La sentenza di Strasburgo condanna i respingimenti dei migranti in Libia
Giovedi 23 Febbraio 2012 alle 22:44 | 0 commenti
Cipsi Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale - Guido Barbera (Solidarietà e Cooperazione Cipsi): "Questa sentenza è una condanna non all'Italia, ma a tutte quelle politiche che non riconoscono la centralità del rispetto dei diritti umani e della vita: valori in cui gli italiani credono fermamente. Chiediamo all'attuale governo italiano di rivedere rapidamente tutti gli accordi e le politiche che hanno permesso e condotto a tali avvenimenti".
Il 6 maggio del 2009, in acque internazionali, le navi italiane, su precisi ordini dell'allora governo, avevano intercettato una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea. I migranti erano stati trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati in Libia contro la loro volontà , senza essere neppure identificati, ascoltati né informati sulla loro destinazione. Nessuna verifica, neppure se potevano chiedere asilo politico.
Oggi è arrivata la condanna dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. "Riteniamo questa sentenza un passaggio molto importante. Non una condanna all'Italia, ma a tutte quelle politiche sbagliate che non riconoscono la centralità della dignità umana e i diritti di ogni essere umano. Valori che sono alla base della civiltà e della convivenza dei e tra i popoli - commenta Guido Barbera, presidente del coordinamento di Ong Solidarietà e Cooperazione Cipsi -. Questa sentenza rispecchia e ribadisce quanto il nostro coordinamento, insieme a molte altre voci della società civile e dell'associazionismo, aveva denunciato all'epoca dei fatti.
Avevamo detto no a tutte quelle politiche che negano ai profughi la possibilità e il diritto di chiedere asilo politico, respingendoli in territorio dove questi diritti non sono neppure riconosciuti. Avevamo detto no a tutti i politici che antepongono ai diritti, gli interessi, all'accoglienza i muri e che, con l'espulsione, spingono esseri umani verso il suicidio, piuttosto che affrontare la prigione e le torture di un rimpatrio forzato in paesi dove i diritti umani sono quotidianamente calpestati. Oggi, la sentenza della Corte di Strasburgo, aggiunge il suo autorevole no a tutto questo".
"Auspichiamo - continua Barbera - che la sentenza odierna costituisca un punto di svolta. Chiediamo all'attuale governo italiano di ripartire da qui, per condannare e rivedere tutte quelle politiche e quegli accordi che avevano permesso il verificarsi di tali gravi fatti. Chiediamo una nuova politica dell'integrazione sociale in grado di recuperare i principi e i valori che hanno da sempre contraddistinto l'Italia per l'accoglienza e la solidarietà , la libera circolazione, l'asilo politico e la tutela della vita. Siamo convinti che la sentenza di Strasburgo di questa mattina sia un'indicazione chiara e uno stimolo che non possiamo trascurare".
Per informazioni: Solidarietà e Cooperazione Cipsi, tel. 06.5414894, mail: [email protected], web: www.cipsi.it.
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