La Cgil decide per la mobilitazione
Lunedi 2 Aprile 2012 alle 09:39 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 231
Il governo Monti non da alcun valore alla coesione sociale
Di Marina Bergamin, Segretario generale provinciale Cgil Vicenza
Il Paese precipita nella recessione, una larga parte dei cittadini vede peggiorare di giorno in giorno le proprie condizioni materiali, eppure, in totale allineamento con le politiche di un'Europa conservatrice, il Governo Monti continua a rispondere prima di tutto ai mercati finanziari, non dando alcun valore né alla concertazione con le parti sociali, né alla coesione sociale.
Forse, in filigrana, si vedono inconfessati obiettivi politici, ma a noi interessa il merito, e il merito delle modifiche legislative sul mercato del lavoro non ci piace. E' bene, per una volta, essere un po' pedanti ma precisi sui contenuti. C'è un contenimento, per noi ancora insufficiente, delle troppe forme di precarietà esistenti. E' poco, ma consideriamo anche una nostra conquista l'abolizione dell'associazione in partecipazione, la revisione di stage e tirocini, la centralità dell'apprendistato, alcuni vincoli messi in alcuni contratti atipici o a termine... Secondo noi bastavano 4, 5 forme contrattuali, al Governo no. Questi contratti devono costare di più ed essere eccezioni nei luoghi di lavoro. Lo dicemmo al tempo dell'introduzione della legge Biagi, in solitudine: ora si è visto a cosa ha portato il ‘supermarket' dei contratti e quanto sia difficile recuperare. Gli ammortizzatori sociali - a regime - non garantiranno l'universalità che riteniamo necessaria affinchè tutti i lavoratori, nella crisi, siano ugualmente protetti. Bene che siano stati ricompresi gli apprendisti, ma per altri lavoratori, quelli - appunto - atipici, sarà impossibile accedervi, mentre si sono pesantemente indebolite le tutele per i lavoratori più anziani e quelli di aziende in procedure concorsuali. E infine l'articolo 18: si vuole demolire l'effetto di deterrenza di quell'articolo, rendendo più facili i licenziamenti, prevedendo il risarcimento anche a fronte di assenza di giusta causa o giustificato motivo, fatto salvo per il licenziamento discriminatorio, nei fatti raro e difficilissimo da dimostrare (per inciso la nullità del licenziamento discriminatorio vale già oggi per tutti i lavoratori). Con la perdita del diritto al reintegro, cadrà una tutela nata per far valere un insieme di diritti, aprendo all'unilateralità del potere aziendale nei luoghi di lavoro. In sostanza si tratta di un domino: cade una tessera e se ne porta dietro cento altre! L'insieme di questi contenuti, che si sommano a questioni per noi ancora aperte, come le pensioni, hanno portato la Cgil - che pure ha cercato tenacemente un accordo positivo, perché questo deve fare un sindacato - a decidere per la mobilitazione.
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