Scuola e insegnanti fermi al Medioevo
Venerdi 10 Luglio 2015 alle 10:21 | 1 commenti
E’ stata approvata l’ennesima riforma della scuola italiana sia di quella statale sia di quella privata. Con gran clamore è stata contestata anche da parte della sinistra militante che avrebbe voluto ben altro e nessuno sa che cosa, a dire il vero. Questa riforma sostituisce solo in parte quella delineata da Luigi Berlinguer nel ormai lontano 1998 e le riformine dei successori.
In realtà nemmeno questa è una vera riforma, essa, core solito della sinistra, cambia la struttura burocratica, il potere dei Dirigenti pare divenga fortissimo, ma poi si apriranno i contenziosi e un capo d’Istituito si guarderà bene da farli nascere attraverso il consolidato sistema del pro bono pacis, che ha sempre mascherato tante forme di clientelismo. In realtà anche con questa riforma non cambierà la scuola, perché non muta l’insegnante e la professione che svolge, sono riformate quasi solo le regole d’ingaggio e qua e là qualche aspetto, come una certa attenzione alla storia dell’arte e della musica, ma la matematica, le scienze restano ancora in disparte.
Ciò che non cambia è l’insegnante, che, tranne che per la Scuola primaria, lavora 18 ore più 1, ma non per tutte le settimane, di ricevimento genitori. A queste si aggiungono gli impegni per il Collegio Docenti, i Dipartimenti di disciplina, Consigli di classe e gli Scrutini. L’anno scolastico per gli studenti è di circa 33 periodi di 6 giorni per un totale di 200 giorni circa. Ogni docente lavora per 18 ore, ma non sono tutte d’insegnamento, perché spesso le “ore†scolastiche sono di 55 minuti, e per 5 giorni. Totale 167 giorni, cui si deve togliere 6 giorni di ferie, qualche giorni di permesso per problemi sanitari, familiari,ecc., quindi 158 giorni. Poi si sono i giorni in cui non si fa lezione, per Assemblee di classe e d’istituito, per la Giornata della creatività , per altri progetti educativi, per visite d’istruzione, per viaggi d’istruzione, per “scioperi†degli studenti, per “scuole occupate†e qualche studente si diletta di “bruciareâ€, “Marinare†la scuola. Dimenticavo gli scioperi dei lavoratori della scuola.
Quanta fatica! I docenti poi ricordano l’immensa fatica di correggere i compiti, di preparare le lezioni con i necessari aggiornamenti di cui spesso nemmeno i manuali tengono conto.
La vita degli insegnanti è difficile e lo affermo con facilità dato che ho insegnato per circa 40 anni in ogni ordine e grado di scuola, tranne l’asilo nido.
La figura e il modo di lavorare dell’insegnante è fermo al Medioevo però. Per circa 50 minuti il docente spiega quello che sa, chiede se si sono dubbi, assegna i compiti per casa, interroga o fa compiere esercitazioni scritte. Se un alunno non ha ben compreso la lezioni, talora esistono degli “sportelli†per avere maggiori chiarimenti, oppure si va a lezione privata, soprattutto di matematica, fisica, scienze, latino, greco, magari dagli stessi docenti dell’istituto, però d’altra Sezione.
Una vera riforma, cambierebbe il docente e il suo modo di lavorare. Come tutti gli impiegati statali, l’orario di servizio deve essere di 36 ore (lo sanno i docenti che per qualche motivo sono destinati a uffici pubblici). In queste ore, lezioni frontali, studio guidato, ulteriori spiegazioni, verifiche e ore a disposizione per le attività della scuola, tra cui supplenze, cura dei laboratori, ecc. E non si dice che dopo si è stanchi, come tutti gli altri lavoratori, compreso il minatore. A governare la scuola un Consiglio di gestione con un Dirigente e rappresentanti dei docenti, del personale Ata, che “ascolta†e può recepire i pareri e le proposte culturali e didattiche, ad inizio d’anno, degli studenti.
Il risultato? Un vero cambiamento perché è rivoluzionato il modo di svolgere la professione da parte dei docenti. Quindi una scuola con meno docenti, più gratificati anche economicamente e soprattutto una scuola che prepari alla cultura e al lavoro.
La professione dell’insegnante non più quella antica, svolta con onore da molti, ma più adeguata al mondo moderno e alle esigenze di istruzione e di formazione.
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