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L'alluvione a Vicenza,cronaca di una tragedia minore:Ilvo Diamanti. Dal Molin impermeabile

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 7 Novembre 2010 alle 11:20 | 0 commenti

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Da La repubblica del 4 novenbre 2010, Ilvo Diamanti

Ancora non mi capacito. Di come il Bacchiglione abbia potuto allagare Cresole, località di Caldogno - casa mia. E le strade, le piazze del centro di Vicenza, proprio sotto al mio studio. Allagare, peraltro, è un eufemismo. Visto che si è trattato di un'alluvione disastrosa. Che ha provocato danni immensi. Alcune vittime. Migliaia di persone con la casa danneggiata, spesso in modo molto serio. (guarda qui il video si Repubblica, qui quello della Polizia locale di Caldogno e poi i nostri: sulla città , su una giovane alluvionata e su un'anziana disperata)

Abitazioni affondate nel fango. Insieme a ciò che contenevano. E uffici, garage, automobili. Ieri, quando mi sono mosso da casa, un paio di chilometri dai luoghi alluvionati, ancora non me ne rendevo conto. Ma era impossibile circolare. Tutte le strade che percorro, quotidianamente, per recarmi a Vicenza oppure per raggiungere l'autostrada, a Dueville, bloccate.

E ancora non mi rendo conto di come possa essere accaduto. Il Bacchiglione - il fiume che ha travolto tutto, da Vivaro a Vicenza, passando per Cresole e Rettorgole, località di Caldogno - io lo conosco bene. Quando ho tempo e il tempo lo permette, lo risalgo in bici, lungo il greto. Vi entro al confine con Vicenza, il Ponte del Marchese, al confine con il Dal Molin, l'area dove, un giorno dopo l'altro, con rapidità sorprendente (e inquietudine immutata), vedo sorgere la base americana.

Da lì risalgo. Da una parte il corso d'acqua, dall'altro la campagna. Arrivato a Cresole, attraverso la strada e proseguo ancora, fino a Vivaro. Poi, di nuovo, passo la strada e continuo, in mezzo ai campi, costeggiando il Bacchiglione. Che definire "fiume" è sicuramente esagerato. Lì è un torrente che puoi attraversare in molti, diversi punti. A piedi. Visto che l'acqua è poca. Consumata dai campi. Cambia nome spesso, il Bacchiglione. Quando si avvicina a Vicenza si chiama Livelòn. In alcuni punti, d'estate, diventa Livelòn Beach, dove molti vicentini vengono a bagnarsi - fare il bagno è un po' impegnativo. E a prendere il sole. Non riesco davvero a rendermi conto di come possa essere successo. Cosa abbia potuto trasformare il mio percorso salutista - che mi permette di stare per un poco solo con me stesso - in un fiume killer. Capace di travolgere tutto e tutti. Non è la valle del Nilo. Non ci sono colline che franano, intorno. Anche se sotto c'è un bacino di falde acquifere fra i più ampi d'Europa. Due giorni di pioggia improvvisa, battente e ininterrotta, insieme allo sciogliersi rapido delle nevi nelle montagne vicine (complici lo scirocco e un veloce rialzo della temperatura. Tutto ciò ha trasformato un torrente nel Nilo in piena. Inimmaginabile, per me. Anche se, in questi anni, ho visto - e raccontato - cose che voi umani...

Un territorio verde: urbanizzato senza limiti e senza regole. Caldogno, da quando sono arrivato, negli anni Ottanta, è passato da 4 a oltre diecimila abitanti. Nei prossimi anni dovrebbe superare il 20 mila. È la previsione che orienta le scelte urbanistiche. (Forse si attende l'arrivo degli americani.) Le strade, punteggiate di rotatorie, sempre più numerose. Spesso in punti incomprensibili: in mezzo ai campi - indicano che lì nascerà, presto, una nuova entità immobiliare. Un nuovo non-luogo abitato da stranieri. (Perlopiù "italiani"; ma stranieri perché estranei l'un l'altro.) E poi capannoni, zone artigianali e commerciali. E piscine, centri sportivi. Il territorio scompare, o comunque si nasconde. Non per caso avevo scelto quel torrente per i miei giri in bici. Ormai si tratta dell'unico percorso sicuro e tranquillo. Poche le piste ciclabili e sulle strade normali, anche le più periferiche, andare in bici è da pazzi. Io stesso, quando viaggio in auto, ne ho paura. E li "investo" ... di male parole. Difficile chiedere troppo ai fiumi - e alle loro imitazioni. Difficile chiedere ai torrenti di fare gli straordinari, di affrontare prove e sfide straordinarie. Di domare l'irruzione di piene improvvise e imprevedibili. Gli argini, spesso, non ci sono più. E, comunque, i campi intorno non tengono. Anche perché, in molti casi, "livellati" dai cavatori. Le case sono lì a due passi. Sempre più vicine. L'acqua, uscita dagli argini, arriva in un attimo. E quando scende verso Vicenza, sempre più tumultuosa, non incontra più l'ultimo rifugio, l'ultimo sfogo. Il Dal Molin. È impermeabilizzato, messo in sicurezza. Oggi più che mai. Così l'onda scivola via. Prosegue sempre più grossa. E si abbatte su Vicenza senza ostacoli, senza freni, senza limiti. Gli amici di Vicenza che abitano presso Ponte degli Angeli dicono che tutto è avvenuto in fretta. Troppo in fretta. Quando hanno capito che l'acqua stava davvero uscendo dall'argine, scavalcava il ponte, invadeva piazza Matteotti, Santa Lucia e i dintorni. Era troppo tardi. Troppo tardi. Così come troppo tardi avevano capito quel che stava succedendo. Ora tutti cercano i colpevoli e si rimpallano la responsabilità, ma nessuno poteva immaginare l'inimmaginabile. E nessuno poteva immaginare che l'ambiente era lì, pronto a chiedere il conto di tanti decenni di incuria. In modo tanto clamoroso e violento.

L'inimmaginabile, peraltro, resta ancora oscuro per gran parte degli italiani che abitano altrove. Perché i giornali "nazionali" ne hanno parlato poco - a pagina 20 della cronaca. Perché le tv "nazionali" hanno guardato la catastrofe con un certo stupore. Ma senza rendere l'effettiva drammaticità degli avvenimenti. Tanto che i miei amici, i miei colleghi che abitano nel mondo - e ancor più in Italia - non si sono resi conto di quel che è successo. Non saprei dirne la ragione vera. Forse perché, in fondo, si lamentano sempre, quelli del Nordest. Così, quando ce n'è davvero il motivo, non vengono presi sul serio. Se te la prendi sempre con Roma ladrona, Roma si vendica. E quando chiami non ti sente. Forse perché resiste il mito del post-terremoto friulano; o del Vajont. Quelli abituati a fare da soli. Ad aggiustare i propri conti con le sfide del mondo e della natura senza chiedere aiuto agli altri. Così gli altri, quando ci capita qualcosa di grosso, non si accorgono di noi. Tanto siamo campioni dell'arte di arrangiarci.

Forse perché Vicenza, il Veneto, il Nordest sono terre lontane. Da Roma, ma anche da Torino e Milano. Periferia romana e padana. E poi, vuoi mettere i rifiuti di Napoli? Così, le grida si sentono poco. Echi lontani. E qualche ripresa. Qualche immagine. Persa tra le foto di Ruby, le avventure erotiche e le barzellette sconce di Berlusconi, le polemiche dell'opposizione, le inchieste infinite da Avetrana. L'alluvione di Vicenza. Un servizio a pagina 20 sui quotidiani e una notizia dopo dieci minuti di tigì, il giorno in cui avviene. Poi sparisce.

In fondo si tratta di una tragedia minore che si consuma in una provincia minore. Non merita un'inchiesta. Al massimo una cronaca. Minore.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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