amministratori della banca, il presidente Stefano Dolcetta e l'amministratore delegato Francesco Iorio, di guardare avanti. Iorio sabato sarà fresco reduce da un tour finanziario negli Stati Uniti finalizzato a individuare l'interesse di investitori istituzionali. Dolcetta sta spendendo tutto il proprio bagaglio di credibilità per convincere i soci che la discontinuità con il passato è netta e la trasparenza sarà la parola d'ordine. Pur con il fegato ingrossato, ai soci non restano alternative strategiche (a parte il ricorso alla magistratura, che però potrà saldare i conti con il passato, non costruire il futuro): se la Vicenza non si trasforma in S.p.A e non va in Borsa, Unicredit non parteciperà all'aumento di capitale (garantisce fino a 1,5 miliardi di euro), con conseguenze inimmaginabili. Vicenza in buona sostanza è chiamata a seguire la strada di Montebelluna.
I soci di Veneto Banca hanno chiuso gli occhi e votato sì ad un percorso simile già il 19 dicembre e la scorsa settimana è stata presentata domanda di quotazione in Borsa. Illudersi che un cavaliere bianco arrivi da Verona a costruire un asse veneto del credito è al momento quanto meno prematuro. La Fondazione Cariverona non ha oggi la liquidità per patrimonializzare Veneto e Vicenza. Sta solo ai soci pensare al futuro della BpVi. Da sabato.
Di Stefano Righi, da Il Corriere Economia - Il Corriere della Sera
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