La voce di Elena
Domenica 7 Ottobre 2012 alle 01:42 | 6 commenti
Da VicenzaPiù n. 241 e BassanoPiù n. 3 in edicola o sfogliabili comodamente dagli abbonati
Donazzan, assessore veneto all'istruzione, respinge al mittente le accuse di avere gestito con opacità le somme destinate alla formazione e parla di una gestione dei fondi comunitari all'insegna dell'efficacia e della trasparenza. Nonostante questo però non spiega l'ammontare degli stanziamenti finiti alla galassia Irigem
Mentre da Roma arrivano le eco del caso deflagrato in senso al consiglio regionale la politica veneta fa fatica ad interrogarsi sulle modalità con cui vengono spesi i fondi per la formazione. Poco meno di un mese fa Ferdinando Francescon, volto noto del Pdl padovano, aveva indirizzato un esposto alla magistratura berica per chiedere lumi sull'utilizzo dei fondi di palazzo Ferro Fini. Da destra a sinistra il silenzio è bipartisan: con l'eccezione dell'assessore all'istruzione Elena Donazzan del Pdl.
In realtà la questione era stata affrontata con un lungo servizio su VicenzaPiù del 15 settembre 2012 (pagina 12) nel quale veniva dato conto dei dubbi di Francescon e di quelli dei vertici regionali di Uil e Cisl. La domanda di fondo era: i finanziamenti regionali per la formazione sono sciupati o ben spesi? Dal 2004 ad oggi quanto la regione ha fatto incassare al gruppo Irigem? E quanto alla collegata Rete Veneta? È pensabile che in anni passati vi sia stata una sovraesposizione su ReteVeneta (fa riferimento alla famiglia bassanese Jannacopulos) dell'assessore Pdl Elena Donazzan che ha la delega alla formazione?
E se la famiglia Jannacopulos rimane in silenzio altrettanto non fa la Donazzan che spiega il suo punto di vista: «La Regione ha prodotto uno studio molto articolato del monitoraggio effettuato sui corsi della formazione professionale ed in particolare su quelli della cosiddetta area giovani, vale a dire quella formazione in diritto-dovere prevista dalla normativa nazionale e legata alle Regioni italiane in sussidiarietà . Si tratta di giovani frequentanti i percorsi triennali autorizzati e finanziati dalla Regione del Veneto per assolvere l'obbligo formativo che per la legge italiana è di 16 anni o almeno fino al conseguimento di una qualifica. Questa formazione costa alla Regione del Veneto circa 89 milioni di euro e garantisce la piena gratuità ad oltre 17.000 studenti che dopo le scuole medie possono scegliere di frequentare anche questi percorsi... Il monitoraggio di tali percorsi - prosegue l'assessore - ha dato un esito straordinario: anche in tempi di crisi oltre il 70% dei ragazzi che ottiene la qualifica trova un lavoro coerente, vale a dire corrispondente al percorso di studi effettuato; un 15% circa rientra nel percorso scolastico per fare il quarto ed il quinto anno presso un istituto professionale di Stato. La battaglia della nostra regione, d'intesa anche con il sindacato, è quella di difendere questa formazione e di rilanciare nei confronti dello Stato affinché sia quest'ultimo a finanziare tali percorsi formativi e non la Regione). Dopo che l'amministrazione regionale ha reso noti tali risultati i sindacati che si erano espressi in modo critico hanno decisamente cambiato idea».
La stessa Donazzan, fa sapere che i controlli messi sulla efficacia dei corsi messi in campo dalla amministrazione regionale sono assi rigidi, ben oltre gli standard richiesti dalla Ue. A tal proposito, sostiene ancora Donazzan recentemente la Commissione Europea ha evidenziato che il Veneto è la migliore regione d'Italia «per l'utilizzo dei fondi europei sulla formazione». L'assessore alla formazione precisa il suo punto di vista anche per quanto riguarda una ventilata eccessiva presenza in video: «Le presenze dei politici sui network televisivi sono monitorati dal CoReCom in particolare durante i periodi sottoposti a regolamentazione sulla par condicio. Per il resto mi piacerebbe essere più presente, ma i troppi impegni sul territorio, assemblee, riunioni, convegni, me lo impediscono».
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.
volete un esempio:
incontri obbligatori per prendere i sussidi inps dove si sta un'ora o 3/4 ora e si firma una presensa di 2 ore; lettere minatorie a casa per presentarsi a incontri dove si deve chiedere il premesso al datore di lavoro, e quindi il lavoratore perde soldi, perchè l'ente non accorda orari consoni col lavoratore; ripetizione di carte e operazioni, tutte uguali per più volte su diversi uffici, facendo perdere tempo al lavoratore ma facendolo guadagnare, magari a 20-30 euro all'ora all'ufficio che ha preso in appalto il corso obbligatorio per cassaintegrati in deroga; corsi non finalizzati al reale bisogno del lavoratore ma magari a quello che propone l'ente, io non posso fare il corso che mi piace o che ritengo opportuno, ma devo magari fare un corso che vogliono loro, non posso usare le mie 'doti', cioè le ore di formazione che i fondi europei mi obbligano a usare, dove meglio mi spingono le mie qualità o interessi;
Questi sono soldi veri che vengono buttati o usati male, e i lavoratori sono sotto ricatto perchè rischiano di perdere il sussidio di cassaintegrazione se non sottostanno ai dettami di chi li chiama a fare colloqui o corsi, e questi soldi sono distribuiti a spaglio, in un rigolo infinito, fate il conto di quanta gente ci campa con questi finanziamenti per cassaintegrati, e magari quanti ci appianano i bilanci o mantengono i propri uffici.......
allora alla fine a chi servono? ai lavoratori o a qualcun'altro????
grazie tiziano