L'11 settembre al parco della Pace, Variati: "pensate arriva oltre le siepi!". Ma la base è là
Sabato 17 Settembre 2011 alle 15:22 | 0 commenti
Riceviamo da una signora, E. M., su [email protected] e pubblichiamo.
Lo scorso 11 settembre è stata una giornata speciale, non per il ricordo delle stragi delle "Torri gemelle", o la presa della "Casa Rosada" in Cile da parte del nascente regime di Pinochet, ma perché per la prima volta è stato permesso a noi cittadini, senza limitazioni di sorta, di entrare al Parco della Pace. Un'area smilitarizzata che gli americani volevano per la base confinante, per farne la pista per gli aerei.
Anch'io come tanti altri, mi sono trovata lì, sono entrata e ho visto un'area addobbata a festival, con banchetti, aree ristoro, ragazzini che giocavano e gioia. Molti di noi erano lì trepidanti nell'attesa dell'ora della visita che doveva essere alle 17.30. Fremevamo dalla gioia di iniziare il giro, ma non so chi o cosa stavamo aspettando, c'era caldo e non vedevo l'ora di iniziare a camminare. All'entrata spiccano agli vista i casermoni della base anche se seminascosti da un enorme palco (dovevano essere in stile palladiano, qualcuno mi sussura); sono lì imponenti a ricordarci la loro presenza, il potere del governo che rappresentano.
Alle 17,45 finalmente e in ritardo, arriva chi stavano attendendo, un certo Variati, pare sindaco di Vicenza, in maglietta rosso fuoco, con al seguito, mi pare ci fosse, anche un certo Dalla Pozza, e tutti ci siamo radunati attorno; poi come un gregge l'abbiamo seguito. Passando nel piazzale antistante l'entrata all'aeroporto ci siamo incamminati nel campo.
Che bello tutto quel verde, mi ricorda i campi su cui passeggiavo da piccola, che bello vedere le lepri correre e quante, seguite da Bibi un cane della compagnia.
Or dunque arriviamo alla prima tappa della visita proprio in mezzo all'area, non poco distante dalla zona cementificata, ci fermiamo e questo Variati ci fa girare: "Guardate l'immensità di questa area, !2. Ma la base , voi non vedete la fine, ma vedete come si scorgono i Colli Berici". Tutto un discorso per farci apprezzare il parco. Qualcuno gli ricorda che però di lato c'è una base militare. Il sindaco tergiversa e cerca di cambiare discorso, proseguiamo e dopo qualche centinaio di metri ci fermiamo per la seconda tappa e ci fa ancora girare: "Guardate l'immensità di questa area, pensate arriva oltre quelle siepi laggiù, voi non vedete la fine, ma vedete come si scorgono i Colli Berici e volendo anche il tetto della Basilica Palladiana" - non la vedo, sarò troppo vecchia, ma non la vedo - "La base come vedete è meno impattante, anche perché - aggiunge Variati - gli abbiamo chiesto di rispettare i vincoli di altezza, ciò che non avevano fatto, per rispettare il paesaggio". Bah! E poi si prosegue verso il limite del parco al confine con il Bacchiglione. "Guardate l'immensità di questa area, pensate arriva oltre a quelle siepi laggiù e al di là di questa rete c'è il Bacchiglione. Pensate che qualcuno ci voleva fare la Protezione Civile, ma questi hanno bisogno di una certa viabilità per muoversi, che qui non c'è. E poi in una zona così delicata ... Come vedete la base non è più impattante, sembra quasi scomparsa". Ma è ancora là .
Viene illustrato dai promotori un documento in cui si chiede che il parco sia progettato dai cittadini, che sia riconosciuto come un parco per i beni comuni (che centra!) e via dicendo.
Sto sindaco, chiamando in causa il suo "valletto" Antonio Dalla Pozza, afferma con enfasi: "Il primo punto essenziale e di importanza del documento è la partecipazione dei cittadini alla costruzione del parco, ma...". Qualcuno si lascia scappare che c'è bisogno di alberi, poiché c'è bisogno di ombra "ma come chiesto da Kippar non vi devono essere falsi - chissà cosa intende - tutto deve essere lasciato alla natura." Tutto un bel discorso per dire in sostanza che noi cittadini possiamo suggerire, ma che l'ultima parola spetta ai tecnici e a lui egli, chè loro sanno cosa e come fare il nostro parco.
Continuiamo e torniamo verso il centro dell'area. E' così bello passare vicino alla rete della base, di quel mostro, senza essere bloccati come la scorsa primavera quando sono andata ad erbette, e credetemi ce ne sono tante, erbe che non si scorgono quasi più, ricordo di tempi passati. Ma è triste vedere tutto quel cemento. Lungo quel che resta della pista c'è un fosso, forse scolmatore, tombinato con delle feritoie per raccogliere l'acqua. Sarebbe bello scoperchiarlo. Ci fermiamo - ahi noi che pensavamo di proseguire la nostra visita guidata, e vedere oltre le siepi, ma sembra che questi politici abbino fretta dopo la loro parata mediatica! - di fronte ai casermoni per l'ultimo saluto prima di rompere le righe e lì ci accorgiamo di essere osservati da quattro individui dal tetto di uno dei silos.
Qualcuno chiede se l'asfalto sarà smantellato, la risposta è negativa; e qualcun altro fa presente i costi di gestione del Parco e Variati risponde che non ci saranno costi, poiché a gestire il parco, a tenerlo pulito saranno i cittadini e che "già c'è un contadino che viene a tagliare l'erba per la fienagione.". Quest'ultima frase prima del congedo, mi porta alla mente quella precedente, ricordate?, che "deve essere la natura a provvedere agli alberi e non ci devono essere falsi.". Ma come può madre natura provvedere se questi vengono tagliati sul nascere?
Finito il giro il gregge torna al centro del Festival, bellissimo con tantissima gente, ragazzi arrivati forse per il concerto, si respira aria di festa, di gioia. E con lo scendere delle tenebre, forse perché per quella sera non vi è nessuno che lavora nel cantiere, la base sembra scomparsa per far posto alla festa. Ma è là , noi sappiamo che è là . E pesa come un macigno. E' lì con il suo messaggio di guerra a ricordarci il potere dell'America.
Alle nove e mezza, dis era ovviamente, vista la mia veneranda età mi sono ritirata per tornare al mio crepuscolo e lasciare spazio alla vita, ai giovani che devono conquistare il loro futuro, che lo devono proteggere con i denti e che ora si godono la serata, lasciando alle spalle per qualche ora i pensieri tristi.
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