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La ricerca perde pezzi. Italia maglia nera d'Europa

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 22 Agosto 2011 alle 21:34 | 1 commenti

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Di Corrado Zunino, La Repubblica
Abbiamo ricercatori resistenti e talentuosi, capaci di una produttività da fabbrica tessile cinese. Ma il sistema della ricerca italiana - scientifica e umanistica - è crollato. Ora ci sono i numeri, offerti dal lavoro di una docente di economia e organizzazione aziendale all'Università di Bologna e di un esperto bibliometrico (uno statistico che studia le pubblicazioni scientifiche) olandese.

Il "paper" di Cinzia Daraio e Henk Moed reso noto da Research Policy ci dice che per la prima volta in trent'anni la produzione scientifica dell'Italia ha smesso di crescere e dà segnali di arretramento. Esperimenti e scoperte, nuova conoscenza prodotta nelle biblioteche universitarie e nei nostri centri di ricerca. Arretra, tutto questo, come quota percentuale dell'intera produzione mondiale e in termini assoluti come numero di articoli scientifici pubblicati. Sul piano quantitativo le pubblicazioni italiane hanno conosciuto un percorso di crescita dal 1980 (erano 9.721) al 2003 (sono diventate 39.728, quattro volte tanto). Nei cinque anni successivi si è proceduto tra depressioni e fiammate fino al 2008: 52.496 articoli italiani resi pubblici nel mondo, un record. L'anno dopo, il 2009 (ultimo dato conosciuto), il crollo: dodicimila pubblicazioni in meno, poco sopra quota 40 mila, bruciata la crescita di cinque stagioni. «Il confronto europeo è schiacciante », spiega Cinzia Daraio illustrando i successivi grafici. Siamo ultimi per numero di ricercatori rispetto alla popolazione: sei ogni diecimila abitanti. Metà della Spagna e un terzo della Gran Bretagna. Siamo ultimi (insieme a una Spagna che ci ha appena raggiunto) per investimenti pubblici nella ricerca: sono lo 0,4% del Prodotto interno lordo. E i nostri privati non riescono a sostituirsi a Stato, Regioni e Università, il loro investimento arriva solo allo 0,6% del Pil. Nelle collaborazioni internazionali, quelle che spesso forniscono il prodotto intellettuale più nuovo e solido, tra i sei "big europei" siamo penultimi. Eravamo secondi negli Anni Ottanta. In generale, il contributo italiano alle pubblicazioni nel mondo è pari al 3,3%. «C'è una trentennale disattenzione della politica italiana verso la ricerca», dice la Daraio, «e oggi assistiamo all'inizio del declino della scienza italiana». È interessante notare come i ricercatori italiani restino i primi per produttività individuale: ogni due anni esce un nostro nuovo lavoro realizzato insieme a uno studioso straniero. Si chiama "effetto di compensazione": per bilanciare gli investimenti risicati, gli studiosi italiani si impegnano più degli altri. Non è un caso se molti "portavoce" di progetti internazionali siano di casa. Dice Cinzia Daraio: «Abbiamo difficoltà a competere sui fondi europei per la ricerca, portiamo a casa meno di quanto versiamo. Gli altri paesi fanno piani ventennali e influenzano le scelte della Ue, noi ci ritroviamo con i professori a fare fotocopie degli scontrini per le note spese da presentare a Bruxelles». Il lavoro pubblicato da Research Policy segnala una generale difficoltà europea di fronte ai grandi investimenti fatti nelle ultime stagioni dai paesi asiatici, in particolare dal governo cinese. In quindici anni la Cina ha quadruplicato le prestazioni superando di slancio l'Italia (nel 1999), la Francia (2002), la Germania (2005) e il Regno Unito (nel 2006). Di fronte a questa massa di lavoro, però, il numero delle citazioni dei dossier cinesi resta ampiamente al di sotto di quello dei paesi occidentali.


Commenti

giuseppedn
Inviato Sabato 27 Agosto 2011 alle 21:23

Il presunto tracollo della produttività della ricerca italiana è una vera e propria bufala di agosto. Nel link è spiegato in dettaglio il perché. L?errore sembra originare dalla consultazione di database non assestati che hanno fornito dati incompleti:

http://univeritas.wordpress.com/2011/08/24/is-italian-science-declining-anatomia-di-una-bufala/
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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