La Colonia Bedin Aldighieri risale al 1911, appartiene all'Ipab ma è in stato di abbandono
Domenica 26 Febbraio 2012 alle 18:52 | 1 commenti
Continua la lotta tra Rolando e Meridio, ma intanto una parte del patrimonio Ipab va in rovina. Purtroppo, ad esempio, i membri del Consiglio Comunale forse non sanno nemmeno dove si trova colonia Bedin. Perchè, quindi, il Presidente Ipab, non porta in trasferta i consiglieri comunali a visitare questi luoghi? Parte del patrimonio pubblico dell'Ipab non è sufficientemente valorizzato, ma è in stato di incuria ed abbandono.
Meglio quindi affidare alcune proprietà ad Associazioni Onlus che abbiano fini assistenziali e non di lucro come avvenuto in questi giorni per una proprietà Ipab in quel di Bolzano Vicentino. La Colonia Bedin Alighieri, che rientra tra i beni di fatto abbandonati, prende il suo nome da Giacomo Bedin, notaio, nato a Vicenza il 18 aprile 1843 e morto 3 settembre 1927, "cittadino integerrimo, sposo e padre tenerissimo, campione di bontà e filantropia", si sarebbe detto una volta. La Colonia Bedin è conosciuta anche come Villa dei Bambini e nasce da uno slancio emozionale del notaio che, con lo scopo di onorare la memoria della figlia Tiziana morta nel 1903 e la moglie nel 1906, acquistò nel 1911, sotto il Monte Berico, un vasto appezzamento di terreno, circa 150.000 metri quadri, per farne la sede dell'istituto. Giacomo Bedin si adoperò in ogni modo per raccogliere fondi ed aiuti, ma nel frattempo scoppiò la prima guerra mondiale e tutto venne sospeso. Nel 1920 la Congregazione della Carità fece propria l'idea del Bedin che mise a disposizione il terreno. Grazie ad altri fondi, ad un generoso contributo di Lire 100.000 della signora Aldighieri Sofonisba Chilesotti, a interventi del comune e di privati cittadini, il 22 settembre 1922 la Colonia Climatica Preventoriale Bedin Aldighieri aprì le sue porte ai bambini. E il notaio vicentino, con il suo testamento del 23 aprile 1923, volle erede dei pochi beni che ancora gli restavano l'istituto da lui fondato.
Ora di quel patrimonio, situato in Via Vigolo, zona Ovest di Gogna, con una visione panoramica eccezionale e un bosco naturale da salvare, sono rimaste solo le macerie. Un peccato mortale, che pesa sulla politica amministrativa patrimoniale pubblica dei beni lasciati in eredità alla città e di cui purtroppo molti tra gli amministratori berici nemmeno conoscono l'ubicazione.
Perché non donare il tutto alle Associazioni benemerite delle famiglie con figli disabili, magari usando parte del "tesoretto" milionario autostradale? Oppure si metta una tassa di scopo, in modo che la città partecipi democraticamente alla conservazione del patrimonio storico e di valore che i nostri avi ci hanno lasciato.
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