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La miccia sui fanghi

Di Marco Milioni Domenica 6 Maggio 2012 alle 11:53 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 233

A dispetto delle dichiarazioni ufficiali la partita sull'impianto per lo smaltimento dei reflui conciari si complica. Arzignano e Chiampo spingono per il gassificatore caro agli imprenditori, ma i comuni contermini, a partire da Montecchio, senza dati certi chiedono certezze per la salute e rifiutano le pressioni che giungono da un pezzo della politica e da settori del mondo aziendale.

Prima burrasca, poi calma e poi ancora burrasca. È difficile capire se le turbolenze attorno al tema «spinoso» del trattamento fanghi conciari nell'Ovest vicentino siano passeggere o se siano destinate ad acuire le tensioni già in essere fra i comuni. Il terreno dello scontro è l'Aato Valle del Chiampo, l'autorità inter-municipale che si occupa della regolazione delle tematiche relative alle acque superficiali e sotterranee del bacino del fiume Chiampo. Il Giornale di Vicenza del 14 aprile, parlando della possibile realizzazione di un impianto di gassificazione proprio per smaltire i fanghi, descriveva la situazione senza infingimenti: «Montecchio contro Chiampo. Montebello contro Arzignano. Brendola che chiede tempo e Montorso che avanza dubbi. È guerra dei comuni sulla tecnologia per il trattamento dei fanghi. All'auditorium di Chiampo, giovedì 12, più di cento fra assessori e consiglieri, più 11 dei 13 sindaci dei comuni che fanno parte dell'Aato Valle del Chiampo, si sono riuniti per ascoltare la relazione della commissione tecnica che in un anno di lavoro ha esaminato quattro progetti per il trattamento dei fanghi, residuo della lavorazione conciaria. Valutando costi, impatto ambientale, efficienza nel rendere inerti tali rifiuti, i tecnici hanno indicato come preferibile la gassificazione, una combustione senza apporto di ossigeno».
Lo scenario di fondo in realtà non è mutato. Arzignano e Chiampo, le due «capitali» della concia in provincia, premono per il gassificatore poiché ritengono che le discariche oltre che essere malsicure stiano per esaurirsi, mentre il conferimento a soggetti terzi costerebbe troppo. Frattanto nei corridoi di Confindustria gira voce che tra le soluzioni tecniche vagliate dai tecnici dell'Aato-Valchiampo (con la benedizione dei big della pelle) quella più gettonata sia quella casalinga. Ovvero quella proposta dalla Sicit, una società di smaltimento industriale posseduta dai maggiori conciatori della zona. Per portare a compimento questo disegno politico l'Aato avrebbe scelto come braccio operativo il cda di Acque del Chiampo, la municipalizzata intercomunale che si occupa di gestione idrica il cui presidente è Renzo Marcigaglia (che nega con forza ogni addebito), uno dei fedelissimi del sindaco della città del Grifo Giorgio Gentilin del Pdl.
La situazione però non è facile da leggere, nemmeno in filigrana; giacché i contorni sono sfumati e le prese di posizione ufficiali poche. Sicché in questo contesto può tornare utile quanto scriveva VicenzapPiù del 10 marzo 2012 a pagina 26: «... al di là della questione meramente tecnica... rimane da capire come mai industriali e media più o meno di area, abbiano in questi mesi dato tanta enfasi alle ragioni che alla grossa si possono definire "pro-torcia". Tra i soggetti che propongono l'impianto, figura una società di Chiampo, la Sicit... Il presidente è Rino Mastrotto, a capo dell'omonimo gruppo, quello finito nello scandalo delle buste paga farlocche. Il vice è Valter Peretti, il nome della cui azienda è finito appunto tra le carte della procura per l'affaire concia. Sempre nel cda figurano poi Mario Tolio, Pietro Zini, Mario Peretti e Pietro De Sero. Quest'ultimo secondo il GdV del 19 gennaio 2012 a pagina 14 è stato rinviato a giudizio per corruzione sempre nell'ambito dello scandalo "Reset". E sempre nel cda di Sicit figura pure Massimo Confente. Professione, come gli altri del resto, imprenditore conciario. Confente oltretutto si segnala per una peculiarità. È un pezzo grosso del Pdl provinciale. Anzi, proprio in provincia riveste la carica di presidente della commissione territorio e ambiente. Quella che tra le altre sovraintende ai problemi derivanti dai reflui conciari. Per vero il potenziale conflitto di interessi in capo allo stesso non ha mai fatto breccia presso le minoranze di centrosinistra che siede sugli scranni di palazzo Nievo. Anche se in futuro potrebbe essere proprio la sua commissione a vagliare eventuali rogne, potenziali o reali, dell'impianto, attualmente solo in nuce. Ma c'è di più. In seno alla commissione tecnica attivata dall'Ato la quale dovrà giudicare i progetti proposti dai soggetti privati, figurano tra gli altri Luigi Culpo (direttore Generale di Medio Chiampo Spa) e Stefano Paccanaro (direttore Tecnico impianto di depurazione di Medio Chiampo Spa). I due sono stati rinviati a giudizio per l'affaire Montebello, uno degli scandali ambientali di più vaste proporzioni nel Vicentino».
Si tratta di una premessa fondamentale per capire l'apparente bonaccia cui si è giunti nella seconda metà di aprile quando i sindaci sembravano avere ritrovato la serenità dopo che avevano deciso di inviare per un primo vaglio al «Ministero dell'Ambiente la documentazione prodotta ed esaminata dalla commissione tecnica nominata dall'Aato a gennaio 2011, e che ha concluso i propri lavori a dicembre 2011, contenente lo studio di fattibilità previsto dall'accordo di programma del 5 dicembre 2005 per la realizzazione di un impianto prototipo di trattamento termico dei fanghi che utilizzerà la gassificazione come tecnologia. Il processo di gassificazione risulta infatti essere il più efficiente sotto il profilo della sicurezza ambientale, del bilancio energetico e della riduzione del volume dei fanghi. Tale piano di lavoro è stato quindi condiviso dalla quasi totalità dei sindaci e segna la soddisfacente evoluzione di un percorso iniziato tempo fa». Così almeno si esprimeva il primo cittadino di Arzignano che col collega di Chiampo Antonio Boschetto è o sarebbe il maggiore sponsor politico del gassificatore. Peretti sul GdV del 19 aprile a pagina 32 pare ancora più entusiasta: «Un plauso ai sindaci che hanno detto sì al trattamento termico». Sembrerebbe l'ultima porta spalancata sul corridoio del gassificatore. Ma i sindaci più prudenti come quello di Montecchio Milena Cecchetto della Lega e quello di Montorso Diego Zaffari (civica di centrosinistra) fanno notare che in realtà si è chiesto alla commissione di continuare ad approfondire e di valutare in prospettiva la realizzazione di un prototipo.
Il vero coup de théâtre però è arrivato il 23 aprile quando l'Associazione No alla Centrale, un ente per la tutela ambientale della Valchiampo molto ascoltato dalla cittadinanza locale in modo assolutamente trasversale da destra a sinistra, ha organizzato a Montecchio Maggiore una serata dedicata al tema dei fanghi. E tra le fila del pubblico il parterre era il più variegato: amministratori di primo piano a partire dalla giunta castellana, imprenditori di peso come quelli del Gruppo Dani, Marcigaglia con annesso seguito di tecnici, semplici cittadini, politici. Risultato? Auditorium delle filande pieno come un uovo e atmosfera tesa mentre nell'etere e a mezza bocca giravano domande del genere: se 'sta roba serve ai conciari perché non se la pagano?... Dove la costruiranno? Quanto costa? Chi paga? C'è qualcuno che ci mangia? C'è qualcuno che in realtà pensa di guadagnare solo dal progetto ben sapendo che la struttura non sarà mai realizzata? Ma è vero che c'è un pezzo di Assindustria che quell'impianto non lo vuole perché già smaltisce i fanghi in proprio? Questi sono gli spifferi che uscivano dal ventre mezzo silenzioso dell'assemblea.
Durante il dibattito è intervenuto lo stesso Marcigaglia che ha difeso a spada le scelte dell'Aato presieduto dal sindaco arzignanese, vero convitato di pietra della serata. E Marcigaglia ha messo le mani avanti elogiando il lavoro di Gentilin, spiegando che il lavoro della commissione tecnica è stato improntato al massimo equilibrio e alla massima trasparenza, che i risultati cui la commissione è giunta (secondo i quali al momento si preferisce il gassificatore proposto da Sicit) sono disponibili sul sito dell'autorità di bacino (www.atoparco.org).
Un lavoro di trincea che però è stato prima intaccato dalle punture di spillo della Checchetto, ma soprattutto dalle bordate del vicesindaco di Montecchio Gianluca Peripoli che ha accusato Marcigaglia di raccontare cose non vere soprattutto in relazione alla velocità sospetta che Arzignano e Chiampo avrebbero impresso alla procedura. Come prova del suo ragionamento Peripoli, puntando l'indice in faccia allo stesso Marcigaglia, ha parlato del documento congiunto che i sindaci hanno firmato alcuni giorni fa nel quale proditoriamente era già stato incluso, e poi stralciato sotto la minaccia di un pubblico fuoco di fila, il sito del "possibile" impianto: ad Arzignano, ma al confine con Montorso o Montecchio. Apriti cielo. Gli applausi per Peripoli hanno invaso la sala mentre la maginot a difesa di Gentilin, eretta a fatica da Marcigaglia, è definitivamente crollata sotto i colpi di Diego Meggiolaro, vulcanico presidente leghista del consiglio comunale castellano che carte alla mano ha sbandierato una delibera al vaglio del consiglio comunale di Arzignano. Una delibera urbanistica considerata il prologo per l'insediamento di un prototipo che secondo "radio scarpa" si potrebbe trasformare alla veloce in un impianto definitivo.
Ma l'epilogo della serata c'è stato quando il professor Paolo Canu, ingegnere e punta di diamante scientifica della commissione tecnica marchiata Aato, ha contestato la ricostruzione fornita per conto dell'associazione "No alla centrale" dal chimico Marco Caldiroli. Quest'ultimo ha risposto seccamente dicendo che i dati erano stati tirati giù paro paro dalla relazione messa sul web dall'Aato e firmata dallo stesso Canu: bolgia in sala. Fuori tocca a Ivan Chiari, consigliere comunale a Montecchio per una civica arrabbiarsi e chiedersi: «Ma allora sino ad oggi di che cosa abbiamo discusso se la relazione sintetica fornitaci non rispecchia i dati completi?». Chiari raddoppia e spiega di avere chiesto, spettandogli di diritto, l'intera documentazione raccolta commissione. Il presidente della stessa Lorenzo Asso però ha opposto formale diniego con una nota del 15 marzo 2012 spiegando che la documentazione deve rimanere riservata, tra le altre, perché «certe informazioni... se rese di dominio pubblico... possono risultare fuorvianti». È la goccia che fa traboccare il vaso. La maggioranza consiliare di Montecchio si prepara a spalleggiare Chiari e a chiedere a nome di tutto il consiglio le carte «segrete». Gli schieramenti partitici con il gassificatore c'entrano poco quindi. Arzignano e Chiampo premono e hanno fretta. L'Assoconcia di più. Il centrosinistra, almeno in certi ambiti, la pensa ugualmente ma non lo dice per paura di scoprirsi. Gli elettori dei comuni contermini invece non ne vogliono sapere. E la guerra di trincea prosegue mentre gli scenari, in attesa di un chiarimento sul piano amministrativo e scientifico, si gonfiano di incognite alimentate da manovre di corridoio e colloqui sottobanco.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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