Arroganza multinazionali, Cgil: Deutsche Telekom spoglia e ora vende T-Systems
Lunedi 19 Novembre 2012 alle 09:56 | 0 commenti
Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Stefano Garbin, segretario generale provinciale della FISAC Cgil, e componente della Presidenza del Consiglio aziendale europeo della Deutsche Telekom, sulla vicenda di T-System Italia che abbiamo anticipato il 9 novembre e il 16 di questo stesso mese. T-Systems Italai ha sedi a Vicenza, Milano, Roma e Napoli.
Deutsche Telekom prima spoglia e ora vende T-System Italia: una vera e propria "strage" scientifica di posti di lavoro!
Venerdì 16 novembre si sono rotte le trattative in T-Systems Italia, azienda di proprietà della multinazionale tedesca Deutsche Telekom, messa in vendita nei mesi scorsi; le organizzazioni sindacali interne hanno indetto lo sciopero per il giorno 22 novembre.
"La Deutsche Telekom ha deciso di abbandonare l'Italia e lo fa nel peggiore dei modi.
Dopo aver portato alla rovina per incapacità manageriali e mediocri strategie di marketing una splendida azienda che solo fino a pochi anni fa contava più di 700 dipendenti e dava anche occupazione ad altrettanti lavoratori dell'indotto, ha deciso di liberarsi degli 'ultimi' 360 lavoratori rimasti nelle sedi di Vicenza, Milano, Roma e Napoli mettendo in vendita la sua unica filiale italiana: l'epilogo di un declino annunciato, a voler ben leggere gli avvenimenti aziendali degli ultimi anni.
In precedenza infatti la T-Systems italia, avvalendosi della crisi come alibi, aveva "cancellato" molti posti di lavoro senza farlo però in prima persona, attraverso calcolate cessioni di rami d'azienda.
Tre anni fa cedette il Centro stampa con 14 dipendenti ad un azienda padovana convincendo i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali della bontà dell'operazione che avrebbe garantito occupazione sul territorio; dopo neanche un anno l'azienda acquirente creò dal nulla una ditta ad hoc coi soli 14 dipendenti ex T-Systems per poi chiuderla in tutta fretta mandando a spasso i lavoratori.
Nel 2010 altra cessione di ramo d'azienda contornata da garanzie occupazionali: 40 dipendenti passati ad altra società informatica con l'impegno di dare a quest'ultima commesse (o appalti?) per assicurare il lavoro al personale ceduto. A poco valse lo sciopero indetto dai sindacati, l'operazione andò in porto (e nel frattempo, due contratti di solidarietà erano stati applicati grazie all'impegno delle forze sindacali per abbassare i costi senza perdere posti di lavoro).
Qualcuno di quei 40 lavoratori ha intentato causa a T-Systems, ritenendo illegittima la cessione ma i tempi della giustizia a Vicenza sono lunghissimi), 11 di loro sono stati messi in cassa integrazione dalla nuova azienda dall'ottobre del 2011... forse T-Systems non garantisce più le commesse che aveva promesso?
L'ultimo atto dell'"etico e socialmente responsabile" gruppo Deutsche Telekom è quindi la vendita di tutto quello che resta, però stavolta con una promessa non mantenuta in più.
A novembre dell'anno scorso (2011) per gestire la innegabile crisi in modo socialmente accettabile le organizzazioni sindacali avevano sottoscritto con la dirigenza tedesca un accordo approvato dai lavoratori: in cambio di 72 'esodi' volontari e incentivati e dell'autoriduzione degli stipendi dei rimanenti dipendenti l'azienda avrebbe garantito i posti di lavoro fino alla fine del 2014, impegnandosi in un piano di rilancio attraverso nuovo business.
Pochi mesi dopo la firma dell'accordo la Deutsche Telekom decide invece di non investire più nel risanamento dell'azienda mettendola in vendita e venendo così spudoratamente meno agli impegni presi.
Si son presentati tre potenziali acquirenti, ma di fronte all'accordo sindacale che per legge dovrebbero subentrare a garantire, pretendono da T-Systems commesse e soldi per pagare gli stipendi dei lavoratori per due anni.
L'azienda con la quale la trattativa è più avanzata ha già affermato però che almeno 100 dei lavoratori di T-Systems saranno in ogni caso in esubero perché svolgono funzioni già occupate al suo interno: per loro il lavoro non ci sarà .
Giocando anche stavolta pericolosamente sulla pelle di 360 famiglie la dirigenza T-Systems si è presentata alle organizzazioni sindacali provando a convincere i lavoratori in esubero a licenziarsi offrendo loro denaro e dicendo poco o nulla su come l'acquirente garantirà l'occupazione fino al 2014 a chi verrà ceduto.
Una storia, questa di T-Systems Italia , che si somma alle storie di molte altre crisi aziendali vissute nel nostro Paese e quindi non farà molto notizia ma che va però raccontata per mettere a nudo davanti a tutti l'ipocrisia, l'arroganza e le troppe bugie e scorrettezze di un management che non paga mai, ma che fa ricadere sui lavoratori le conseguenze dei suoi errori".
Stefano Garbin
RSA della Fisac Cgil di T-Systems italia
Membro della Presidenza del Consiglio aziendale europeo della Deutsche Telekom
Segretario generale provinciale della Fisac/Cgil di Vicenza
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