In una lettera la sensibilità di molti cattolici (e non cattolici) sul dovere dell'accoglienza
Sabato 11 Giugno 2011 alle 14:00 | 0 commenti
Egregio Direttore, a nome anche di un gruppo di amici, con cui ci siamo trovati a riflettere sulle recenti vicende legate a sbarchi di stranieri in Italia, che tanto occupano le prime pagine dei giornali e telegiornali, Le chiedo di pubblicare l’allegata lettera. Esprime la sensibilità di molti cattolici (e non cattolici) sul dovere dell’accoglienza, del “farsi prossimo†nei confronti di chi ha bisogno urgente di accoglienza e soccorso, ma anche la preoccupazione per la chiusura preconcetta di quanti rappresentano le istituzioni locali e di quanti, tra i cittadini, si definiscono cristiani …
Distinti saluti
Gino Lunardi
In queste settimane abbiamo assistito increduli alla reazione di chiusura di molti dei nostri Comuni di fronte all’ipotesi di arrivo in territorio vicentino (come previsto dal Governo) di qualche decina di profughi, provenienti dal Nord Africa.
Conoscendo la storia della nostra terra e il carattere solidale che da sempre ha caratterizzato le nostre genti, vogliamo credere che queste risposte da parte della gente comune siano fondamentalmente emotive. Non è infatti possibile che noi veneti in pochi anni abbiamo smarrito il patrimonio di valori e la nostra capacità di accoglienza che sempre ci hanno contraddistinti.
Certo, di fronte a fenomeni tumultuosi come quelli che stanno riversandosi sul Mediterraneo, la reazione comprensibile è quella della paura. E’ una risposta irrazionale con la quale occorre fare i conti. La paura può essere alimentata e amplificata (magari per fini politici). Come cittadini e credenti riteniamo che la paura debba essere gestita e riportata nelle sue proporzioni normali. E’ questa la responsabilità che spetta primariamente ai nostri politici e amministratori. A loro chiediamo di non avere paura, anzi di avere il coraggio di mostrare il vero volto di noi veneti. Ai nostri amministratori chiediamo di non fermarsi al semplice calcolo elettorale. Di fronte all’umanità disperata che chiede aiuto la risposta non può che essere l’accoglienza. Questo vale soprattutto se parliamo di poche decine di profughi verso i quali, tra l’altro, esistono dei precisi doveri internazionali da rispettare. In questi giorni si è gridato all’emergenza sul nulla. Sono bastate poche decine di profughi per gridare al rischio invasione. Il primo modo per governare la paura è l’aderenza alla realtà , avere il senso dei numeri, dei problemi, delle possibili risposte.
Di fronte abbiamo non una emergenza ma un dramma umano rispetto al quale come donne e uomini non possiamo chiudere gli occhi e il cuore. Come credenti poi non ci sono alternative: la nostra risposta non può che essere una sola: farci prossimi a chi è disperato. Dal tipo di risposta dipende la nostra credibilità e l’autenticità della nostra fede.
Diciamo grazie a tutti gli esempi di amministrazioni locali, realtà religiose e di volontariato che hanno mostrato il volto accogliente della nostra regione.
ÂMario Benvenuti, Giuseppe Doppio, Mauro Girotto, Gino Lunardi, Riccardo Manea, Federica Riva, Giancarlo Urbani
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