La grappa, acqua della vita
Sabato 7 Luglio 2012 alle 18:35 | 0 commenti
 
				
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Di Roberto Fiorella
La grappa vicentina è un importante prodotto che contraddistingue una volta di più questo territorio nell'ambito enogastronomico. A questo proposito Bassano del Grappa è rappresentativa, con le sue distillerie storiche come Nardini e Poli, di Schiavon.
Ad oggi la grappa è definita come un liquore ottenuto dalla  distillazione di vinacce fermentate, con aggiunta di acqua o grazie al  vapore acqueo. Ma soprattutto il nome grappa per legge deve essere  utilizzato esclusivamente per acqueviti prodotte in Italia con queste  materie prime e tecniche. Le caratteristiche delle grappe inoltre  dipendono dall'impiego di vinacce da uve prodotte e vinificate in  Italia, dunque anche da quei vitigni propri di una zona e ben  conosciuti.
In questa lavorazione sono dunque fondamentali le materie  prime che in questo territorio certo non mancano: dunque vi sono  vinacce da uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot, Tai  rosso, Vespaiola, ma anche Prosecco, Moscato e Malvasia. Ogni tipo di  uva e quindi vinaccia utilizzata per la grappa, previa fermentazione per  fornire alcol, porta con sé sostanze aromatiche contenute nella buccia  che permettono una complessità olfattiva e gustativa caratterizzante il  distillato.
Ma l'origine della grappa, chiamata graspa nel vicentino,  come distillato con caratteristiche definite risale all'attività della  Scuola Salernitana attorno all'anno 1000: era infatti consigliata come  rimedio per diverse malattie. Nei secoli successivi si può infatti  scoprire un trattato di un medico padovano, Michele Savonarola, che  rendeva popolare la preparazione dell'acqua della vita contro peste e  gotta; già nel ‘400 vi era un'importante esportazione di grappa dal  Veneto verso i paesi del nord Europa ma anche in Oriente. Anche i  Gesuiti furono molto attivi per l'approfondimento delle tecniche per la  produzione di acqueviti sia da vinacce che da vino, anche in Francia e  Spagna. Furono poi importanti gli studi di università e centri di  ricerca nel Veneto per la messa a punto di alambicchi da grappa che  potessero lavorare al meglio le materie prime disponibili.
Nel 1800  Comboni e da Ponte progettarono un alambicco innovativo che prevedeva la  distillazione delle vinacce tramite il vapore e il successivo  raffreddamento, al posto del tradizionale metodo a fuoco diretto. E tra i  primi produttori ad utilizzare questo metodo ci sono i Nardini di  Bassano, che già dal 1779 producevano distillati in Veneto; nel  Novecento poi fu introdotto il sistema a ciclo continuo con l'utilizzo  del disalcolatore per la riduzione dei tempi del processo, una  tecnologia portò alla lavorazione di una maggiore quantità di materia  prima, tuttavia con la perdita di importanti caratteristiche  organolettiche.
Nelle distillerie odierne sussistono comunque gli  impianti artigianali o a ciclo discontinuo, vale a dire a vapore, a  fuoco diretto e a bagnomaria, accanto agli impianti industriali o a  ciclo continuo che sono costituiti da un'efficiente colonna di  distillazione che include più passaggi per l'ottenimento del distillato  ad alta gradazione alcolica.
Nella produzione della grappa, così come  in altri settori, la tradizione e la riscoperta del passato sono  importanti per la promozione della peculiarità di una zona; a questo  proposito il Museo della Grappa ideato dall'azienda Poli sia a Schiavon  che nel cuore di Bassano del Grappa gioca un ruolo fondamentale.
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