Inquinamento da PFAS in Veneto: i risultati delle analisi dell'Istituto Superiore di Sanità e Regione
Mercoledi 20 Aprile 2016 alle 18:16 | 0 commenti
La Regione Veneto rende noto che sono stati presentati oggi i primi risultati derivanti dallo studio di biomonitoraggio che la Regione ha realizzato con l’Istituto Superiore di Sanità relativamente all’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) rilevato in alcune aree del territorio. Erano presenti l’Assessore alla Sanità Luca Coletto, il Direttore Generale della Sanità Veneta Domenico Mantoan, Francesca Russo del Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica della Regione, Loredana Musmeci dell’Istituto Superiore di Sanità , Marco Martuzzi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , il Direttore del Registro Tumori del Veneto Massimo Rugge, il Commissario dell’Arpav Alessandro Benassi.
Il problema, hanno concordato i presenti, è stato ed è estremamente complesso sia sul piano sanitario, che su quello ambientale, che su quello giuridico ed è stato affrontato con determinazione, prima di tutto nell’ottica della protezione della popolazione, operando in maniera integrata ed intersettoriale con le Aziende Ulss interessate, con il Dipartimento ambiente, con Arpav, con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità , con una condivisione delle strategie anche con Enti sovranazionali come l’OMS.
Dal mese di luglio del 2013, quando uno studio nazionale finanziato con fondi europei evidenziò una situazione di inquinamento legata allo sversamento di tali sostanze, l’azione più importante ed immediata è stata la messa in sicurezza dell’acqua potabile che, attraverso l’apposizione di filtri a carboni attivi, ha consentito di ridurre l’esposizione a tali sostanze, garantendo la qualità e la potabilità dell’acqua in distribuzione.
La sorveglianza sanitaria e la sorveglianza ambientale sono state condotte in maniera parallela ed integrata per una corretta valutazione del rischio. È stata identificata la fonte contaminante e delimitata l’estensione della contaminazione. È stata, inoltre, avviata nel 2014 la mappatura dei pozzi privati ad uso potabile, attraverso la collaborazione delle Ulss e soprattutto dei Sindaci, che hanno emanato le ordinanze previste dal provvedimento regionale a tutela della salute.
La necessità di comprendere se l’esposizione nel passato a tali sostanze ne avesse determinato un accumulo nell’organismo, ha portato ad attivare una misura di accertamento, quale quella del “monitoraggio sierologico†sulla popolazione esposta, al fine di ottenere un quadro oggettivo della situazione sull’esposizione pregressa dei cittadini. Lo studio relativo al monitoraggio sierologico ha avuto l’obiettivo di caratterizzare l’esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in soggetti residenti in aree interessate da presumibile esposizione incrementale a questi inquinanti, rispetto a gruppi di popolazione di controllo residente in altre aree geografiche del Veneto. Sono stati selezionati i seguenti comuni: per l’area a maggiore impatto, Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego; per l’area di controllo: Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva, Loreggia, Resana, Treviso.
Lo studio ha previsto la determinazione delle concentrazioni nel siero umano raccolto da un campione di 507 persone di varie sostanze appartenenti alla famiglia dei PFAS, identificati in base a rilevanza espositiva e tossicologica. Il disegno dello studio prevedeva la partecipazione di soggetti reclutati tra la popolazione generale dei Comuni selezionati; di operatori e residenti di aziende zootecniche. Lo studio sugli operatori e residenti di aziende zootecniche è tuttora in corso. Ad oggi sono stati prelevati e analizzati 22 campioni di siero dei 120 previsti. I risultati complessivi saranno resi noti non appena L’Iss avrà concluso il lavoro di analisi. I risultati preliminari sotto forma di analisi statistiche aggregate presentati oggi, confermano la presenza di tali sostanze nell’organismo dei soggetti dell’area di maggiore esposizione, identificata con l’Ulss 5 di Arzignano e, in misura minore, con l’Ulss 6 di Vicenza, in quantità statisticamente significative rispetto all’area di controllo (parte dell’Ulss 6 di Vicenza non interessata, Ulss 8 di Asolo, Ulss 9 di Treviso, Ulss 15 Alta padovana e Ulss 22 di Bussolengo). Le prime elaborazioni preliminari sembrano confermare che la individuazione delle aree dei Comuni esposti e non esposti, sulla base dei livelli di PFAS nelle acque con potenziale uso umano, sia adeguata con il disegno dello studio di biomonitoraggio, in accordo con i dati di letteratura che indicano le “acque†come via principale di esposizione ai PFAS. A seguito di questi risultati, la Sanità regionale attuerà tutte le azioni che si renderanno necessarie, oltre a quelle già intraprese, per rafforzare la sorveglianza sanitaria e la presa in carico della popolazione esposta secondo il modello della gradazione del rischio. Oltre alle azioni di prevenzione e di presa incarico della popolazione già consolidate nella regione, saranno avviati i seguenti interventi specifici:
Studio epidemiologico osservazionale della popolazione esposta
- Follow-up dei soggetti positivi al biomonitoraggio con cadenza semestrale a partire da gennaio 2017
- Offerta di esami clinici di routine e specifici per i soggetti identificati a maggiore esposizione con cadenza annuale e in esenzione ticket (cod. PFAS)
- Rafforzamento della formazione agli operatori coinvolti nella gestione del problema
- Rafforzamento della sorveglianza sanitaria sulle fasce di popolazione più vulnerabili
- Rafforzamento dell’informazione alla popolazione target
- Possibili studi sperimentali sui soggetti con le maggiori concentrazioni
“Tengo a sottolineare che in questa vicenda ci sono delle parti lese: la Regione, i Comuni, le aziende acquedottistiche, i cittadini residenti nelle aree interessate da un inquinamento le cui responsabilità non sta a me ma alla magistratura indicare. Per parte mia dico che stiamo approfondendo l’intera questione sul piano giuridico per verificare ogni possibilità di ottenere il risarcimento che ritengo dovuto a tutti coloro, istituzioni, enti, singoli cittadini, sui quali pesano già ingenti costi, che non sono ancora finitiâ€.
Ha esordito così, oggi, l’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto Luca Coletto, aprendo la conferenza stampa nel corso della quale sono stati presentati i primi dati del biomonitoraggio attivato in collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità e Regione rispetto all’inquinamento da sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in alcune aree del Veneto.
“Sin dal 2013 quando la questione è emersa – ha aggiunto – non abbiamo lesinato impegno e risorse, che continueremo a impiegare, a maggior ragione da oggi, a fronte degli importanti punti fermi emersi dal prezioso lavoro dell’Iss, dall’affiancamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità , dall’impegno e dalle responsabilità che hanno avuto il coraggio di assumersi i tecnici regionali della sanità e dell’ambiente in un quadro molto poco chiaro dal punto di vista normativo, dal lavoro quotidiano sul territorio delle Ullss coinvolte. A tutti va il mio sincero ringraziamento, per quanto fatto e per quanto si farà in futuroâ€.
“Da oggi sappiamo molte cose in più e abbiamo di fronte un cammino chiaro, anche se lungo, ancora difficile e, temo, costoso – ha proseguito l’Assessore. Sappiamo che il vettore principale del bioaccumulo nelle persone sono le acque, e che abbiamo fatto bene quindi a intervenire immediatamente per rendere potabili quelle utilizzate per il consumo umano; sappiamo che dovremo proseguire a lungo i monitoraggi, non solo sulle circa 60 mila persone residenti nei Comuni a maggior impatto, ma su tutte le circa 250 mila coinvolte anche solo marginalmente; sappiamo, ed è una buona notizia, che le verifiche epidemiologiche, ad oggi, non hanno fatto rilevare dati anomali rispetto alle medie generali, su tutti i tipi di tumore oggetto di screening, ma anche su quello al testicolo, indicato dai sanitari come quello più correlabile al bioaccumulo di Pfas nell’organismo; sappiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità , lo ha detto oggi Marco Martuzzi del Centro Ambiente e Salute per l’Europa, considera un bel caso di risposta rapida ad un’emergenza le azioni messe in atto e ne tiene conto come ‘caso di scuola’ nelle sue attività ; sappiamo che ISS e OMS continueranno ad affiancarci in futuroâ€.
“Abbiamo lavorato e lavoreremo fianco a fianco con le due più prestigiose organizzazioni istituzionali scientifiche e sanitarie d’Italia e del Mondo – ha concluso Coletto - e questa è garanzia totale di attendibilità , chiarezza e trasparenza in tutta la vicenda. Chi tenta di specularci sopra ne tenga conto, perché nulla, nemmeno il peggio, sarà nascosto o trascurato, ma non tollereremo strumentalizzazioni di alcun genereâ€.
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