La Banca dei Silenzi: tra cronaca e commenti
Domenica 6 Novembre 2011 alle 16:46 | 0 commenti
Il 19 ottobre, come riportato da Vicenzapiu.com dello stesso giorno, siti specializzati, agenzie, quotidiani e media vari, persino alcuni portali australiani, danno la notizia del declassamento da parte di Standard & Poor's del rating, ovvero dei parametri di affidabilità di obbligazioni e affini, di 24 banche italiane. Fra queste c'è la Banca Popolare di Vicenza, uno dei primi 10 istituti finanziari italiani. Il GdV, maggior quotidiano locale, non ne parla approfonditamente, ma si limita a riportare assai sinteticamente la notizia.
Una condotta simile viene seguita anche da altri importanti media locali e regionali, mentre anche Radio 1 Rai ne ha fatto parlare il nostro direttore il 21 ottobre. E questa sorta di sordina locale ha lasciato di stucco molti cronisti visto il peso e la rilevanza che una «notizia bomba» del genere inevitabilmente comporta sul tessuto economico vicentino e non solo. Silenzio tombale anche dalla politica del capoluogo. Che invece avrebbe interesse ad avere lumi in merito poiché BpVi gestisce la tesoreria municipale
La banca dei silenzi
Il declassamento del rating della Popolare di Vicenza fa il giro del mondo, ma i media locali di fatto ignorano la notizia
Di Marco Milioni
Chi non ricorda il pressing pazzesco che Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza, fece anni fa per imprimere un'accelerazione bruciante all'iter che ha portato alla realizzazione della Ederle bis? Chi non ricorda l'esaltazione ore rotundo dell'american way of life con tutti i paramenti finaziari "capital oriented" infarinati e lievitati con cura dalla premiata forneria de Il Giornale di Vicenza? Ora chi da anni incensa e osanna un modello culturale ed economico come quello impastato nella globalizzazione, non potrebbe non tenere nel dovuto conto le voci delle agenzie di rating: gli oracoli per eccellenza di questa religione senza dio che è diventata, o è sempre stata, la cosiddetta economia di mercato. Perché il 19 gennaio i media mainstream locali si sono limitati a qualche francobollo informativo?
Per carità si sa. L'Italia è la patria della doppia morale e del doppiopesismo. Un gadget da sexyshop di periferia venduto e stampigliato su perizomi e boccioni di pomata vasoerettile che il nostro illustre premier ha contribuito a smerciare gagliardamente e senza sprezzo del ridicolo in ogni angolo del globo conosciuto.
Ma davvero c'è qualcuno che nell'era di un web che assurge a ruolo di motore della rivolta araba, possa pensare di oscurare una notizia del genere lasciandola nel doppio fondo della ventiquattr'ore dell'informazione made in Vicenza? Ma Roberto Zuccato, "paron" pro-tempore del foglio sindacale noto come GdV e pontifex maximus dell'Assindustria berica, non si è ancora accorto o non gli hanno ancora detto dei conati di riso che una condotta del genere ha suscitato negli ambienti alto di gamma dell'economia italiana? Anche perché, per inciso, la cordata autoimmaginatasi come vincente (quella di Luca Cordero di Montezemolo) alla quale proprio Bob Zuccato spera di aggregarsi, con la BpVi non è che abbia chissà che feeling. Soprattutto per le vicinanze con i furbetti del quartierino e
Ora definire alto di gamma alcuni ambienti economici italiani è comunque una sfida al grottesco; soprattutto perché da anni è arcinota la distanza siderale di chi scrive nei confronti di un modello di sviluppo, così disumano, così fuori dal tempo e dal mondo. Ma tant'è che qualche pietra miliare, quandanche appiccicata col gesso, andava pur posata sulla camionabile intellettuale che è il mainstream vicentino.
Da VicenzaPiù n. 222 e BassanoPiù n. 3
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