La fine del Joy Volley Vicenza: qualche riflessione
Mercoledi 7 Luglio 2010 alle 17:43 | 0 commenti
In una nota del club la Joy Volley Vicenza ha comunicato ufficialmente che, dopo la mancata iscrizione alla serie A2, ufficializzata dalla Lega Pallavolo Serie A il 30 giugno scorso, data di chiusura della presentazione delle domande e della documentazione, la società non potrà iscriversi ad alcun campionato, neanche, come la proprietà ipotizzava, a uno di categoria inferiore. Questo probabilmente per la chiusura stessa della società come letto nella stampa locale e per l'impossibilità di trasferire le atlete ad un nuovo club. Al di là delle motivazioni della chiusura definitiva, su cui esprimeremo il nostro parere, una volta meglio argomentate e più documentate, sparisce così un pezzo di storia sportiva di Vicenza con un club che ha fatto parte con onore e successi, con alti e bassi, ma con continuità della Lega di serie A per 18 anni.
Non siamo riuscti ad avere contatti con i dirigenti attuali, che avevano inviato a firma del presidente Ferappi il comunicato, di cui, comunque parla ampiamente il collega Andrea ragazzi nel pezzo precedente, ma abbiamo trovato senza problemi l'ex presidente (e anche nostro direttore, lo scriviamo per chi non lo sapesse per chiarezza e trasparenza, n.d.r.).
"Oggi tutto finisce - ci ha detto - dopo più un anno dall'ingresso ufficiale nel salone di comando di una proprietà , il cui nucleo di 5 soci appariva più forte imprenditorialmente e il cui componente storico era Mario Novello, prima come sponsor, poi come socio fin dai tempi ‘antichi' del Vicenza Volley". Nei comunicati del sito Joy Volley Vicenza è datato 19 marzo 2009 l'annuncio dell'assunzione della maggiori cariche federali e societarie, la presidenza e le due vice presidenze, da parte, rispettivamente, di Ferappi, Novello e Mapelli (nella foto il giorno dell'annuncio, n.d.r.). Poi, continua Coviello "con documenti datati 26 marzo e 3 aprile anche le deleghe economiche e finanziarie passavano a Ferappi, Novello e Mapelli, rimanendo a me, che avevo fortemente voluto l'ingresso di forze fresche, la carica di general manager con deleghe ai temi sportivi (gli ingaggi dello staff tecnico ed agonistico nonché la ricerca di nuovi partner commerciali) e alle trattative con la pubblica amministrazione per l'assegnazione del Palasport.
Sicuramente nella chiusura ha influito l'ottimistica valutazione degli impegni pregressi, a fronte dei quali ho fatto cedere completamente a titolo gratuito dai miei familiari le quote societarie pari a ben 279.850 euro e per i quali, c'è da dirlo, non sono molto credibili i sibili di una loro crescita rispetto a quelli che non potevano non essere noti in una srl, per giunta con un Collegio sindacale e un commercialista e amministratore unico, mai sostituiti dalla nuova proprietà , cosa strana se avessero contribuito ad occultare impegni".
Così come ha influito la crisi economica, che, però, esisteva già a marzo 2009 e "i cui effetti in ambito sportivo andavano previsti e/o gestiti con risorse proprie, come affermano di aver fatto parzialmente i nuovi padroni del vapore e con l'ingresso, realizzatosi evidentemente in maniera inadeguata, dei promessi nuovi sponsor. Ma anche ‘monetizzando', come previsto dai programmi iniziali poi modificati, una parte del ‘patrimonio', i cartellini di giocatrici e i diritti della B2, e risparmiando, di conseguenza, anche su quelle spese contro cui si sono rivolti gli strali del direttore sportivo di fatto di quest'anno, Mauro Marasciulo, a cui va riconosciuto il grande merito di aver convinto la squadra a continuare a giocare e a salvarsi sul campo, cosa oggi paradossalmente amara, nonostante i problemi economici che gravavano sul club".
"L'amministrazione comunale, l'insensibilità degli imprenditori locali responsabili della chiusura? - si ripete Coviello la domanda su alcune delle cause della chiusura addotte dai nuovi proprietari - Mi sembra eccessivo o pilatesco dichiararlo per l'impossibilità dell'amministrazione di dare aiuti maggiori di quelli dati (e devo dire meritati) come l'uso dell'impianto, specialmente in questo momento in cui le sofferenze non sono solo del volley, ma generali. Mi sembra ‘ingenuo', poi, come avvenuto anche per vari aspetti gestionali specifici di un mondo ignoto alla pentarchia, dichiararlo per gli imprenditori locali. Quando mai le risorse maggiori sono arrivate alla vecchia Minetti (non a caso sponsor bergamasco) da forze locali da 17 anni e fino all'ingresso dei 5 imprenditori vicentini che si erano proprio assunti il compito di dare con la loro competenza gestionale e vicentina una svolta aziendale al volley cittadino, forse dimenticando che lo sport minore non è un business ma una passione?".
"Ma tutte queste sono parole - conclude Coviello- . Tutti hanno e si faranno le proprie idee. Il fatto amaro è che, chissà per quanto tempo, non vedremo più al Palasport di via Goldoni stelle lanciate dal Vicenza che ‘fu' come Paggi, Togut, Zilio, Poljak, Glinka, De Gennaro, Skowronska ..."
N.d.r. Ci scusiamo, con i lettori e i commentatori, per la 'scomparsa' da questa testata, per un problema nel data base, di alcuni vecchi articoli di vario genere, tra cui l'ultimo sul volley sempre a firma Edoardo Mele, ma i cui contenuti principali sono, comunque, praticamente qui ripresi e aggiornati direttamente dall'intervistato in base ai nuovi tristi eventi.
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