Progettazione del paesaggio Kipar: minore urbanizzazione, recupero esistente e più verde
Sabato 18 Giugno 2011 alle 22:49 | 0 commenti
Riceviamo su [email protected] da Irene Rui, socio-urbanista, e Guido Zentile, ricercatore dei sistemi urbani (entrambi del Presidio Permanente No Dal Molin) e pubblichiamo
L'idea proposta dal paesaggista Andreas Kipar, per il futuro Parco della Pace, ha un valore di alta concezione e di visione del ridisegno di una città , di un territorio fortemente urbanizzato. Un'ipotesi che coniuga il bisogno sociale di “vuoti†- per usare un suo eufemismo - con l'esigenza di equilibrio ambientale che chiede Vicenza e il nostro Paese (qui il nostro servizio, scarica da qui le linee dell'idea di Kipar presentata oggi, n.d.r)
Gli esempi - a cui lo stesso Kipar ha lavorato - dal Krupp Park di Essen, collegato alla riqualificazione del bacino della Ruhr in Germania, a quello del Parco Nord di Bresso - Milano, ci danno una idea di questo diverso concetto di pianificare la città , il territorio. Un concetto che riqualifica il dismesso e restituisce alla madre terra e ai cittadini un territorio che è stato compromesso e rubato al sociale. Un modello di progettazione paesaggistica ecocompatibile.
Kipar non ha proposto un progetto definito, bensì una ipotesi di riutilizzo, poiché sta ai cittadini - così come in tutti i suoi progetti - appropriarsi, progettare insieme, e far crescere un parco. Sono i cittadini che devono entrare in sinergia con il loro spazio e che devono iniziare ad amare e “costruireâ€, trasformare un'area in qualcosa di positivo per loro. Nel caso del Parco della Pace è l'apporto dei cittadini che si appropriano di uno spazio di complessivi 63 ettari (630.000 mq.) per riqualificarlo, utilizzando e trasformando l'esistente, con una ipotesi di fascia blu - un canale di separazione con la base USA - e una verde - il parco - tenendo la recinzione, ma apprendo i cancelli al fine di permettere una fruibilità libera dell'area che si riempie di giorno e si svuota di sera.
Certamente il parco non può esistere come un insieme a se stante, bensì deve essere collegato ai territori limitrofi con piste ciclabili e spine culturali-ambientali. L'idea di Kipar è quella di un percorso dalla Basilica Palladiana, al Parco della Pace, che dista poi solo a due chilometri e mezzo dal centro.
Quel parco, proprio perché un simbolo, non deve avere un ruolo banale nel territorio, bensì uno scopo, quello dell'acquisizione di una libertà , di una riappropriazione di un territorio e deve essere visto in antitesi alla simbologia della base confinante, che è di guerra e distruzione. Proprio per questo si deve chiamare Parco della Pace, un nome che si è cristallizzato nei cittadini non solo vicentini, ma anche del mondo globale.
Certamente è difficile coniugare tutto questo con la confinante base Dal Molin, dove lo stesso uso della caserma non è certo in rispetto con l'ambiente e con il ruolo che il parco ha, ma proprio in questo sta la scommessa che i vicentini devono vincere.
Sta a noi cittadini costruire con forza il nostro spazio, il nostro parco, curarlo e farlo crescere e sentirci in simbiosi con esso. Per far questo dobbiamo pretendere che ci vengano immediatamente aperti i cancelli, in modo che possiamo entrare per impiantare altri alberi oltre a quelli già sistemati dai presidianti del Presidio No Dal Molin, curarli e aiutarli a crescere, coltivare giardini e orti, far giocare i nostri figli e giocare noi stessi, correre e passeggiare in libertà , fare feste e quant'altro desideriamo sviluppare in uno spazio tutto per noi.
Kipar, propone inoltre, le passeggiate dal centro al parco, al fine di far appropriare i cittadini del loro spazio, della loro città , e che si inizi ora che la stagione lo permette, e considerato che sono stati stanziati 2 milioni circa di euro, con delibera CIPE, per il Parco della Pace e il museo dell'aria, si pretenda che il Governo restituisca ai cittadini quel che ne rimane dell'ex aeroporto. E' nostra quell'area, è un nostro diritto averla nel nostro patrimonio, non è una compensazione come vogliono far credere, poiché non ci sono compensazioni che tengono per aver regalato la porzione ad ovest.
Nell'idea di Kipar, il parco si coniuga benissimo con lo sport e in particolare con quello dei relativi campi di rugby confinanti, poiché non solo questo è uno sport istruttivo e coinvolge moltissime famiglie, e bambini, ma mette in contatto il giocatore con il terreno in cui gioca. Le attività proposte, pure, da Chiara Spadaro, in cui ci sia la sinergia tra cittadinanza e campagna, tra cittadino e orto, si trovano a loro agio nell'ipotesi prospettata da Kipar. Nel reinventare un territorio il Parco della Pace, va visto anche in simbiosi con una progettazione del paesaggio, dove ci sia meno urbanizzazione, più recupero dell'esistente e più verde. Un modo di progettare mitteleuropeo che va oltre al vecchio concetto di un'urbanizzazione elitaria e contrattata, dove si svuotano i vecchi poli industriali, o i territori, per anteporvi quartieri giardino o nuove lottizzazioni. Esempio è l'ipotesi del progetto Pirelli alla “Fabbrica Alta†di Schio, o quello di Renzo Piano per Sesto San Giovanni, e per stare vicino, quello più povero del PP10 di Laghetto - Vicenza. Il Parco della Pace va visto inoltre, in simbiosi con un nuovo concetto di viabilità , una mobilità ecosostenibile che fa spazio a pedoni e ciclisti, e che vede un disuso dell'automobile, al fine di veder passeggiare tranquillamente i nostri figli e i nostri anziani.
Ci sarà la volontà degli amministratori di riprogettare una nuova Vicenza, una Vicenza più europea, che si faccia motore di una regione metropolitana, che non veda come unico fine il TAV?
Ci sarà la volontà di far partecipi i cittadini?
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