Infortuni sul lavoro, Ulss 6: in calo del 6% a Vicenza
Giovedi 28 Luglio 2016 alle 14:24 | 0 commenti
L'Ulss 6 di Vicenza rende noti i dati più aggiornati dello SPISAL, dal quale emerge una riduzione complessiva degli infortuni sul lavoro, nonostante i gravi casi registrati delle ultime settimane
Il tema degli infortuni sul lavoro è tornato al centro dell'attenzione per una serie di gravi episodi accaduti nel giro di poche settimane, ma quali sono le dimensioni reali del fenomeno a Vicenza e nei comuni limitrofi? A fare chiarezza sono i dati più aggiornati dello Spisal dell'ULSS 6. Già nel 2015 gli incidenti sono risultati in significativa diminuzione (sono stati complessivamente 2.577, contro i 2.744 del 2014, con un calo quindi del 6%).
E questa tendenza favorevole ha trovato conferma anche nel primo semestre di quest'anno che se il trend sarà rispettato, porterà a registrare, nel 2016, un ulteriore riduzione del 5% e un numero assoluto di incidenti inferiore ai 2.500, un valore di fatto dimezzato rispetto a quelli registrati nel 2007, quanto gli infortuni registrati erano stati ben 4.839. E se consideriamo che nel 1998 gli incidenti sul lavoro erano stati addirittura 6.547, si capisce come l'impegno costante per una prevenzione sempre più efficace abbia portato a risultati importanti. «L'obiettivo primario dello Spisal - sottolinea il Direttore Generale dell'ULSS 6 Giovanni Pavesi - non è quello di elevare sanzioni alle aziende, ma di lavorare insieme a loro per la prevenzione, instaurando un rapporto di reale e stretta collaborazione. Generalmente il servizio finisce sotto i riflettori quando deve indagare su qualche infortunio con serie conseguenze, ma non bisogna dimenticare il lavoro fondamentale, anche se meno evidente, che viene svolto ogni giorno sotto forma di informazione, assistenza e supporto alle aziende per migliorare la sicurezza, con l'intento di aiutarle a tutelare sempre meglio la salute dei loro lavoratori».
Alla diminuzione degli infortuni concorrono un po' tutti i settori, seppure in percentuali diverse: dalla metalmeccanica (-10% nel 2015) all'edilizia (-15%), ma anche l'agricoltura (-10%), la siderurgicia e l'industria chimica (-7%) per finire con i servizi (-3%).
Sull'importanza della prevenzione si sofferma anche il dott. Celestino Piz, direttore dello Spisal dell'ULSS 6, «Va sottolineato che lo SPISAL valuta tutti gli eventi rilevanti: un compito istituzionale non obbligatorio, ma fortemente rivolto alla prevenzione, tanto è vero che l'esperienza ci ha dimostrato che il solo contatto tra gli operatori dello Spisal e le aziende permette poi di ottenere condizioni di lavoro più sicure in circa il 50% dei casi e più in generale tutti i tipi di contatto (sia l’inchiesta con sopralluogo che il solo invio di un questionario di autovalutazione) aumentano in modo apprezzabile il periodo di tempo durante il quale le aziende oggetto di intervento non sono interessate da ulteriori infortuni. Un impegno sul quale restiamo fortemente focalizzati, anche perché se i numeri assoluti evidenziano una tendenza favorevole, dobbiamo anche registrare un incremento degli infortuni più gravi, ovvero con prognosi pari o superiore ai 20 giorni: nel 2014 erano stati 274, mentre lo scorso anno sono risultati 311, ovvero il 12,1% del totale contro il 10% di 12 mesi fa».
Di fondamentale importanza diventa quindi conoscere in modo approfondito il fenomeno, per indagarne le cause più frequenti e le principali categorie a rischio nell'ottica di orientare in modo sempre più efficace l'attività di prevenzione. Così, lo Spisal dell'ULSS 6 produce una relazione annuale in cui viene riassunta l’analisi di tutti gli infortuni con prima prognosi ≥ 20 giorni che da una parte fornisce delle indicazioni preziose circa le maggiori fonti di pericolo sul lavoro, dall'altra rappresenta l'occasione per ribadire un messaggio importante rivolto a tutte le imprese del territorio.
I soggetti più a rischio
Al di là della distinzione di genere (nel 2015 la maggioranza degli eventi gravi ha coinvolto uomini nell'81% dei casi), il dato che deve far riflettere maggiormente è un altro: sono aumentati infatti in percentuale gli infortuni con prima prognosi ≥ 20 giorni che vedono coinvolti lavoratori stranieri, passati dal 18% nel 2014 al 25% nel 2015 (ovvero 79 casi su 311 nel 2015, contro i 52 casi registrati nel 2014). Un dato non proporzionale al "peso" effettivo degli stranieri sul totale dei lavoratori, ma influenzato probabilmente sia da fattori oggettivi (la loro presenza in percentuale più elevata in lavori potenzialmente più rischiosi) sia soggettivi, quali maggiori difficoltà linguistiche nel comprendere le indicazioni e più in generale una minore cultura della sicurezza a cui si dovrebbe far fronte con una buona formazione.
Per completare l'analisi, va anche detto che la presenza di stranieri cambia secondo i comparti: risulta essere straniero il 33% degli infortunati della metalmeccanica (15 casi su 46), il 44% nel trasporto (10 stranieri su 23 infortuni), il 29% in agricoltura (10 su 35), il 26% in edilizia (10 su 38), il 27% nell’industria dei metalli (6 casi su 22) e il 38% nell’industria del legno (3 stranieri su 8).
L'analisi per comparto produttivo
Il 39% degli infortuni gravi ha coinvolto lavoratori del comparto manifatturiero (121 casi su 311 totali), seguito dalle costruzioni con il 12% (38 casi), dall’agricoltura con l'11% (35 infortuni), dal trasporto e magazzinaggio con l'8% (23 casi) e dal commercio con il 7%.
Tra le attività dell'industria manifatturiera prevale la metalmeccanica che raccoglie 46 casi su 311 pari al 15%, seguita dalla metallurgia (22 casi, 7%) e dall’industria del legno e dei prodotti in legno (2,6%).
Quando e come accadono gli infortuni
Il 96% del totale degli eventi è avvenuto durante la fase di produzione, mentre minime percentuali riguardano altri momenti quali attività lavorative occasionali o comunque diverse da quelle abituali piuttosto che la manutenzione.
E ancora, il 41% degli infortuni è avvenuto per caduta: in particolare nel 24% dei casi si trattava di caduta dall’alto; nel 17% di caduta in piano e nello 0,3% di caduta in profondità . Il 19% invece è stato colpito da o e stato urtato da qualcosa, il 9% è rimasto schiacciato da un agente materiale e un altro 9% è stato colpito con o ha urtato contro un agente materiale.
I fattori di rischio
Nel 2015, il 27% si è infortunato seguendo una procedura errata (19 casi), in un altro 27% operava con condizioni sfavorevoli dell’ambiente di lavoro, nel 17% dei casi con protezioni o dispositivi di sicurezza mancanti (12 casi) e nel 13% con difetti o imperfezioni dell’agente della lesione (9 casi).
Vi è poi il dato sugli atti imprudenti compiuti dai lavoratori: nel 2015 questi sono stati rilevati nel 39% degli infortuni con prognosi uguale o superiore a 20 giorni e negli ultimi anni questa percentuale è aumentata mediamente di 10 punti percentuali partendo dal 25% del 2011. Non si può non sottolineare quindi la rilevanza - accanto all'implementazione delle misure di sicurezza nelle aziende - anche della formazione dei lavoratori e più in generale di attività volte a promuovere un'autentica cultura della prevenzione tra gli operatori.
Questi e altri dati sono reperibili nella relazione annuale prodotta dallo SPISAL e sono presenti insieme ad altri elaborati nel sito clicca qui
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