L'accesso all'acqua e i bambini con la pancia gonfia
Giovedi 21 Luglio 2011 alle 22:06 | 0 commenti
Gianni Genghini, associazione Ambiente e Società , Circolo Embera Katio - Se manca il petrolio è possibile ottenere energia dal sole, dal vento e dall'idrogeno. Se manca l'energia elettrica, le industrie non possono produrre, nelle abitazioni manca la luce, non funzionano gli elettrodomestici e la televisione. Se manca l'oro poco male. Se manca l'acqua gli esseri viventi muoiono. La notizia è di questi giorni: nel Corno d'Africa- Somalia, Etiopia ed Eritrea - è in atto uno dei più lunghi e terribili periodi siccitosi di questi ultimi decenni.
In quell'area, culla dei nostri più antichi progenitori, non piove da oltre due anni. Le immagini televisive ci mostrano la terra spaccata, le carcasse degli animali e le pance gonfie dei bambini. E l'uomo della strada si domanda se l'occidente ricco e sprecone fa veramente tutto quanto è possibile per tentare di limitare i danni di questa situazione. Cosa fare per aiutare queste popolazioni? Noi italiani ogni anno buttiamo in pattumiera o in discarica quanto basterebbe per nutrire 44 milioni di persone. Ed anche altri consumi potrebbero essere ridotti, quelli energetici ad esempio. Anche gli Stati sono in grado di risparmiare sulle spese. Per non parlare del denaro -centinaia di miliardi di dollari- che i Paesi cosiddetti ricchi spendono per mantenere eserciti in armi per poi inviarli nelle aree critiche del pianeta. Quanto vale la vita di un bambino dalla pancia gonfia? Una scatola di proiettili? Una pistola? Quanto cibo e quanta acqua potremmo inviare in Africa e quante scuole e ospedali potremmo costruire in quei Paesi con il denaro utilizzato per armare un battaglione di soldati? Ma anche l'Africa ha le sue colpe nella cattiva alimentazione di alcune sue popolazioni. Perché in alcuni Paesi africani invece di produrre the, caffè, banane, ananas, datteri, tutti prodotti richiesti dall'Occidente, non si producono alimenti utili a sfamare le loro popolazioni? Perché nei Paesi del Corno d'Africa, tutti con sbocco al mare, non s'intensifica, magari con l'aiuto tecnologico dei Paesi ricchi, la produzione di desalinatori e la costruzione di invasi per raccogliere l'acqua in eccesso quando piove? L'acqua nel nostro pianeta c'è, anche se è distribuita in modo diseguale. L'acqua copre i tre quarti della superficie del pianeta: ma per il 79% è salata e dunque in sostanza inutilizzabile. A disposizione dell'umanità , dunque, c'è solo un'esigua frazione di questo "oro blu": solo lo 0,01%. Una buona parte dell'acqua dolce disponibile è spesso inutilizzabile perché inquinata. Un dato ci può far capire quanto sia grande la differenza nell'accesso all'acqua tra i Paesi occidentali e quelli del Corno d'Africa. Un abitante di Gibuti consuma 9 litri d'acqua al giorno, mentre un italiano ne consuma 400, con sprechi che superano il 30%. I popoli soffrono la fame e la sete non tanto perché cibo acqua non sono disponibili quanto perché sono poveri e non hanno i soldi per comprarli. L'Argentina ad esempio, produce carne in abbondanza ma gli argentini sono fra quei popoli che ne mangiano di meno. Milioni di tonnellate di granaglie del sud America sono prodotte per essere esportate in occidente. L'uomo della strada si domanda se non sia giunto il momento di apportare sostanziali cambiamenti al sistema di liberalizzazione dei mercati che si è andato affermando in questi anni di globalizzazione.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.