La tassa per il permesso di soggiorno va abrogata
Martedi 31 Gennaio 2012 alle 21:22 | 0 commenti
Irene Rui, Prc Fds - Da ieri 30 gennaio, gli stranieri che devono rinnovare un permesso di soggiorno dai 3 mesi ad un anno, oltre alle esose spese per la predisposizione dei documenti, dovranno versare anche una gabella che va dagli 80 ai 200 euro per persona più 27,50 per le spese del documento elettronico e bolli. Circa 250 euro a persona.
Ieri sotto la prefettura si sono trovati una delegazione di migranti per chiedere al Prefetto di far pervenire la loro richiesta di abrogazione della tassa al Presidente della Repubblica, poiché metterebbe sul lastrico molte famiglie che già pagano le alte tasse poste ai cittadini e che visto la crisi economica e gli elevati costi della vita non sono in grado (come i cittadini italiani) a far fronte. Gli immigrati fanno presente inoltre, che la crisi economica e del mercato del lavoro colpisce anche loro, e questa tassa non farebbe altro che incentivare la clandestinità .
Una famiglia di quattro componenti si troverà a versare 1000 euro più bolli, più spese per idoneità alloggio (da 25 a 80 e più euro, a seconda dei diritti di segreteria comunali), quelli relativi a copia di contratto di locazione e del lavoro in originale, quelle relativi all'iscrizione all'anagrafe, i certificati dei famigliari vidimati dai consolati e altre spese che si aggiungono ai 60 -75 euro per ogni giornata lavorativa persa in questura. Una media che va dai 500 ai 1000 euro per permesso. Un permesso che arriverà come sempre in ritardo e relativo alla durata dell'ultimo contratto di lavoro, al momento del ritiro, che può essere anche di sei giorni. Con la ricevuta attestante il deposito della richiesta, il migrante non può fare tutto quello che gli è permesso dal documento di soggiorno. Si deve aggiungere che poiché l'obolo si riferisce al permesso richiesto di 3- 6 mesi o un anno, non a quello effettivamente rilasciato, il migrante potrebbe per paradosso, trovarsi al ritiro del sospirato documento, aver pagato 200 euro per un permesso di 6 giorni.
A questo va inoltre aggiunto che la traversia per il permesso non si ferma con la prima entrata nell'ufficio, poiché spesso una circolare dell'ultimo momento può richiedere documentazione diversa o in aggiunta a quella presentata, conseguentemente la richiesta è rigettata. Il povero cittadino si trova costretto a richiedere un altro appuntamento che se è fortunato è a breve tempo - che crea però difficoltà agli uffici competenti di poter preparare in tempo la documentazione - diversamente si trova spostato di mesi, con le aggiunte delle spese del caso.
Da subito - come richiesto dagli immigrati - andrebbe abrogata questa tassa ingiusta e razzista, e poi si dovrebbe pensare ad una soluzione sostitutiva del Permesso di Soggiorno. La permanenza dei cittadini stranieri, vista anche la precarietà contrattuale, non dovrebbe essere legata al periodo occupazionale. Questo sistema trasforma il soggetto in macchina per il permesso, costretto alla schiavitù per poter permettere a se e alla propria famiglia di rimanere in Italia, costretto a uno stress psico-fisico della paura di perdere il posto, di cadere in clandestinità , che si aggiunge a quello della vita quotidiana.
Non sarebbe meglio semplificare il tutto e ritornare ad una situazione legislativa ante 1998, monitorando la presenza straniera con una Carta di Identità per stranieri, la cui validità è legata alla loro presenza nel territorio italiani?
Di questo e delle diverse problematiche degli immigrati, anche a fondo razziale che si sono sviluppati in Italia, nella cosiddetta "seconda repubblica" ne discuteremmo il 3 prossimo febbraio alle 20,30 all'iniziativa promossa da Rifondazione Comunista ad Arzignano presso la Sala San Rocco - Via dei cappuccini.
Irene Rui, responsabile provinciale del dipartimento politiche migratorie PRC-FdS Vicenza
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