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La lite tra Tosi e Salvini allontana il Carroccio da Fi: “In Veneto andiamo da soli”
Martedi 17 Febbraio 2015 alle 11:16 | 0 commenti
Nulla di fatto, il braccio di ferro nella Lega continua, e rischia di mettere una seria ipoteca sull’esito delle elezioni regionali nel Veneto. Il governatore Luca Zaia è ai ferri corti con Flavio Tosi, sindaco di Verona e segretario regionale del movimento, e neppure il vertice a tre di ieri pomeriggio a Vicenza (c’era anche Matteo Salvini, in questa partita schieratissimo con Zaia) è servito a ricucire lo strappo. Tutto rimandato a un prossimo incontro, e le acque restano molto agitate.
Tanto che adesso Salvini, forse per venire in qualche modo incontro a Tosi, che minaccia di presentarsi contro Zaia se non verranno accolte le sue richieste, butta lì una frase che ha già cominciato a seminare lo scompiglio tra i berlusconiani: «In Veneto potremmo correre da soli».
A contrapporre il governatore e il segretario della Liga Veneta il doppio tema delle alleanze e delle candidature. Tosi vorrebbe riproporre il “modello Verona†che lo ha fatto rivincere alle comunali nel 2011: la Lega che si presenta da sola, senza gli alleati tradizionali, e con l’appoggio di una o più liste civiche che dovrebbero attrarre i voti di Forza Italia e del Nuovo centrodestra. Ma, sopratttutto, pretende che i candidati della Lega vengano decisi dalla struttura regionale del partito, di cui lui è responsabile, e non dalla segreteria federale retta dal “milanocentricoâ€( l’accusa è di Tosi) Salvini. Insomma il sindaco di Verona fa muro, perché teme che i suoi uomini, quasi tutti con due mandati alle spalle, non vengano ricandidati, come pretende Zaia. «Vogliono farmi fuori», ha sostenuto Tosi con i suoi, facendo balenare un’ipotesi clamorosa e pericolosissima per la Lega. Vale a dire una guerra fratricida da combattere a suon di voti, con lui candidato governatore contro Zaia.
La minaccia resta, l’incontro di ieri non è servito a spegnere la miccia. «Hanno messo Flavio davanti a un burrone - spiega un fedelissimo del sindaco - e lui non può certo fare alcun passo in avanti». Così a Vicenza Tosi ribadisce la tesi dell’«autonomia» dei veneti, e indica la strada della corsa solitaria: Lega e civiche, bisogna fare a meno anche di Forza Italia e non solo degli alfaniani, come sostiene fin dall’inizio Salvini anche a costo di mettere in una certa difficoltà Zaia, che governa con l’Ncd e non avrebbe problemi a confermare la coalizione uscente. Quanto alle civiche, il governatore tuttavia vorrebbe che ad affiancare la Lega ce ne fosse una sola: lista Zaia, chiusa ai filo-Tosi. «E sulle alleanze — insiste Zaia — decida il segretario federale».
«È quello che propongo anch’io da tempo», dice Salvini confermando di non essere affatto neutrale in questa guerra intestina. Ma di fronte al nulla di fatto di ieri il leader della Lega non può che allargare le braccia: «Zaia e Tosi si ritroveranno e spero si mettano d’accordo; se non sarà così li metterò d’accordo io». Insomma, alla fine deciderà il “federaleâ€, cioè lui. E deciderà sulla base di un unico obiettivo: non mettere i bastoni tra le ruote di Zaia. «L’ultima delle cose che per- metterò da segretario — scandisce dopo il vertice di Vicenza (e chissà che cosa ne pensa Maroni) — è che qualcuno possa mettere in difficoltà il mio migliore governatore». Poi fa capire che ci sono ancora dei margini per trattare, l’importante è scongiurare lo scenario evocato da Tosi con la sua minaccia di candidarsi contro Zaia: «Con quel che accade in Libia siamo di fronte a un’ipotesi di terza guerra mondiale, quindi una civica in più o in meno è l’ultimo dei miei problemi».
Ed è in questo quadro che ieri, prima ancora che i tre si vedessero, Salvini ha fatto balenare l’idea che a queste regionali la Liga Veneta faccia a meno di Forza Italia, come va predicando Tosi da qualche settimana: «Per ora la Lega che va da sola in Veneto è un’ipotesi valida. Vediamo a livello nazionale che cosa combina Berlusconi, perché al momento non l’ho capito neanch’io».
A contrapporre il governatore e il segretario della Liga Veneta il doppio tema delle alleanze e delle candidature. Tosi vorrebbe riproporre il “modello Verona†che lo ha fatto rivincere alle comunali nel 2011: la Lega che si presenta da sola, senza gli alleati tradizionali, e con l’appoggio di una o più liste civiche che dovrebbero attrarre i voti di Forza Italia e del Nuovo centrodestra. Ma, sopratttutto, pretende che i candidati della Lega vengano decisi dalla struttura regionale del partito, di cui lui è responsabile, e non dalla segreteria federale retta dal “milanocentricoâ€( l’accusa è di Tosi) Salvini. Insomma il sindaco di Verona fa muro, perché teme che i suoi uomini, quasi tutti con due mandati alle spalle, non vengano ricandidati, come pretende Zaia. «Vogliono farmi fuori», ha sostenuto Tosi con i suoi, facendo balenare un’ipotesi clamorosa e pericolosissima per la Lega. Vale a dire una guerra fratricida da combattere a suon di voti, con lui candidato governatore contro Zaia.
La minaccia resta, l’incontro di ieri non è servito a spegnere la miccia. «Hanno messo Flavio davanti a un burrone - spiega un fedelissimo del sindaco - e lui non può certo fare alcun passo in avanti». Così a Vicenza Tosi ribadisce la tesi dell’«autonomia» dei veneti, e indica la strada della corsa solitaria: Lega e civiche, bisogna fare a meno anche di Forza Italia e non solo degli alfaniani, come sostiene fin dall’inizio Salvini anche a costo di mettere in una certa difficoltà Zaia, che governa con l’Ncd e non avrebbe problemi a confermare la coalizione uscente. Quanto alle civiche, il governatore tuttavia vorrebbe che ad affiancare la Lega ce ne fosse una sola: lista Zaia, chiusa ai filo-Tosi. «E sulle alleanze — insiste Zaia — decida il segretario federale».
«È quello che propongo anch’io da tempo», dice Salvini confermando di non essere affatto neutrale in questa guerra intestina. Ma di fronte al nulla di fatto di ieri il leader della Lega non può che allargare le braccia: «Zaia e Tosi si ritroveranno e spero si mettano d’accordo; se non sarà così li metterò d’accordo io». Insomma, alla fine deciderà il “federaleâ€, cioè lui. E deciderà sulla base di un unico obiettivo: non mettere i bastoni tra le ruote di Zaia. «L’ultima delle cose che per- metterò da segretario — scandisce dopo il vertice di Vicenza (e chissà che cosa ne pensa Maroni) — è che qualcuno possa mettere in difficoltà il mio migliore governatore». Poi fa capire che ci sono ancora dei margini per trattare, l’importante è scongiurare lo scenario evocato da Tosi con la sua minaccia di candidarsi contro Zaia: «Con quel che accade in Libia siamo di fronte a un’ipotesi di terza guerra mondiale, quindi una civica in più o in meno è l’ultimo dei miei problemi».
Ed è in questo quadro che ieri, prima ancora che i tre si vedessero, Salvini ha fatto balenare l’idea che a queste regionali la Liga Veneta faccia a meno di Forza Italia, come va predicando Tosi da qualche settimana: «Per ora la Lega che va da sola in Veneto è un’ipotesi valida. Vediamo a livello nazionale che cosa combina Berlusconi, perché al momento non l’ho capito neanch’io».
di Rodolfo Sala da La Repubblica
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